Fra il 1958 e il 1959, in piena Guerra Fredda, inizia la corsa alla Luna coi primi successi sovietici e delle sonde Luna 2 e Luna 3 fra settembre e ottobre 1959. Gli Stati Uniti trovatisi a rincorrere nello spazio l’Unione Sovietica, già dopo il lancio dello Sputnik, rispondono nel 1958 con le sonde Pioneer e successivamente con le Ranger ottenendo i primi riscontri solo nel 1965 con le prime foto della Luna a distanza ravvicinata. Intanto Luna 9 dell’URSS, nel gennaio 1966, effettuava il primo allunaggio morbido, obiettivo ripetuto dagli USA pochi mesi dopo con la sonda Surveyor 1, aprendo in questo modo la strada per il trionfo dell’Apollo 11 che il 20 luglio del 1969 portò il primo uomo sulla Luna, seguito da altri cinque sbarchi e 12 essere umani scesi sulla superficie del satellite. La corsa alla Luna si chiuderà nel 1976 con l’ultimo allunaggio della missione sovietica Luna 24, fino ad oggi.
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Mentre gli U.S.A. del Presidente Reagan annunciavano l’avvio del progetto “Star Wars” ovvero dello Strategic Defense Initiative (SDI) che si proponeva di usare sistemi d’arma dislocati sulla Terra e nello spazio per difendere gli Stati Uniti da eventuali attacchi con missili balistici armati di testate nucleari, l’URSS si preparava a lanciare il primo prototipo del veicolo Polyus, quella che si presume fosse una piattaforma di armi orbitale in grado anche di difendersi da attacchi ASAT (Anti-satellite weapons).
Siamo in piena Guerra Fredda, il timore (motivato) degli URSS era che il progetto “Star Wars” da un lato nascondesse la minaccia di attacchi dall’orbita e dall’altro interrompesse il cosidetto concetto di distruzione mutua assicurata che prevedeva che qualunque attacco nucleare di una delle due superpotenze sarebbe stato totalmente distruttivo per entrambe le parti in causa, impedendo di fatto a entrambe le fazioni di schiacciare il pulsante rosso per prima.
Oggi parliamo di robot giganti, non è una novità dite? Beh, ma oggi parliamo di veri robot giganti, nella mia passione per i mecha più volte mi sono imbattuto in Beetle, un prototipo sperimentale degli anni ’50-’60 realizzato per l’US Air Force.
Verso la fine degli ann’50 la Divisione Armi Speciali della U.S. Air Force era interessata a valutare dei veicoli corazzati schermati dalle radiazioni. Ci furono tre proposte per il progetto: Beetle, Masher (un tank T-51 schermato) e Bat (sulla base di un trattore Coleman).
Nell’interessantissimo documento del 1963, oggi declassificato, dal titolo “USAF shielded cab vehicles test and evaluation” ci sono tutte le valutazioni e le specifiche dei veicoli (sono poco più di 7Mb ma ne vale la pena). Dei tre prototipi proposti certamente il più interessante, dal punto di vista tecnico, è proprio Beetle.
Beetle è dunque un vero e proprio mecha, progettato fra il 1959 e il 1961, per la U.S. Air Force dalle Jared Industries con lo scopo di effettuare manutenzione sui motori della futura generazione di bombardieri alimentati ad energia nucleare del progetto NEPA (Nuclear Energy Propulsion for Aircraft). Con la cancellazione del progetto NEPA, avvenuta agli inizi degli anni ’60, però, Beetle venne riconvertito per la bonifica dei detriti derivanti da esplosioni nucleari.
L’unico prototipo funzionante del progetto Beetle, che fu sviluppato a partire da un carro armato M42 Duster (i cingoli e la parte inferiore), aveva dimensioni imponenti: era lungo circa 7 metri largo 4 e alto 3 (anche se poteva sollevare la cabina di comando e le braccia meccaniche fino a 9 metri grazie a 4 pistoni idraulici). Beetle era dotato di manipolatori sensibilissimi in grado di effettuare le operazioni di manutenzione sui delicati motori atomici del progetto NEPA ma anche di tirare fuori un uovo dal cartone, come dimostrato in un’esibizione in pubblico nel 1962.
Lo scafo del mecha era, ovviamente, progettato per proteggere il pilota dalle radiazioni atomiche grazie ad una corazza di acciaio di 2,5cm e un’intercapedine di piombo spessa oltre 30cm che rivestivano un abitacolo angusto ma confortevole, dotato di aria condizionata e TV per l’operatore che doveva lavorare in condizioni estreme anche per diverse ore.
Beetle, che era spinto da un motore da 500cv in grado di muovere le sue 77 tonnellate fino a 12 km/h, non entrò mai in servizio sia per le mutate condizioni politiche sia per le difficoltà a trasportare in giro per il mondo un mostro gigante ma delicatissimo, dai costi di esercizio elevatissimi e che, già nei test e nelle dimostrazioni, si era dimostrato tutt’altro che affidabile.
Oggi per le attività di bonifica di siti nucleari si utilizzano robot molto più piccoli, teleguidati e spesso dotati di intelligenza a bordo; nonostante le sue pecche, però, Beetle resta, tutt’ora, un capolavoro della tecnica oltre che un affascinante reperto tecnologico di cui sembra si siano perse le tracce. L’U.S. Air Force è molto restia a dare informazioni e nessuno sa in quale sperduto magazzino il povero Beetle sia stato abbandonato ad arrugginire.
A questo punto non mi resta che lasciarvi con una mini-gallery delle immagini della dimostrazione del Beetle pubblicate su LIFE Magazine del maggio 1962.
L’altro giorno, vado sul sito della NASA, come faccio ogni tanto, questa volta per leggere le ultime novità sul lancio della sonda MAVEN in direzione Marte, e quasi mi prende un colpo quando mi ritrovo di fronte a questa schermata.
Dopo una sequela mentale di bestemmie indirizzate a tutti i politici italiani e stranieri oltre che agli dei di tutte le religioni (che male non fa) e dopo essermi maledetto per non aver scaricato tutto lo scaricabile (la parte multimediale del portale della NASA è strepitosa) cerco di capire cosa diavolo sia successo.
Uno dei temi più abusati dei disaster movie è l’arrivo di un meteorite in rotta di collisione con la Terra, da “Deep Impact“, al recente “Melancholia” passando per “Armageddon“, fin dagli anni ’50 la minaccia che un capriccio del cosmo annulli, come un colpo di spugna su una lavagna, la vita sulla Terra insieme a centinaia di anni di progresso e civiltà incombe nella letteratura, nel cinema e in TV. Quando, ieri, la minaccia si è palesata, ripresa da cellulari, telecamere di sorveglianza[1] e web cam, sui PC e sui teleschermi di tutto il mondo, quasi sembrava di essere in uno di quei b-movie dove arrivano le notizie dell’apocalisse dai televisori esposti nella vetrina di un negozio mentre ti aspetti, da un momento all’altro, che toccherà anche a te.
tutto ciò per dire che non fai in tempo a parlare di un asteroide che passa a 28.000 km dalla Terra che ti ritrovi un sasso di qualche metro (per una cinquantina di tonnellate) decide di disintegrarsi nei cieli della regione del Chelyabinsk a relativamente poca distanza da Mosca colpendo con la sua onda d’urto e, probabilmente, qualche detrito, ben sei cittdine, per un numero di feriti superiore alle mille unità.
Il meteorite, in base alle osservazioni dei video amatoriali, si sarebbe disintegrato a qualche decina di chilometri di altezza in nove diverse esplosioni anche se, stando a fonti dell’esercito russo, nel vicino lago ghiacciato di Chebarkul sarebbe stato rinvenuto un cratere di 6 metri di diametro, attorno al quale giacciono piccoli pezzi di roccia nera di 0,5-1 centimetri.
Adesso della scia del meteorite sono rimaste solo le polemiche a partire dallo stesso Putin che ha criticato il sistema esistente di monitoraggio «non del tutto efficace» non essendo in grado di creare un sistema di allerta per la popolazione ed effettivamente l’agenzia spaziale Roscosmos ha dovuto riconoscere che i loro apparecchi non hanno registrato nulla. E’ anche vero che se avessero avvisato la popolazione forse sarebbe stato peggio…
Però i più divertenti, come al solito, sono i complottisti a partire dal redivivo leader dei liberal democratici russi Vladimir Zhirinovsky,secondo il quale non si è trattato di un meteorite ma «di un test di armi americane». Ma internet è, ovviamente, piena di fessi che ipotizzano una qualche variante al sistema Haarp per provocare la caduta di meteore.
Naturalmente, poi, era inevitabile associare 2012 DA14 che è passata ieri sera nel suo punto più vicino alla Terra (per questo giro) con la “pioggia di meteoriti” nonostante tutti gli scienziati continuino ad affermare che si tratta di due fenomeni distinti.
Infine ci sono quelli che hanno visto troppi film e sono convinti che avremmo la tecnologia per distruggere gli asteroidi prima che entrino nell’atmosfera terrestre; cialtroni se un oggetto come 2012 DA14, che non è neppure grandissimo, decide di cadervi in testa, scavate un buco profondo in cui ficcarvi dentro e cominciate a pregare, non vi servirà a nulla ma vi terrà impegnati.
[1] la cosa che più mi ha sconvolto ieri è che le assicurazioni in Russia obblighino i contraenti ad installare a bordo delle auto dei sistemi di videosorveglianza. Non che io sia particolarmente favorevole al concetto di privacy, almeno come lo intende la maggior parte degli italiani, ma questo delle telecamere dal lato passeggero mi sembra davvero eccessivo.