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IDL TIFF fileA quanto pare il cosmo è pieno di sorprese, sembra che zitto zitto, un asteroide di più di 50 metri di diametro passerà accanto al nostro pianeta poco dopo San Valentino, il 15 febbraio.

 

La cosa che lascia riflettere è che questo asteroide era totalmente sconosciuto fino al 22 febbraio 2012 quando è stato avvistato per la prima volta in Spagna dall’osservatorio di La Sagra, vicino a Granada, nell’ambito di un programma di ricerca sovvenzionato dall’ESA.

Di questo asteroide, ad oggi non si conosce nulla, dalle misurazioni indirette pare abbia un diametro fra i 50 e gli 80 metri,  una massa di 130.000 tonnellate e composizione sconosciuta. L’unica cosa certa è che, secondo i calcoli dell’ESA, non dovrebbe avvicinarsi a più di 28.000 km dal pianeta Terra.

 

Per dare un’idea delle distanze, il valore medio in km che separa la Terra dalla Luna è di  384.403 mentre, per dire, la ISS si trova a soli 400km dalla Terra e i satelliti geostazionari (quelli televisivi ad esempio) si trovano ad una distanza media di 36.000 km.

Ciò fa comprendere che il nostro 2012 DA14, così è stato identificato l’asteroide, passerà a una distanza minore di oggetti messi in orbita dall’uomo e, ribadisco, fino a meno di un anno fa di lui non si sapeva niente; per far riflettere sulla pericolosità di questa situazione, se un oggetto di queste dimensioni fosse fatto di ferro e colpisse la Terra creerebbe un cratere del diametro di 1,5km, se impattasse su una città sarebbe una strage.

 

L’asteroide farà il suo passaggio più ravvicinato intorno alle 20:40 italiane del 15 febbraio e potrebbe essere visibile dall’Europa, anche con un buon cannocchiale.

 

Non sarebbe ora di dare il via a un serio progetto di ricerca degli oggetti a potenziale impatto col nostro pianeta, così giusto per stare un po’ più tranquilli?

«Eh sì, il progresso certo è una buona cosa ma non ci sono più i sapori antichi, quelle pietanze di una volta preparate con amore e che facevano così bene»

 

così diceva, strettamente in dialetto, il mio bis-nonno Nicola a mio nonno Raffaele nel 1925.[1] E’ proprio vero, il tempo passa ma le sciocchezze sono sempre le stesse; così, nonostante un’alimentazione più sana e cibi più controllati, che hanno contribuito ad allungare la vita media agli attuali 75 anni, troviamo sempre il solito ambientalista della domenica che perfettamente omologato alla corrente luddista propagata tramite app per smartphone è pronto ad ammorbarci la vita con le sue sparate inconcludenti e intrise di ignoranza su OGM, grassi idrogenati, oli vegetali, emulsionanti ed altre amenità che insieme alle scie chimiche minaccerebbero la nostra salute e provocherebbero il cancro, notoriamente assente fino agli anni ’80. Ah le malattie del benessere!!

 

Oggi vi parlerò, quindi, di 5 cibi figli dell’era industriale e assolutamente non genuini ma tanto buoni e che fanno tanto tanto bene allo spirito.

 

Al quinto posto gli Hamburger di McDonald’s

Big MacAd essere onesto non mi piacciono molto i panini del noto fast food ma se sono fuori e non so dove andare a mangiare li preferisco a qualunque altro cibo “take away” perché sono certamente migliori di molti panini del bar, con una fetta di salame nel sandwich del giorno prima. E’ ovvio che si tratta di panini precotti infarciti di prodotti chimici, che vengono riscaldati al momento e vanno mangiati subito, ma chi se ne frega! Poi c’è da dire che i ristoranti della catena McDonald’s sono molto accoglienti e a misura di famiglia con gli Happy Meal, le palestrine e tutto il resto. Alla domanda «daresti mai da mangiare a tuo figlio di un anno e mezzo un hamburger di McDonald’s» la risposta è scontata «lo faccio già» ho la netta sensazione che il cibo della catena di  ristoranti fastfood più diffusa del pianeta sia più controllato  del piatto di pasta della trattoria da “Mario il Trucido“[2]

 

Al quarto posto i wurstel

wurstelSi tratta di  carne di varia derivazione che viene sottoposta a una minuta macinazione insieme a grasso di maiale, aromi, additivi e a un’alta percentuale di acqua (ghiaccio), insaccata in budelli naturali o artificiali e quindi cotta in forni a vapore, i salsicciotti così realizzati vengono quindi confezionati sottovuoto in un involucro costituito da una pellicola di plastica.

Effettivamente la descrizione non è un granché ma il risultato è sorprendentemente buono. Generalmente i wurstel vanno consumati dopo essere cotti, che dire dei mitici hot dog… personalmente non disdegno nemmeno di mangiarli crudi e mi piacciono molto sulla pizza o nei rustici. Mio figlio Pierpaolo poi ne va pazzo, adora gli hot dog… crudi :-)

Al terzo posto la carne in scatola

Walter Chiari e la SimmenthalMi piace molto la carne in scatola sia che si parli di Simmenthal, Montana e analoghi, carne lessa conservata in gelatina, con cui si fanno delle ottime insalate  sia i pasticci di carne tipo quelli della Tulip o il famoso Spam con carne di maiale tritata e pressata, ottima in padella o impanata. Una buona  soluzione quando torno a casa, non c’è nessuno, ho fame e non ho voglia di cucinare nulla (cioè praticamente sempre).

Consiglio una semplice soluzione gastronomica con la carne in gelatina: una scatoletta in un piatto insieme a un cucchiaio di maionese e pomodori. Condire con sale e olio d’oliva (che è più genuino). Non so di preciso il livello calorico di tale pietanza e francamente non me ne importa una sega.  La carne Simmenthal e ottima anche per fare le polpette o nel sugo.

Al secondo posto la Coca Cola

coca-colaSiamo ad agosto ci sono quaranta gradi e vostra moglie vi costringe ad attraversare una città assolata perché ha deciso di andare per negozi, cosa meglio di una Coca Cola per dissetarsi?

La Coca Cola nasce come rimedio per il mal di testa e fu inventata, nel 1886, da un farmacista, ad Atlanta.

Da allora qualche elemento è stato cambiato ma sostanzialmente  si tratta di acqua, zucchero, acido citrico, vaniglia e caramello più ovviamente aromi e altre schifezze. Il risultato però è sorprendente, una bibita incredibilmente buona e dal sapore totalmente artificiale. Ottima per accompagnare qualunque pasto, sopratutto se di cibi industriali. :-) Inutile dire che mio figlio Pierpaolo va pazzo per la Coca Cola.

Al primo posto la Nutella

NutellaLa Nutella è l’alimento più odiato dai nutrizionisti della domenica che amano discutere di grassi saturi e zuccheri, riempiendosi la bocca di percentuali di nocciola e di latte in polvere per giungere alla conclusione che la Nutella faccia male alla Salute.

E’ inutile che stia qui a elogiare le proprietà terapeutiche di questo capolavoro gastronomico della Ferrero, se anche fosse vero che mangiarla corrisponda ad un lento suicidio è anche probabile che la Nutella abbia contribuito a salvare più di una persona da pensieri di auto-eliminazione, variando semplicemente l’equilibrio biochimico del cervello grazie al massiccio apporto di zuccheri :-)

Mi limito a dire (e ribadire) solo una cosa, che è quella che conta, la Nutella è buona!

E dopo questa insolita top 5, se qualcuno fosse interessato ad approfondire senza pregiudizi, rimando a questo articolo di Messer Sottile, a proposito del saggio di Dario Bressanini,  Pane e Bugie.

[1] Non lo so se il mio bisnonno l’abbia detto veramente, leggetela come una parabola

[2] Non so se esiste realmente una trattoria “da Mario il Trucido” in questo caso vale il disclaimer “ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale

 

Questo 2012 ha segnato la svolta nella vendita di due gadget tecnologici, due device, simili nella forma, tanto da essere spesso confusi e che in modo diverso hanno cambiato e stanno cambiando le modalità di fruizione delle informazioni, mi riferisco ai tablet e agli ebook reader.

Il primo tablet commercializzato è stato nel 2010 l’iPad della Apple, un dispositivo in grado di connettersi ad internet e far girare applicazioni dedicate; il primo ebook reader, invece, è stato, il Kindle, lanciato da Amazon nel 2009 utilizzando la tecnologia e-ink [1].

In tutto ciò si inserisce Google con un nuovo sistema operativo pensato per i cellulari, Android, che in breve tempo si è diffuso ad ogni forma di apparato in mobilità (e non) e ha permesso la realizzazione e la diffusione di tablet ed ebook reader a costi contenuti, il risultato: alla fine del 2012 questi aggeggi sono presenti praticamente in tutte le case.

Esempio di squallida propaganda neo-luddista

Esempio di squallida propaganda neo-luddista

Cosa ha cambiato la diffusione di questi apparecchi?

Un tablet è un dispositivo multi-purpose in grado di permettere, mediante un accesso wireless, di essere sempre connessi ad internet e poter avere a disposizione social network, motori di ricerca, fonti di informazioni in tempo reale. Inoltre i tablet attuali sono sufficientemente potenti da far girare applicazioni ludiche e di produttività, in pratica consentono di giocare e di lavorare da remoto con un oggetto leggerissimo e portatile molto più di un notebook.

Un ebook-reader è un dispositivo progettato per un unico scopo: leggere libri e lo fa dannatamente bene. Lo schermo di un e-reader utilizza una tecnologia, denominata e-ink, che mediante campi elettrici fa ruotare microsfere polarizzate e colorate di bianco e nero in maniera tale da comporre, sullo schermo, i caratteri della pagina di un libro in maniera estremamente realistica.

E’ evidente che la diffusione di questi apparecchi, come di tutte le nuove tecnologie, non può non avere un profondo impatto sulle abitudini della gente, è sempre stato così. Prendiamo ad esempio il walkman negli anni ’80, tutti in giro con le cuffiette di spugna ad ascoltare musica, stessa scena che si ripete nei primi anni del 2000 con i primi iPod e gli auricolari senza parlare dell’enorme rivoluzione sulla vita di tutti i giorni che hanno portato i telefoni cellulari. Allo stesso modo, adesso,  è tutt’altro che  raro vedere gente in treno, in bus o in metropolitana smanettare sul tablet o leggere un libro sul e-reader.

Oggi, però, c’è l’acuirsi di un fenomeno, quello del neo-luddismo, che è sempre stato presente in ogni rivoluzione tecnologica ma che in questi anni è passato dall’essere semplicemente fastidioso a diventare, quasi, d’intralcio.

Il fenomeno del luddismo, a dire il vero, ha radici più economiche che sociali, o meglio nasce e si diffonde quando una classe sociale teme di perdere i privilegi economici, derivanti dal proprio status, ad opera delle tecnologia; non per niente lo troviamo in Inghilterra alla fine del 1700, in piena rivoluzione industriale, quando le macchine erano considerate la causa della disoccupazione e dei bassi salari ma sopratutto andavano ad infrangere tutta una serie di monopoli.

Sulle astronavi non c'è molto spazio per le librerie

Sulle astronavi non c’è molto spazio per le librerie

Questo è il motivo per cui ci sono innovazioni tecnologiche che stimolano di più la componente luddista della società. Se l’introduzione della musicassetta e del walkman, che andavano a sostituire il vecchio mangiadischi, non avevano portato a nessuna reale resistenza, in quanto sostanzialmente innocui, con la nascita del CD (duplicabile) si è cominciato a sentire cazzate del tipo che il suono del vinile è ineguagliabile, con la compressione degli MP3 poi… OK, ma io quando la musica si poteva ascoltare solo su vinile c’ero e fra fruscii, testine che saltavano, scratch e quant’altro, francamente preferisco un Mp3 a 64kbps. Adesso tocca al libro, sì perché le stesse cazzate sul romanticismo dei fruscii del vinile oggi le sentiamo sulla puzza di muffa sull’odore della carta. Ma volete mettere la sensazione tattile dello sfogliare delle pagine al meccanico ticchettio di un pulsante sul Kindle…

In realtà il libro elettronico fa paura. Fa paura alle case editrici per il solito motivo legato alla pirateria, sì perché non c’è nulla che l’editore possa fare per evitare che il proprio ebook possa essere facilmente duplicato in infinite copie e in maniera illegale, nulla tranne venderlo ad un prezzo equo. Che mi frega di andarmi a scaricare un libro pirata se l’originale lo trovo a 1,99? Poi ci saranno anche quelli che il libro lo scaricheranno comunque, ma in ogni caso non l’avrebbero comprato. In Italia, ovviamente, gli e-book si trovano a 8,99 e anche di più, un abominio. Ma l’ebook fa paura anche agli scrittori, quelli che hanno dovuto pagare per essere pubblicati dalle case editrici, quelli che hanno dovuto vedersi i propri libri riscritti per vederli pubblicati, quelli che sono semplicemente raccomandati, quelli che hanno approcciato la letteratura partendo da un campo differente. Tutta questa gente ha paura di venire soppiantata da scrittori indipendenti o legati a micro-case editrici che si autopubblicano non dovendo sopportare i costi di stampa e distribuzione.

In questo 2012 si è assistito a più di un attacco da parte di questi personaggi al libro elettronico, ridicoli anatemi basati su stravaganti concetti ambientalistici, inesistenti basi tecnologiche e noiose menate neo-romantiche. Nessuno che si renda conto di essere ridicolo al punto di mettere al primo posto il contenitore rispetto al contenuto, probabilmente perché loro di contenuti ne hanno pochini.

La carta usata, la nuova frontiera delle droghe

La carta usata, la nuova frontiera delle droghe

Ma falsi-scrittori ed editori si possono comprendere, ne hanno un tornaconto economico, quelli che invece mi danno maggiormente fastidio sono coloro che neo-luddisti lo sono gratuitamente. Una manica di fessi radical-chic che i libri li comprano scegliendoli dalla top ten in edizione rilegata ed esclusivamente per farne un feticcio da mettere nella libreria del soggiorno. Gente che legge 5 libri l’anno, di cui tre sotto l’ombrellone e scegliendoli fra le perle di Fabio Volo e le Cinque Sfumature di qualche cosa. Fatevelo dire siete delle teste di cazzo e lo siete a maggior ragione quando il vostro messaggio neo-luddista volete lanciarlo utilizzando i social network, siete gli stessi pseudo-ambientalisti della domenica, che pensano che la raccolta differenziata e l’abolizione delle buste di plastica risolveranno tutti i mali,  gli stessi stolti che hanno bisogno di una battaglia da poter condividere su Facebook. Siete inutili, anti-storici, superati e ignoranti, ignoranti nel senso più ampio del termine, eh, perché forse, non ve ne siete accorti, mentre vi dedicate ai vostri girotondi virtuali sui social network condividendo la foto della Foca Monaca in via di estinzione il resto del mondo va avanti senza di voi e negli Stati Uniti si stima che l’anno prossimo verranno venduti libri elettronici per il 45% del totale, capite 45% e l’ebook reader è stato inventato solo cinque anni fa, forse perché chi i libri li compra trova l’innovazione migliore del vostro pseudo romanticismo?

 

 

[1] Non rompetemi il cazzo dicendo che il primo tablet è stato inventato nel millenovecentosettantaequalcosa da un monaco boemo a cui il piccolo Steve ha rubato il progetto

Non voglio stare a tediare l’universo con la storia di Alan Turing e con tutte le menate sulla sua vita, il suo lavoro e la sua morte.  In occasione dei cent’anni dalla nascita di uno dei veri geni del ‘900 in tanti, troppi, spesso in maniera ipocrita, ne stanno celebrando le imprese intellettuali.

Voglio solo ricordare la Tesi di Church.

«Una funzione è effettivamente calcolabile sse è T-computabile»

in altre parole

«Le macchine di Turing sono in grado di risolvere tutti i problemi algoritmici effettivamente risolubili»

ciò detto mi sento un coglione perché, da cosa nasce cosa,  ho cominciato a leggiucchiare qualche documento sulla computabilità compresa una tesi di laurea in Informatica che sembra una tesina della terza media e ho fatto una fatica immane a riprendere dei concetti che fino a pochi anni fa erano parte integrante del  mio modo di ragionare.

Sì è vero che sto invecchiando, ma temo di essere cambiato molto, forse un po’ troppo.

Giornali,  TV ma anche romanzi e saggi tendono ad utilizzare come sinonimi  due termini, genericamente derivati dalla letteratura fantascientifica, parlo di “cyborg” e “androide” che oltre ad avere un significato diverso hanno  un differente impatto culturale e antropologico sull’immaginario collettivo.

 

Il cyborg è un organismo cibernetico derivante dalla fusione di elementi artificiali ad un organismo biologico. Il termine che deriva dalla contrazione delle parole cybernetic organism viene coniato in ambito medico, nel 1960, da Manfred E. Clynese Nathan S. Kline in merito ai loro studi sulla sostenibilità della vita umana in ambienti extra-terrestri grazie all’apporto di integrazioni cibernetiche per adattare il corpo umano alle nuove condizioni.

 

L’androide  è un essere artificiale con sembianze umane che può anche integrare elementi biologici esclusivamente finalizzati a renderlo più esteticamente simile all’essere umano (è il caso del Terminator T-800 che è ricoperto da un’epidermide con le stesse caratteristiche di quella umana, compreso l’odore, ma che nonostante questo NON è un cyborg) Il termine androide deriva dal greco ανδρός che significa “uomo” e pare sia in uso dal 1200. Del resto la stessa suggestione di organismi meccanici simili all’uomo può essere fatta risalire alle leggende ebraiche sui Golem.

 

L’idea della possibile esistenza di un organismo artificiale antropomorfo è in un certo senso vecchia come l’uomo. Un androide prima di tutto non è vivo, da un certo punto di vista non ha un’anima e questo lo rende un giocattolo, pericoloso, a volte distruttivo, ma che  rimane un oggetto per il quale è difficile provare dei sentimenti. Certo la fantascienza è piena di racconti su androidi talmente umanizzati da destare un moto di angoscia e un senso pietà, Asimov si è persino inventato la robopsicologia, ma in ultima istanza un robot è una creazione non una creatura, si può averne paura certo, si può soffrire del complesso di Frankenstein, ma non è difficile, non è “immorale” pensare di sterminare una macchina, un mostro animato ma senz’anima.

 

Il mostro non trovava un posto nella società umana e, nella sua disperazione, si rivoltava contro lo scienziato e coloro che gli erano cari. Uno a uno i parenti dello scienziato (inclusa sua moglie) vengono uccisi e alla fine anche lo scienziato muore. Il mostro si allontana verso l’ignoto, presumibilmente per morire nel rimorso. (Isaac Asimov nella prefazione a “Il Secondo Libro dei Robot”)

 

Nella storia di Mary Shelley viene raccontato il terrore del creatore di essere sopraffatto dalla sua creatura, certo il mostro era di carne e sangue non era un robot di plastica e metallo ma la sua ribellione è uguale a quella di Skynet e dei Terminator di James Cameron, la creatura migliore del creatore, il creatore geloso della creatura alla fine un conflitto e la selezione naturale che fa il resto. Se però la creatura rimane un essere antropologicamente “inferiore”, se pure con una buona dose di sciovinismo, la questione si complica quando la creatura è uno di noi, un cyborg, un post-umano. Oggi la tecnologia  si è imposta in campo medico sia con l’introduzione di protesi per la sostituzione di una componente fisiologica “guasta” che per un utilizzo meramente estetico. Organi artificiali, protesi bioniche, esoscheletri neurali la tecnologia evolve sempre più verso la possibilità di creare un vero e proprio cyborg, verso la possibilità di fondere carne e metallo in un organismo nuovo, “più forte, più veloce”. Fondere carne e metallo, questa stessa espressione restituisce il senso di angoscia di fronte al timore di una nuova specie di post-umani che non sono macchine, non sono creature, ma che sono esseri umani potenziati per essere migliori ma diversi, con tutte le implicazioni che questo essere “diversi” comporta.

 

La letteratura ha affrontato il tema dei cyborg con due diversi approcci. Negli anni ’70-’80  il miglioramento cibernetico dell’uomo non era mai ricercato ma era il risultato di un incidente o di un sacrificio per un bene supremo; negli anni ’80-’90 con l’avvento del filone cyberpunk la trasformazione del corpo, l’introduzione di appendici meccaniche nella carne nasceva dal tentativo di superamento della condizione umana, dall’anelare ad uno stato post-umano. Nel cyberpunk, tuttavia, raramente si trova, negli autori, un compiacimento per la condizione post-umana, anzi quasi sempre l’umanità è più decadente e mai il miglioramento fisico è andato di pari passo col miglioramento sociale. Oggi la condizione post-umana, in un certo filone “transumanista” è, in un certo senso, auspicata ed è usata come trampolino di lancio per innalzare la mente ad un livello spirituale più elevato; come a volersi liberare del problema della vecchiaia, della debolezza, della fragilità dell’essere umano per poter aspirare a trascendere la stessa umana condizione.

 

Le nostre case, intanto, sono piene di ammennicoli sempre più intelligenti, robot per cucinare, per pulire, per lavare, nessun androide, nessuna paura, non ancora, ma certo quando sento parlare di queste robe qui vengo assalito da un certo senso di inquietudine.

 

[spoiler show=”Mostra Galleria Cyborg e Androidi” hide=”Nascondi Galleria Cyborg e Androidi”] [/spoiler]