La Corea del Sud da sempre è uno dei paesi fra i maggiori produttori di animazione, ma, per varie vicissitudini, le case di animazioni coreane hanno sempre lavorato per produzioni americane, europee e giapponesi. Negli anni ’70 in Giappone impazza Mazinger Z, anch’esso prodotto in Corea e chiaramente fruibile dalla vicina ex-colonia giapponese, se pure il governo, dopo la pesante occupazione nipponica aveva vietato le opere giapponesi che non fossero pesantemente adattate. Ad ogni modo sulla scia del successo, anche in Corea del Sud, del robottone d Go Nagai, nasce “Robot Taekwon V” un lungometraggio, tutto coreano, che narra la storia di un robot costruito per contrastare le ambizioni dello scenziato pazzo, il Dr.Cops, che vuole rapire tutti gli atleti del mondo. Il robot viene affidato a Hoon (figlio del Dr.Kim, che l’ha progettato e costruito) campione di taekwondo, arte maziale antichissima e sport nazionale giapponese. Io non ho mai visto il lungometraggio da cui sono nati fumetti e altri cartoni e che tutt’ora è famosissimo in Corea del Sud, ma le informazioni di sopra le ho lette su Nagagifans e le ho riportate solo perchè è di questi giorni la notizia che in Corea sta per essere realizzata una statua di Taekwon V. Ciò sembrerebbe quasi una cosa normale, specie pensando all’ormai famosissima statua di Gundam che la Bandai ha costruito a Tokyo e di cui ho già ampiamente parlato, sembrerebbe quasi una cosa normale, dicevo se i coreani non stessero progettando un Taekwon V alto la bellezza di 111 metri, per capirci due volte la Statua della Libertà. La statua verrà posizionata all’interno di Robot Land, il nuovissimo parco di divertimenti sudcoreano a tema robotico in cui penso di organizzare le mie vacanze appena Pierpaolo avrà l’età per capire meglio la cosa. Intanto sono disponibili i disegni del concept.
Articoli
In questi giorni la RAI per armonizzarsi alle direttive europee circa l’uso della banda VHF ha dovuto spostare, se pure di poco, la frequenza di RAIUNO creando, fra le altre cose spazio per Europa 7 che ha vinto una causa europea contro il governo italiano che gli avrebbe negato lo spazio per la trasmissione su tutto il territorio nazionale.
“Chi se ne frega” è la prima cosa che mi verrebbe in mente leggendo le righe sopra, ed in effetti per quanto mi riguarda Raiuno potrebbe migrare le sue frequenze su Marte e, di sicuro, mi importa meno di zero di Europa 7, specie nell’ottica della prossima(???), definitiva, migrazione al digitale terrestre. Stamattina, tuttavia, poco dopo essere arrivato in ufficio, poco dopo le 8.00 insomma, arriva una telefonata, a dir poco allarmata di mio padre. La cosa li per li mi preoccupa un po’, fino a quando capisco che il motivo dell’allarme fosse la scomparsa, niente meno, che di Raiuno. Dopo aver essermi trattenuto da un epocale smadonnamento, visto lo spavento iniziale, gli dico che sarei passato da casa appena uscito dall’ufficio per ri-sintonizzargli il TV (maledetto OSD). Tutto ciò mi porta a due considerazioni. Mio padre diventa sempre più pigro e la cosa mi preoccupa un po’; OK che i menu On Screen dei nuovi TV sono spesso un casino ma, insomma, qualche anno fa non avrebbe certo avuto bisogno di supporto tecnico (è pur vero che non vedo l’ora che mio figlio sia abbastanza grande da fargli utilizzare tutte le cazzate domenistice, nemmno io ho più voglia di leggermi i fottuti manuali e ho solo 36 anni). La seconda considerazione, più grave, è che non è possibile che mio padre, ma chiunque, faccia una tragedia per la “scomparsa”, annunciata, di un inutile canale generalista come Raiuno; fra l’altro, poi, mio padre mi ha detto che mio nonno gli aveva telefonato alle 7.30 per lo stesso motivo e così sono passato anche da lui (si lo so bella famiglia, però mio nonno ha quasi novanta anni, direi che è quasi giustificato). Beh PACE, sui vari sintonizzatori analogici di casa mia non ho ancora sistemato le frequenze di Raiuno e se la cosa non fosse maledettamente snob lascerei tutto così.]]>
Finalmente, anche se in ritardo, ho visto l’undicesimo film di Star Trek per la regia di J.J. Abrams e ho giusto voglia di farne una piccola recensione, seguiranno ovviamente spoiler sul film.
Siamo intorno al 2200 e una nave mineraria romulana, la Narada, viene qui sbalzata dal futuro attraverso una singolarità, la U.S.S.Kelvin, nave della Federazione, inviata per indagare viene facilmente sopraffatta dalle armi del futuro, sia pure di una nave “commerciale”. A bordo della Kelvin il comandante George Kirk e sua moglie al nono mese di gravidanza. Morto il capitano, Kirk prende il comando e muore salvando l’equipaggio della sua nave, sua moglie e il suo bambino nato durante la crisi con la Narada, il piccolo James T. Kirk.
Da questo punto un poi la storia della Federazione e della Flotta Stellare non è più la stessa tanto amata dai fan delle varie TOS, TNG, DS9 e VOY. Abrams e la Paramaunt semplicemente hanno fatto un’operazione di reboot dell’intera saga di Star Trek, Ma procediamo con ordine. Kirk cresce, spavaldo come sempre, ma senza padre, una guida che l’aveva indirizzato verso la Flotta Stellare e gli aveva inculcato certi principi etici. Ovviamente il destino lo porta comunque ad arruolarsi nella Flotta e complici le parole del Capitano Pike, il primo capitano, anche in questa linea temporale della U.S.S. Enterprise. Kirk diventa, dunque, un cadetto all’Accademia della Flotta, si diploma in tre anni e, come nell’altra linea temporale, supera, imbrogliando, il test della Kobayashi Maru. Kirk viene sospeso per il suo imbroglio ma nonostante tutto e con l’aiuto di McCoy, anche lui cadetto della Flotta e già suo amico, riesce comunque ad imbarcarsi sull’Enterprise, nuova ammiraglia della Flotta al suo viaggio inaugurale. L’Enterprise, grazie a Kirk, riesce a salvarsi dall’imboscata della Narada di Nero giusto in tempo per assistere alla distruzione di Vulcano. Questo è il momento che più di ogni altro ha fatto storcere il naso al fandom di Star Trek, disposto a riavere indietro Braga pur di sperare in un paradosso temporale che salvasse Vulcano ma questo a mio avviso è davvero il colpo di genio di Abrams e il momento clou del film. La distruzione di Vulcano, il genocidio dei vulcaniani segna una vera e propria rottura con lo spirito trek/pacifista/buonista instillato nella saga a partire da Roddenberry. La fiducia nel futuro degli anni ’70 non è stata scalfita dalla guerra fredda ne dalla spada di Damocle di una Terza Guerra Mondiale ma è stata completamente annientata dal terrore dopo l’Undici Settembre. La distruzione di Vulcano non può fare altro che portare ad una Federazione meno riflessiva e più violenta esattamente come la reazione di Kirk e Spock alle parole di Nero sul finale del film quando, di comune accordo, hanno annientato la Narada, inerme, con i phaser a piena potenza; mai prima d’ora un capitano della flotta stellare d’accordo col suo primo ufficiale si era comportato così, nemmeno di fronte ai Borg, ma qui abbiamo un nuovo Kirk, con meno principi morali e uno Spock diverso, uno Spock distrutto per il genocidio della sua gente, uno Spock pronto a vendicarsi, a odiare e ad amare.
Il film scorre veloce fino ai titoli di coda e certo non ci si annoia un attimo, ovviamente qualche nota dolente c’è, una per tutte Uhura. Il suo flirt con Spock è inutile nell’economia del film e totalmente fuori contesto anche nell’ottica di voler presentare uno Spock più “umano”, l’attrice, Zoe Saldana, poi appare totalmente inadatta anche (ma non solo) per la taglia del reggiseno assolutamente non confrontabile con quella della Uhura pre-Nero. La cosa peggiore però è il fatto che non sono stati i Borg, non è stato un Fondatore rinnegato ma a fare tutto questo casino, a cambiare letteralmente la storia della Fondazione è stato Nero, un romulano sfigato, un personaggio piatto, scialbo, squallido, inutile.
P.S. L’Enterprise ha sempre il suo fascino in ogni tempo ed ogni dimensione
David E. Kelley è uno dei più importanti sceneggiatori e produttori di serie di telefilm di Hollywood oltre ad essere un ex studente di legge ed ex-avvocato di Boston; proprio questo suo passato nelle aule di tribunale lo ha spinto a portare sul piccolo schermo le tre serie TV a sfondo legale più innovative degli ultimi dieci anni. Parlo naturalmente di Ally McBeal, The Practice e della meno conosciuta, da noi, Boston Legal, serie legate tra loro attraverso una serie di cross-over. Boston Legal è la serie che fonde la verve comica di Ally McBeal con la visione più drammatica del mestiere di avvocato di The Practice. In Boston Legal ritroviamo i tic di John Cage, la misantropia di Richard Fish nei vari personaggi a volte strampalati che vivono nello studio legale Crane, Poole & Schmidt ma a differenza di Ally McBeal al centro delle storie c’è sempre il tribunale, cosa che in Ally McBeal, specie nelle ultime stagioni, aveva lasciato il posto a ridicole storie d’amore fra i vari soci dello studio legale.
La storia, ambientata in uno studio legale di Boston, ruota attorno all’ambigua amicizia fra Danny Crane, un anziano avvocato di successo ora lontano dalle scene del tribunale e diventato praticamente un vecchio pervertito e Alan Shore che, licenziato dallo studio legale Young, Frutt & Berluti nell’ottava stagione di The Practice, finisce per lavorare insieme a Crane. A Crane e Shore fanno da contorno una serie di personaggi strampalati che rendono il telefilm fra le serie più godibili degli ultimi anni. Un plauso va certamente rivolto a William Shatner, indimenticabile capitno Kirk di Star Trek, che in questa serie interpreta in maniera magistrale Danny Crane, a 75 anni vorrei essere come lui ;-)
Ai più il nome non dirà nulla, ma i fan di Star Trek sanno di chi sto parlando e sono in lutto per la sua scomparsa ieri a causa della leucemia che combatteva da oltre un anno.
Majel è stata a moglie di Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek e sarà sempre ricordata per i suoi vari ruoli all’interno della saga.
Nel pilot Majel era il primo ufficiale dell’Enterprise (Spock era solo l’ufficiale scientifico), al comando del Capitano Pike; nella serie regolare il suo ruolo venne ridimensionato a quello dell’infermiera Chapel, innamorata dell’algido vulcaniano Spock. Nella serie classica ha prestato, inoltre, la sua voce al computer dell’Enterprise ed è tornata a farlo nel nuovo film, l’undicesimo, in uscita, che rivedrà riunito il vecchio equipaggio, se pure con nuovi attori.
Dopo la morte di Gene, Majel si è dedicata a cercare di mantenere vivo lo spirito di Star Trek ed ha avuto un ruolo importante se pure non fisso in “The Next Generation” e in “Deep Space Nine” dove interpretava Lwaxana Troi. Il personaggio di Lwaxana, betazoide e madre del consigliere Deanna Troi dell Enterprise-D è certamente più maturo e divertente di quello dell’infermiera Chapel e forse uno dei personaggi più riusciti dell’intero universo trek.