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Proprio il giorno della festa della donna viene chiuso un centro benessere a Verona, gestito da due donne cinesi che sono state arrestate per sfruttamento della prostituzione. La notizia effettivamente non è particolarmente originale; l’associazione centro massaggi (cinese) – prostituzione, ahimè, viene quasi automatica. Del resto basta farsi un giro in alcune zone, per esempio, di Milano, per trovare un centro massaggi orientale ogni 30 metri. Beh non mi vorrete mica raccontare che c’è tutta questa domanda di massaggi shiatzu nella periferia del capoluogo lombardo?

 

Di centri benessere chiusi per prostituzione, poi è pieno il mondo. Persino un mio ex-compagno di scuola ne gestiva uno che è stato oggetto dell’attenzione delle fiamme gialle (fra l’altro non si è nemmeno degnato di invitarmi a visitarlo, prima che lo arrestassero, non si fa così…). La particolarità del centro benessere di Varese, che ne fa oggetto di questo post, è che per fidelizzare i clienti venivano offerte delle tessere fedeltà: ogni cinque massaggi (certificati da un timbrino inequivocabile) il sesto era gratis.

 

Oltre a testimoniare l’ineffabile spirito imprenditoriale di queste donne cinesi, fra l’altro il centro benessere è presente su internet con un sito e una pagina su Facebook, questa storia mi porta a fare una riflessione sulla necessità di regolamentare, seriamente, l’attività di prostituzione in italia. Francamente non mi interessa che le prostitute paghino le tasse o cose del genere ma il fatto che la prostituzione sia legale ma non consentita è davvero un’assurdità giuridica. Lo spirito della legge Merlin, datata 1958, era quello, degnissimo, di punire lo sfruttamento della prostituzione ma nella sua applicazione ha fallito miseramente. Oggi le prostitute fanno quasi parte dell’arredo urbano e questa è una cosa indegna, non perché  ciò possa in qualche modo scandalizzarmi(*), anzi l’effetto che le puttane di strada fanno sulle beghine ne consiglierebbe la diffusione in ogni piazza, ma perché queste ragazze, quasi tutte dell’est europeo e quasi tutte giovanissime, in barba a qualunque legislazione, in molti casi vengono sfruttate e quasi sempre sono costrette a lavorare in condizioni non proprio civili. Inoltre proprio la domanda di un luogo accogliente, in cui fare uso dei favori delle meretrici, ha di fatto portato a tutto un nascere di club privé e centri massaggi eqivoci(**). Quindi cosa diavolo stiamo aspettando a regolarizzare il settore e a mettere la parola fine a questo scempio indegno di un paese civile? Una legge sulla liberalizzazione della prostituzione al chiuso, sponsorizzata dal precedente governo, sarebbe stata la prima legge ad personam fatta dal nano trombadores che mi avrebbe visto completamente favorevole.

 

(*) Personalmente a me non creano alcun fastidio le prostitute per strada e non ho nessuna difficoltà a spiegare ai miei figli la loro presenza agli svincoli di una statale. Devo ammettere, però, di essermi sentito un po’ in imbarazzo la prima volta che, in moto con Pierpaolo, mi fermo ad un incrocio con una provinciale per attendere che passasse l’infinita colonna ci camion e poter attraversare.  Nei due minuti che stiamo stati fermi lì, il bimbo ha attaccato a chiacchierare con una ragazza rumena seminuda in attesa di clienti, fra l’altro simpaticissima. Siccome da quell’incrocio mi tocca passare spesso per andare a casa di mia madre, Pierpaolo si è fatto una nuova amichetta. :-)

 

(**) questo mi fa venire in mente quella volta che ho fatto un week-end a Napoli, con moglie e figlio, utilizzando uno di quei pacchetti prepagati che si comprano dai centri commerciali. Ci siamo ritrovati in un albergo che in realtà era una sorta di motel ad ore ma bellissimo e con delle cameriere strafighe. La cosa divertente è che la sera si riempiva di clienti che sparivano prima dell’alba e divertenti erano anche le conversazioni che si potevano udire dai muri delle stanze adiacenti :-)

Qualche giorno fa Davide Mana sul suo blog ha lanciato un meme molto accattivante: Da qui a dieci anni... con una top five delle ipotesi di futuro originate dal presente.

Ad essere onesto non ho voluto mettermi a fare elucubrazioni sul mio domani, diciamo, per una specie di scaramanzia ma, in questi giorni, mi è stata data la possibilità di gettare uno sguardo da una finestra su un aspetto del mio futuro da qui a dieci anni: mi sono stati assegnati due stagisti sedicenni per un progetto scolastico di avvicinamento al mondo del lavoro; uno di quei progetti finanziati da vari enti, tanto in voga in questo momento quanto sostanzialmente inutili.

Nel 2022 mio figlio Pierpaolo avrà 15 anni e sto cominciando a chiedermi se non possa essere il caso di farlo fuori prima, per il suo bene.

Guardiamoli questi ragazzini. I due marmocchi che lavorano da me sono nella media, quindi non sfigati ma nemmeno fra i più popolari

Un lato positivo certamente c’è: sono molto svegli, molto più di quelli della mia generazione alla loro età. Com’è ovvio utilizzano le nuove tecnologie in maniera naturale e ciò rende abbastanza obsoleto l’attuale sistema di insegnamento, ma questo non è certo colpa loro.

Per il resto, purtroppo, rispetto ai ragazzini della mia generazione non è cambiato niente anzi c’è un peggioramento dovuto sostanzialmente a due fattori:

– tv/internet, la televisione, come evidente, impone dei modelli poco edificanti e questi modelli, paradossalmente, vengono amplificati dai social network di cui fanno un uso smodato;

– consapevolezza di essere migliori dei propri genitori, che se per certi versi è vero, li porta ad assumere degli atteggiamenti presuntuosi nei confronti del “mondo degli adulti” .

In buona sostanza: abiti firmati e abbigliamento omologato, smartphone di ordinanza (che almeno usano) e  poca voglia di andare a scuola Resistono le sigarette, quasi scomparse ormai fra i quarantenni. Interessante l’approccio con le ragazze per certi versi meno disinibito rispetto ai miei tempi ma nel contempo con meno tensione sessuale, nonostante l’età.

Ora se guardo Pierpaolo, un bambino di quasi cinque anni, intelligente, spigliato, disinibito, totalmente non omologato, penso che fra dieci anni sarà così (o peggio) e che io non potrò farci proprio niente… beh diciamo che faccio bene a non soffermarmi sugli altri aspetti della mia vita nel 2022.

 

Il codicillo del governo che «abolisce» Dio (o meglio abolisce il diritto di Dio che è stato il primo embrione dei diritti dell’uomo, come vedremo) è l’articolo 31 del «decreto salva Italia». Dove praticamente si decide che dovunque si possono aprire tutti gli esercizi commerciali 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Norma che finirà per allargarsi anche all’industria nella quale già è presente questa spinta. Dunque produrre, vendere e comprare a ciclo continuo. Senza più distinzione fra giorni feriali e festivi (Natale compreso), fra giorno e notte, fra mattina e sera.

Così Socci sulle colonne del quotidiano Libero a proposito delle aperture domenicali dei Centri Commerciali. Il Governo Monti, spazzando via anni di ordinanze comunali dettate dalle lobby dei commercianti e senza nemmeno starci a discutere ha liberalizzato le aperture dei negozi eliminando la distinzione fra località turistiche e non e limitando la facoltà delle Regioni di legiferare in merito come previsto dalla vecchia legge Bersani. In verità la cosa è passata abbastanza in sordina e credo che solo oggi, dopo più di un mese che tutti i centri commerciali sono aperti la domenica, la chiesa e i sindacati hanno dato il via ad una tiepida controffensiva. Questa mattina all’ingresso del Centro Commerciale vicino casa un picchetto di sindacalisti (ormai superati dalla storia) era lì a fermare i clienti per chiedere cosa pensassero delle aperture domenicali -secondo te, amico mio- cosa vuoi che pensi delle aperture domenicali uno che sta andando a fare la spesa di domenica, col bimbo?

Mettiamola così l’unico reale problema delle aperture domenicali riguarda i lavoratori costretti ad allungare i propri turni anche alla domenica e, ancora di più, i commessi dei piccoli esercizi commerciali dentro gli ipermercati dove il personale non è sufficiente a garantire una corretta turnazione ma dove gli introiti dalle aperture domenicali non consentono nuove assunzioni e quelli del centro delle città dove, al problema delle turnazioni, si aggiunge quello dell’organico già sottodimensionato e costretto a straordinari non retribuiti da padroni con pochi scrupoli e non adeguatamente controllati (anche se ultimamente la Guardia di Finanza…).

Per quanto riguarda gli altri commercianti… beh potranno continuare a rimanere chiusi la domenica senza grosse perdite, anzi il decreto di Monti, liberalizzando di fatto gli orari di apertura, consente di scegliere gli orari con più afflusso di gente per aprire la saracinesca e fra poco, probabilmente, spunteranno i primi negozi 24h, anche se temo/spero che i proprietari saranno diversamente-italiani.

Per il consumatore, ma anche per il semplice cittadino, invece, questa liberalizzazione è una grande conquista, qualunque cosa dica la chiesa cattolica, che vorrebbe tutti in parrocchia come beghine. Fare la spesa la domenica consente al consumatore di districarsi con più calma fra le offerte mentre avere delle megastrutture attrezzate per le famiglie, a disposizione anche nei giorni di festa, permette, sopratutto in provincia, di avere dei centri di aggregazione e dei luoghi dove trascorrere il tempo libero relativamente sicuri di non essere scippati e di non pestare una cacca di cane, permette di stare tranquilli senza dover schivare le macchine e senza doversi arrampicare col passeggino su marciapiedi in rovina.

Oggi, per esempio, sono uscito con Pierpaolo, lasciando Monica con Gabriele febbricitante: siamo andati a Mediaworld dove abbiamo scroccato qualche partita ai videogame e abbiamo cazzeggiato fra i megatelevisori, siamo stati da Leroy Merlin a cercare una lampadina a led colorati e poi siamo andati da McDonalds per un HappyMeal a basse di nuggets al pollo, patatine fritte e Coca Cola, junk food, lo ammetto, ma a Pierpaolo piace tanto e ci siamo tanto divertiti. Non avrei potuto farlo se fosse stato tutto desolatamente chiuso e non ditemi di andare a passeggiare in centro col bambino, non disarmato almeno.

Un’ultima cosa per Socci:  non occorre alcuna norma per permettere all’industria di aprire la domenica, anzi, in generale, gli operai di catena lavorano su turni 7/7 e la domenica lavorano pure i ristoranti, i bar, i cinema, le rosticcerie, le pasticcerie, i tranvieri, i poliziotti, i vigili del fuoco, gli ospedali etc.

No no, non mi riferisco alla TAV ma al ponte pedonale in costruzione sul fiume Morava a due passi da Bratislava, la capitale slovacca. A quanto pare è stata lanciata una consultazione popolare per la scelta del nome da dare al ponte e, ad oggi, in testa col 74% dei voti niente meno che Chuck Norris, il popolare attore ed ex campione di  karate e di taekwondo alla fine degli anni ’60, famoso in tutto il mondo per la serie televisiva Walker Texas Ranger (anche se io lo ricorderò sempre ne  L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente con Bruce Lee).  Naturalmente tutto ciò comporta una serie di grossi problemi sia politici (il nome dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria ha ottenuto, fin’ora, solo l’8% dei suffragi) sia, sopratutto, logistici, pare che i tecnici incaricati della realizzazione dell’opera siano stati costretti a riprogettare un ponte mobile. Il fiume Morava, infatti, venuto a conoscenza dei risultati parziali della votazione ha deciso di deviare il suo corso per non dover incontrare il Ponte Chuck Norris.

Non è la prima volta, comunque, che le popolazioni locali vogliono dare nomi particolari alle opere pubbliche. E’ dello scorso anno, se non ricordo male, la notizia relativa ad una città tedesca che voleva intitolare un tunnel a Bud Spencer. Chissà com’è finita… e chissà, sopratutto, come andrebbe a finire, a mazzate, fra Chuck Norris e Bud Spencer.

Tornando alle grandi opere, una cosa sulla TAV. Non voglio entrare nel merito se sia giusto o sbagliato realizzare quel tunnel, tendenzialmente mi sembra una cosa buona e giusta ma francamente non sono abbastanza informato e sopratutto, abitando in Puglia, non me ne frega nulla. Una cosa voglio dire però, e riguarda il filmato qui sotto.  In molti casi le forze dell’ordine hanno un atteggiamento arrogante se non, alle volte, tendenzialmente fascista; io stesso sono stato vittima di piccoli soprusi a posti di blocco e simili. Tuttavia,  spero sinceramente che il carabiniere insultato in questo filmato venga in qualche modo encomiato perché, io al suo posto quel tizio l’avrei spedito dritto al pronto soccorso. Spero, fra l’altro, che questo filmato faccia finire nei guai con  la legge quella triste reminiscenza di inesistenti opposti estremismi, perché, in una situazione del genere, quelle provocazioni gratuite, avrebbero davvero potuto innescare un casino.

…sì, com’erano le donne prima che io nascessi, qual’era, allora,  l’ideale di bellezza femminile.

Oggi un’amica mi ha chiesto cosa ci sia di male ad andare dal chirurgo estetico. Niente, ovviamente, però voglio ricordare a lei e a me che la bellezza non è solo estetica, la bellezza fisica non solo non può durare in eterno ma dipende anche dalle mode del momento, dipende dai gusti, dipende da quello che uno è o vuole diventare. Due tette rifatte saranno anche esteticamente gradevoli da guardare ma da sole non bastano per rendere una donna bella.

Per questo motivo mi è venuto in mente di proporre una galleria abbastanza particolare o forse è solo una scusa per far vedere un po’ di tette. Le donne che vedremo di seguito, comunque, hanno in comune due caratteristiche: tutte loro si sono fatte fotografare in queste pose prima che io nascessi e sono apparse nel paginone centrale di Playboy. C’è poco da dire sono tutte bellissime ma di una bellezza sconvolgentemente diversa da quella che si può vedere oggi in TV o sullo stesso Playboy.