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Beh, finalmente anche qui è arrivata la neve. Dopo le catastrofi annunciate dai TG, dopo le ordinanze comunali di blocchi del traffico e chiusura delle scuole, dopo tanta attesa, i due giorni di neve annui sono arrivati anche qui a Bari, anzi a Casamassima per essere precisi; a Bari piove.

Io non so cosa succeda nelle redazioni giornalistiche, di solito in inverno nevica e ogni volta che nevica ci sono disagi, strade inagibili, mancanza di elettricità, borghi isolati, specialmente nel Centro-Sud. Quest’anno invece pare di essere di fronte a un’ondata straordinaria di maltempo come mai non si sera visto dall’invenzione delle telecamere.

Mah, personalmente non amo la neve, crea problemi e qui non siamo attrezzati, del resto già immagino le reazioni degli anti-casta se la Regione Puglia spendesse  qualche decina di milioni di euro in mezzi spargisale, ruspe e addestramento del personale. Resta il fatto che il paesaggio innevato è davvero affascinante e poi è inutile dire che i bambini con la neve si divertono,  se non altro perché non si va a scuola ;-)

Il video mostra la strada che ho fatto per tornare a casa, niente di speciale, ovviamente, ma qui siamo in provincia di Bari e quello che si vede non è esattamente comune e andava immortalato se non altro per ricordo. C’è da dire che, tornato a casa, ho sentito al TG che quel tratto di strada era impraticabile… ehm posso testimoniare che non è vero. :-)

Come ho detto, comunque la neve serve, quanto meno, per far divertire i bambini. Ecco quindi Pierpaolo oggi pomeriggio.

Sarà che mi avvicino ai 40 o sarà, forse, che il logorio della vita moderna ha ridimensionato il mio livello di tolleranza, ma lo snobismo intellettuale per il quale, pur di distinguersi dal pensiero mainstream, si debbano per forza sparare un mucchio di cazzate, proprio non lo reggo più.

Oggi parliamo di Nutella, uno dei prodotti di punta della Ferrero. La Nutella è una crema spalmabile alla nocciola si può mangiare su una fetta di pane o sui biscotti, ma c’è pure chi la mangia col cucchiaio dal vasetto o con le dita. La Nutella è un alimento talmente versatile che si presta, fra le altre cose, anche a giochini sessuali e può essere usata come esca per i vostri figli.

Il primo assioma della delizia recita: La Nutella è buona

Questo è un dato di fatto e non è confutabile. Ora ci sarà sicuramente qualcuno pronto a dire che i gusti non si discutono e che ad alcuni la Nutella può non piacere; io dico, amico mio, se sei malato fatti curare. Qualcun altro sarà pronto a ribattere: – ma che dici ci sono tante creme spalmabili migliori della Nutella, ad esempio la mitica crema Novi che è molto più buona della Nutella perché contiene ben il 40% di nocciole ed ha davvero sapore di nocciola-.

Voglio raccontarvi un aneddoto della mia famiglia.

Mio nonno, Arcangelo (lo so, ha un bel nome mio nonno), ha 93 anni e a 93 anni i denti non sono più quelli di un tempo, anzi diciamo che non sono e basta. A mio nonno piacciono un sacco le nocciole, solo che mangiare le nocciole con la dentiera non è un’esperienza particolarmente piacevole.
Mio nonno, però,  se è arrivato, in forma, a 93 anni è  perché non si perde d’animo e non rinuncia certo ai suoi piaceri per colpa di qualche ostacolo insignificante; così armato di mortaio e pestello  schiaccia le nocciole  fino a ridurle quasi in polvere: polvere di nocciole, appunto. La polvere di nocciole di mio nonno è fatta dal 100% di nocciole e, sembrerà incredibile, ha sapore di nocciola.

La Nutella è fatta col 13% di nocciole ed effettivamente il sapore di nocciole si sente molto meno che nella polvere di nocciole di mio nonno. La crema Novi, invece, è fatta col 45% di nocciole; anche nella crema Novi il sapore di nocciole si sente meno che nella polvere di mio nonno, però si sente decisamente di più rispetto alla Nutella.
Se fossi uno snob intellettuale dovrei dedurre che la polvere di nocciola di mio nonno è più buona della Nutella e anche della crema Novi. Il fatto è che io sono uno snob intellettuale ma ho anche assaggiato la polvere di nocciole di mio nonno e posso testimoniare che fa discretamente schifo.

Il secondo assioma della delizia recita: La Nutella ha sapore di Nutella

Eh sì miei cari, la Nutella è buona perché sa di Nutella non perché sa di nocciole. La mitica crema Novi è buona ma non sa di Nutella, sa di nocciola i due sapori non sono paragonabili, sono due cose talmente diverse che dovrebbero proprio appartenere a due categorie merceologiche separate.

 Il terzo assioma della delizia recita: Ciò che è buono fa male
Corollario:  Ciò che è MOLTO buono fa MOLTO male

Purtroppo a questa regola non sfugge la Nutella, tante calorie e tanti grassi non fanno bene alla salute. Ma qualcuno ha mai detto che la Nutella è un alimento necessario all’apporto quotidiano di vitamine? Ovviamente no, al massimo può essere un sostituto economico degli anti-depressivi ma grassi e zuccheri in dosi elevate fanno male alla salute sia che provengano dal pregiato burro di cacao o che provengano dall’olio di palma; di certo però la Nutella non contiene i temibili grassi idrogenati come cianciano alcuni detrattori… non che se ne contenesse sarebbe meno buona, eh.

Il quarto assioma della delizia recita: La Nutella è poetica

Provate a immaginarvi in un incursione notturna nella dispensa, con in mano un cucchiaio pronto ad essere affondato nel vasetto da 750g di Nutella. Ora sostituite la Nutella con qualunque altra crema a base di nocciola… un’immagine triste, non è vero?

Lo so che la Ferrero spende un mucchio di soldi per sponsorizzare i suoi prodotti, ma posso garantire che questo post non le è costato un euro, ovviamente sono sempre pronto a fornire il mio IBAN :-)

«Dobbiamo iniziare a dare nuovi messaggi culturali: dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto professionale sei bravo e che essere secchioni è bello, perchè vuol dire che almeno hai fatto qualcosa».

Queste parole, del vice-ministro Michel Martone, durante un incontro dedicato all’apprendistato hanno scatenato un putiferio pari ai “bamboccioni” di Padoa-Schioppana memoria. Ora io non ho intenzione di interpretare il pensiero di Martone, mi sono laureato a trent’anni e non mi ritengo particolarmente sfigato(1), tuttavia penso, come Martone, che in questo paese ci sia bisogno di un profondo rinnovamento culturale. Sì, perché oggi il messaggio che passa è che l’uomo di successo, la persona da imitare, sia il coglione palestrato protagonista del reality show di moda nel momento o la troietta rifatta che l’ha mollata a un calciatore abbronzato in cambio di un mese di gossippara notorietà: questo messaggio è SBAGLIATO. Questi personaggi sono SFIGATI e nel mio mondo sarebbero dei paria e non godrebbero dei diritti civili, in primo luogo della facoltà di esprimersi col voto in un contesto democratico (2). Cosa accade invece? Succede che lo “sfigato” è quello che ha studiato, che alla serata UNZ UNZ preferisce la compagnia di un libro, che alla cocaina predilige  un piatto di spaghetti, che usa l’auto come mezzo di trasporto e non come estensione del proprio pene. Lo sfigato oggi è chi si fa il culo per tirare avanti in questo paese sempre più depresso, chi non cerca scorciatoie, chi paga le tasse, chi si assume le proprie responsabilità. Per anni, come popolo, abbiamo avuto una guida che non solo ha personificato lo stereotipo dell’italiano arruffone e incompetente, ma ne ha fatto un modello da seguire trovando, in questo, terreno fertile nell’ignoranza e nella mediocrità assunte a status sociale.

Oggi lo sport nazionale, sui giornali e su internet, è quello di fare le pulci alla vita di Martone per rivelarne gli scheletri nell’armadio. Personalmente devo dire che l’atteggiamento e il modo di porsi del vice-ministro (ma anche la sua faccia) non mi ispira alcuna simpatia, tutt’altro, ma se il suo obiettivo, se le sue parole, serviranno non dico a scardinare ma almeno a dare una spallata a questo sistema culturale,  se quello che questo governo vuol fare è tentare di ristabilire i ruoli, di chiamare le cose col proprio nome, beh per quanto mi riguarda io sono totalmente d’accordo. Smettetela, dunque, di fare i permalosi, voi che avete dovuto studiare e lavorare, che avete avuto due figli durante il percorso di studi, che siete rimasti orfani durante l’università e che siete incazzati perché vi hanno incluso negli sfigati in quanto sopra-soglia e cerchiamo invece di migliorare tutti insieme questo paese.

(1) non mi pento di essermi laureato a 30 anni, anzi. Non ho giustificazioni per questo, avrei potuto laurearmi due-tre, forse quattro anni prima, non dovevo studiare e lavorare ed economicamente non me la passavo nemmeno malaccio; se però avessi abbreviato i tempi non avrei fatto tante cose che ho amato, non avrei letto tanti libri, non avrei imparato molto di quello che poi mi è servito dopo e oggi sarei profondamente diverso, probabilmente peggiore.

(2) OK, emarginare qualcuno perché stupido e impedirgli di votare non è propriamente democratico, ma qui è anche ora di pensare di riformare la democrazia.

Così recita un antico adagio, probabilmente di origine siciliana; una cosa simile amava dire Giulio Andreotti quando affermava che -il potere logora chi non ce l’ha-. La vicenda nota del Comandante De Falco e del Capitano Schettino, le registrazioni sputtanate dai media delle comunicazioni fra la nave e la Capitaneria di Porto nei drammatici momenti successivi al naufragio della Costa Concordia, sono, come tanti altri aspetti di questa storia, una metafora della nostra società.

Il Comandante De Falco è diventato, dopo quella sera, una sorta di eroe nazionale, di lui ci è piaciuto il tono perentorio con cui impartiva gli ordini al “vile” Capitano Schettino, tutta Italia si è sentita partecipe di quel momento di rivalsa, una sorta di nemesi della drammatica situazione politico-sociale in cui versa il nostro paese.

Cosa è successo veramente? Il Comandante De Falco è un ufficiale di marina, è addestrato, condizionato se vogliamo, ad agire con una logica diversa da quella che avrei io o un comune cittadino, De Falco, ad un certo punto si è reso conto della situazione e ha assunto il comando per fare quello per cui è addestrato: portare a casa un risultato, in questo caso per  salvare delle vite. In questa storia, però, l’ambientazione non è una nave da guerra o una caserma, De Falco si è trovato di fronte quello che era poco più che un civile che, incredibilmente, dal suo punto di vista, non ha nemmeno lontanamente pensato di obbedire agli ordini, ma che da perfetto pusillanime, preso fra il rischio di lasciarci la buccia e quello di finire nei casini, ha cominciato ad accampare scuse e ad inventarsi scenari sempre più improbabili.

Comandare è meglio che fottere, è purtroppo vero nel nostro Paese, dove il ruolo di comando, non è una condanna, non significa mettere le proprie capacità al servizio degli altri, in un Paese dove nessuno ha mai il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, anzi dove il sistema è strutturato proprio per fare in modo che le responsabilità siano talmente diluite, talmente condivise che quando ci sono degli illeciti è impossibile individuare un vero colpevole e al limite si parla di associazione a delinquere. No, comandare non è affatto bello, non vuol dire solo prestigio e una cospicua busta paga, da un grande potere derivano grandi responsabilità, diceva il nonno di Peter Parker :-), non tutti hanno al forza di sostenere il fardello di assumere decisioni che riguardano la vita (e in alcuni casi la morte) di altri individui, quasi nessuno è realmente preparato per farlo, per lo meno è così nel MIO mondo.

Oggi Pierpaolo se ne esce con:
Arcà(1) non sono mai andato nello spazio e nemmeno in treno-,
cioè per lui viaggiare in treno o in astronave è sostanzialmente una questione di mezzo di trasporto e questo, se da un lato è inquietante, spiega cosa sta succedendo, in questi anni, alla science fiction, sopratutto, televisiva.

A parte Stargate Universe, finita ingloriosamente, in TV non si riesce più a vedere un bel fondo stellato e un’astronave con un equipaggio pronto a esplorare nuovi mondi. Per quanto mi riguarda è dalla fine di Star Trek:Deep Space Nine che non c’è una serie TV, chiamiamola di hard science fiction, fatta come si deve. La verità è che la fantascienza dura e pura non tira: negli anni ’60 un tablet che oggi costa 80 euro era uno strumento impensabile, coi comandi vocali si dialogava solo col computer di bordo dell’Enterprise, se dovevi comunicare con qualcuno dovevi chiamare un centralino, i computer, pure quelli fantascientifici, erano grossi, a valvole ed emettevano un sacco di beep. Oggi siamo abituati ad essere connessi 24h su 24h, se mi viene un dubbio su qualcosa lo cerco su Google col Blackberry, in un certo senso oggi è difficile ridestare quel “sense of wonder” che ha fatto la fortuna della SF letteraria e cinematografica negli anni ’60 e ’70. Gli stessi produttori e registi che hanno realizzato piccoli capolavori negli anni ’70 e ’80 hanno cambiato il loro approccio, non cercano più di creare stupore, l’ambientazione fantascientifica, oggi, è diventata solo strumentale a raccontare una storia, una storia che avrebbe potuto essere ambientata, nello stesso modo, in un liceo americano o nel far west. Prendiamo uno dei blockbuster della science fiction di questi anni: “Avatar”(2009). Chiunque ami, almeno un po’, la fantascienza non può non considerare Avatar nulla più che una vaccata immonda eppure produttore, sceneggiatore e regista del film è James Cameron, lo stesso Cameron di Terminator, Aliens, The Abyss, sì OK ha fatto anche Titanic, ma è proprio questo il punto: Avatar poteva essere ambientato su un barcone che affonda, sul pianeta Pandora o nel ballatoio di casa mia, sarebbe rimasto comunque una squallida storia d’amore e d’avventura infarcita di buoni sentimenti, NON c’è un solo elemento fantascientifico nel film realmente indispensabile per narrare la storia, non è Aliens, non è Terminator. Il problema quindi è il pubblico, non voglio credere che sia Cameron a corto di idee; spesso si parla di crisi di idee degli sceneggiatori ma se mio figlio, a quattro anni, non è per niente impressionato dal fatto di poter viaggiare fra le stelle e incontrare Topolino Marziano, hai poco da inventarti nuove storie, nuove tecnologie, nuove civiltà aliene per mio figlio sarà sempre un po’ come vedere uno spettacolo stantio, come può essere per me guardare un teatro di burattini. Sì certo si appassionerà nel vedere le battaglie in computer grafica dei Transformers ma difficilmente riuscirà ad innamorarsi di un futuro sognato, per certi aspetti, persino più arretrato del suo presente  e questo è un maledetto peccato.

(1) sì, mio figlio mi chiama Arcà