La Corea del Sud da sempre è uno dei paesi fra i maggiori produttori di animazione, ma, per varie vicissitudini, le case di animazioni coreane hanno sempre lavorato per produzioni americane, europee e giapponesi.
Negli anni ’70 in Giappone impazza Mazinger Z, anch’esso prodotto in Corea e chiaramente fruibile dalla vicina ex-colonia giapponese, se pure il governo, dopo la pesante occupazione nipponica aveva vietato le opere giapponesi che non fossero pesantemente adattate. Ad ogni modo sulla scia del successo dell’opera di Nagai, in Corea del Sud, nasce “Robot Taekwon V“.
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2009/09/taekwon.jpg493700Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2014-05-10 14:05:522014-05-10 14:07:24Robot Taekwon V
Siamo nel 1986 e i dinosauri dovrebbero essere estinti da 65 milioni di anni o giù di lì, chi avrebbe mai potuto immaginare che alcuni esemplari fossero riusciti a sfuggire alla catastrofe che causò l’estinzione di massa del Cretaceo, a trovare riparo nel sottosuolo, ad evolvere e a creare una vera e propria civiltà sotterranea, un impero? Tornano così nel XX secolo, sulla Terra i dinosauri, questa volta più forti e intelligenti ma sopratutto, guidati dal terribile Dinosaur Satan Gottes, seriamente intenzionati a riprendersi il pianeta estirpando la piaga dell’umanità, con la forza.
Così i giganteschi rettili, trasformati dal Gottes in kaiju, veri e propri mostri giganti, salgono in superficie per mettere a ferro e fuoco le città e per sterminare la popolazione ignara.
Davide Tarò è l’autore dell’ormai famoso “EMINA OrfaniRoboT“, edito da 001 Edizioni, la storia di Natamele Tandro uno dei tanti trentenni senza futuro in questa Italia senza prospettive che, ad un certo punto, da precario cronico si ritrova, chiamato dalla EMINA, una multinazionale con sede a Torino, a pilotare un Simulacron una sorta di robot gigante. Da qui fra richiami agli anime degli anni ’70 e sanguinosi combattimenti prende il via una storia che si dipana fra intrighi e segreti.
A distanza di poco più di un anno, a gennaio del 2014, sempre dalla penna di Davide Tarò verrà pubblicato, la Società Editrice La Torre un nuovo racconto: “Corazzata Spaziale Mussolini“. I richiami alla saga di Captain Harlock sono più che evidenti per quello che lo stesso autore presenta come un nuovo esperimento di animeucronia in cui i personaggi, le astronavi e la tecnologia si muovono e funzionano con un preciso scopo e sono figli di una storia risorgimentale “realmente” accaduta e quasi identica alla nostra, di una storia degli anni Venti del secolo XX che arriva spietata (e segreta) fino all’esplosione delle bombe atomiche sul Giappone nel 1945.
Capitan Harlock (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku) nasce coma manga, nel 1976, a cura di Leiji Matsumoto per diventare uno degli anime di maggior successo, anche in Italia, dove fu trasmesso per la prima volta su Rai 2 nel 1979.
Siamo nel 2977 e la Terra è un pianeta in pace dove i robot hanno totalmente soppiantato il lavoro manuale e l’umanità che ha da tempo conquistato lo spazio, vive in uno stato di indifferenza ed apatia al prezzo della distruzione dell’ecosostema del pianeta e del prosciugamento degli oceani e di tutte le risorse ambientali.
In questa condizione di status quo, chiunque osi avere una voce dissonante, rispetto ai diktat del Governo Unificato della Terra, viene bollato come estremista ed emarginato col marchio di fuorilegge. Questa è la sorte toccata ad Harlock, costretto a vivere insieme ai suoi compagni come pirata dello spazio. Capitan Harlock e la sua ciurma, a bordo dell’astronave Arcadia, viaggiano, infatti, nel Sistema Solare cercando di ristabilire la giustizia, osteggiati dai propri simili e costretti a combattere, unico baluardo della Terra, contro la minaccia delle mazoniane e della regina Raflesia che vuole conquistare il pianeta nella totale indifferenza del Primo Ministro.
Capitan Harlock è una serie matura, nonostante i suoi quasi quaranta anni, che affronta tematiche “serie“: dalla politica all’ambiente passando per il dissesto sociale e paventando il terrore e la paura per il dominio delle macchine, tema caro a molti manga e anime del periodo ed è una serie “moderna” nel senso che ancora oggi risulta godibile; la stessa figura del pirata Harlock, cupo e affascinante ha contribuito a ridisegnare l’icona del pirata come lo conosciamo oggi.
Come molti anime negli anni ’70 anche Capitan Harlock, in Italia, dovette fare i conti con la censura, del resto le tematiche politiche e sociali e la riflessione sulla guerra, trattate da Matsumoto in maniera molto diretta, non erano facilmente digeribili nel contesto socio-politico dell’Italia degli anni ’70.
Ho scritto tutto questo solo per dire che, a circa due anni di distanza dalle prime voci e dalle prime immagini rubate, gli Studios della Toei Animation hanno annunciato, ufficialmente, per l’autunno 2013, l’uscita nelle sale dell’action movie “Space Pirate Captain Harlock” diretto da Shinji Aramaki e realizzato quasi interamente in computer grafica, dove vedremo il nostro pirata preferito (quasi) in carne ed ossa combattere contro Raflesia e le mazoniane. L’investimento, il più alto per la Toei Animation, di 30 millioni di dollari, lascia ben sperare per la qualità della pellicola di cui è stato rilasciato questo trailer ufficiale.
Tutti conoscono la storia di Kyashan il ragazzo che ha sacrificato se stesso e si è fatto androide per salvare l’umanità dalla minaccia dei robot impazziti progettati dal padre.
Nel 1993 lo studio Tatsunoko & Artmic produce 4 OAV da 30 minuti (raccolti in un unico film da 100 minuti per il mercato americano): Robot Hunter Casshern (ロボット・ハンター・キャシャーン Robotto Hantā Kyashān). Gli OAV approdano in Italia nel 1999, importati dalla Yamato Video, in un unico DVD dal titolo Kyashan, il Mito.
La nuova serie che anticipa la completa rivisitazione fatta nel 2008 con Casshern Sins è, di fatto, un reboot della serie Kyashan del 1974 ma mantiene tuttavia una maggiore aderenza all’originale rispetto a Sins.
Il Dottor Azuma ha costruito delle macchine dotate di intelligenza artificiale con l’obiettivo di aiutare il genere umano e preservare il pianeta e l’ambiente da ogni possibile minaccia. Questi neoroidi, guidati dal programma BK-1 installato in Braiking, analizzano la situazione e decidono di usare la forza per estirpare la vera e più grande minaccia per il pianeta: gli esseri umani.
In breve tempo l’umanità viene soggiogata dalla potenza neoroide, macchine quasi invulnerabili e in grado di aumentare la propria potenza semplicemente evolvendo in modelli successivi. Gli uomini vengono resi schiavi o uccisi e l’imperativo primario di BK-1 può finalmente essere rispettato, il pianeta, senza l’umanità, che ne assorbe le risorse come un cancro, sta cominciando a tornare agli antichi fasti.
Ma gli uomini non ci stanno a farsi da parte e nascono delle sacche di resistenza e una vera e propria controffensiva contro i robot utilizzando le armi MF progettate dal Dottor Kazuki, scienziato esperto in cibernetica e amico del dottor Azuma, con, nel cuore, la speranza che un giorno appaia il salvatore atteso da tutti: Kyashan.
Per riparare all’errore commesso il dottor Azuma decide di sacrificare la vita di suo figlio Tetsuya e trasformare il suo corpo in un nuovo tipo di neoroide, un ibrido fra uomo e macchina, l’unica cosa in grado di sconfiggere Breaking. Kyashan compare insieme al suo cane Friender giusto in tempo per salvare Luna Kazuki, figlia del dottor Kazuki e grande amore di Tetsuya Azuma. Da qui iniziano le avventure di Kyashan che insieme a Luna combatte i robot di Breaking fino all’epico scontro finale contro BK-1.
La storia di “Kyashan, il mito” è certamente più matura rispetto al vecchio anime del 1974 e qui Breaking non è semplicemente un robot impazzito ma una macchina che esegue la propria direttiva primaria e che forse, in fondo, non ha nemmeno tutti i torti. Il mecha design è certamente più accurato rispetto agli anni ’70 dove le armate di robot sembravano una delle “sorprese della settimana” di Yatterman e non manca un po’ di fan service con le tette di Luna a sballonzolare di quà e di là.
In definitiva un paio d’ore fra nostalgia e divertimento senza l’angoscia latente della serie del 1974 e senza la voglia di tagliarsi le vene provata guardando Casshern Sins.
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2013/01/KF27.jpg706504Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2013-01-14 08:30:112013-01-14 18:03:58Kyashan, il mito