Con tutti i ritorni di vecchie serie TV al cinema o sul grande schermo in alcuni casi con un successo strepitoso e una qualità indiscutibile (Battlestar Galactica) e in altri casi con flop clamorosi (La Donna Bionica) non poteva mancare una vecchia conoscenza già portata sul piccolo schermo negli anni ’70 e che ora fa il salto sul grande schermo. Parlo di Wonder Woman interpretato nella serie originale (dalla seconda stagione) dalla bellissima e statuaria Lynda Carter. Anche se il progetto è stato ufficialmente sospeso a causa dello sciopero degli scrittori USA fra non molto tempo vedrà la luce “Justice League of America”, un film che riunirà insieme i vari supereroi della DC Comics. Quindi vedremo Superman, Lanterna Verde, Batman, Acquaman, Flash e poprio lei l’eroina resa celebre dal telefilm degli anni ’70 Wonder Woman che sembra sarà interpretata da Megan Gale. Certo la cangura della Vodafone sembra avere “le physique du role” per prendere il posto che fu di Lynda Carter, ma la vedo dura, per lei australiana, entrare nel cuore dei fan americani dell’incarnazione di un personaggio con il costume a stelle e strisce.
Il 2008-2009, poi, potrebbero essere gli anni dei Supereroi; pare che oltre al film sulla “Lega della Giustizia” con gli eroi della DC Comics ci sarà il ritorno di Hulk e l’arrivo al cinema di Iron Man con dei possibili crossover fra i due film che fanno pensare che a breve avremo anche un film con una reunion dei vari supereroi dell’universo Marvel.
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Da piccolo volevo fare l’astronauta. Tutti i bambini, negli anni settanta, volevano fare l’astronauta, c’era ancora nell’aria il sapore della corsa allo spazio, la Luna era stata raggiunta da poco e sembrava che 2001 Odissea nello Spazio non fosse poi così fantascientifico. Oggi i viaggi spaziali sono quasi un ricordo lontano (non so più nemmeno a quando hanno rinviato il lancio dello Shuttle) e i bambini da grande vogliono fare i calciatori, non perchè gli interessi il “pallone” ma per potersi riciclare in personaggi televisivi usa e getta.
Intanto arriva dal museo di Storia Naturale di New York la presentazione da parte di Richard Branson della SpaceShiop Two: una vera e propria navetta spaziale in grado di portare in orbita fino a 6 passeggeri già dal 2009. Il costo di 200.000 dollari ovviamente non è accesssibile ai più, ma quale modo migliore di spenderli? Sarà una trovata pubblicitaria, una scommessa commerciale o vero e proprio spirito pioneristico ma dopo quella statua su Marte un’altra notizia piacevole. Stephen Hawking comunque si è prenotato :-)
Premio Nebula 2004, questo romanzo di Joe Hademan, notissimo autore SF in particolare per il ciclo “Guerra Eterna”, riprende il tema abusato ma centrale della fantascienza classica delle intelligenze aliene. Russell Sutton è uno scienziato che impegnato in vari progetti militari di esplorazione extra-terrestre molla tutto per mettersi in proprio e dedicarsi alla ricerca di relitti subacquei. Diventato famoso per aver recuperato il Titanic Russel si imbatte, non del tutto casualmente si scoprirà, in un insolito manufatto nelle profondita dell’oceano al largo delle isole Samoa. Un’equipe di scienziati cercherà di studiare questo oggetto senza approdare a nulla fino a quando, almeno, il manufatto si rivelerà per quello che è quando sarà raggiunto dall’alieno mutaforma che da milioni di anni, senza memoria di se, circola sulla Terra prima nei mari mischiato alla fauna marina e poi fra gli essere umani.
Bellissima l’evoluzione del Finto Uomo da quando prende per la prima volta la forma umana e nel corso degli anni fino a raggiungere il manufatto nei panni di una donna, inutile l’iontroduzione dell’entita “Camaleonte” che non ha alcun rilievo nell’economia della storia. Tutto sommato da leggere.
Il successo di Star Trek è sempre stata l’Enterprise. Mai nella storia della fantascienza ad una nave è stato dato un nome più evocativo di quello. L’Enterprise nel corso di oltre trent’anni è stata, per i fan di una serie TV, una specie di icona, ha rappresentato un luogo della mente a cui tornare. Ecco dunque che Deep Space 9 pur essendo la migliore fra le serie Trek non ha avuto l’appeal della serie classica e di Next Generation, mancava l’Enterprise ed ecco il perchè di Voyager prima e di Enterprise poi; ci vuole una nave, un punto fisso e allo stesso tempo in grado di spostarsi fino a dove nessun uomo è mai giunto prima. L’Enterprise, quella classica, rappresenta un luogo immaginario dove esiste una società utopica. Una società, quella creata dal compianto Gene Roddenberry, in cui il bene e il male hanno ruoli ben distinti e definiti e non ci sono zone grigie di confine, e tutto molto semplice, netto, rilassante. Sull’Enterprise non c’è il collega invidioso che vuole fregarti la promozione e se c’è è da tutti inviso e non elogiato per la sua scaltrezza. Kirk è il comandante per le sue capacità e _nessuno_ lo mette in discussione, quello che dice è legge, non perchè incuta timore o paura e nemmeno per il rispetto dovuto ai superiori ma solo perchè ha dimostrato, infinite volte, che quello che dice e fa è giusto e se decide di infrangere la prima direttiva ci sarà un motivo e se dovrà pagare le conseguenze delle sue azioni non cercherà mai di dare la colpa a Uhura.
Rieccoci nuovamente al cinema per un nuovo film, l’undicesimo, ambientato nell’universo della Federazione Unita dei Pianeti… questa volta assisteremo ad un nuovo prequel o meglio ad una nuova storia ambientata prima che il Capitano Kirk diventasse leggenda. Nuovi attori interpreteranno le vecchie conoscenze della serie classica, avremo un nuovo capitano Kirk, Zacary Quinto dhe dopo Sylar di Heroes interpreterà Spock e sopratutto tornerà, con la magia dei moderni effetti speciali, l’Enterprise, quella vera, dalle forme semplici e geniali senza l’NX del prototipo e senza lettere dell’alfabeto dopo il nome; il tutto sotto la direzione di J.J. Abrams che francamente, da Alias a Lost, non mi ha mai entusiasmato più di tanto. Rumors dicono che la serie rispetterà il più possibile i canoni della timeline classica, senza avvenimenti improbabili come per Enterprise. Il fandom è concorde nel dire che Star Trek XI avrà due sole possibilità o rilancerà il merchandise portando magari ad una nuova serie o distruggerà semplicemente quello che rimane dell’universo di Gene Roddenberry. Io credo che il film potrà pure essere mediocre ma che Star Trek non finirà qui.
Nei mesi scorsi Italia 1 ha trasmesso la prima stagione di un nuovo telefilm americano: Heroes. Finalmente complici le “vacanze” (vabbè meglio non toccare questo tasto, fanculo) natalizie e una maggior rilassatezza ho, anzi abbiamo (io e la mogliettina), cominciato a vederlo. Se è pur vero che avevo evitato accuratamente di leggere recensioni complete, da quel poco che mi era arrivato di sfuggita dai ng avrei giurato fosse una squallida rivisitazione dell’universo Marvel e DC in chiave televisiva. In realtà se è pur vero che ci sono tutte le classiche capacità dei super eroi dei comics americani, la storia è sufficientemente originale e le ambientazioni come anche lo studio dei personaggi sono molto complesse e fanno il verso alle ultime produzioni fumettistiche di oltre-oceano. Ad ogni modo, contro ogni mia aspettativa, la serie è meravigliosa.
A voler buttare giù una veloce sinossi: ad un certo punto della storia alcune mutazioni del DNA umano fanno si che un certo numero di individui scopre possedere delle capacità uniche (si esattamente come X-Men). Ognuno di loro reagisce a suo modo e se qualcuno pensa che queste nuove capacità gli siano state donate dal destino per salvare il mondo, altri diventano criminali in cerca di potere (si si come X-Men) ed altri ancora sono spaventati, si sentono dei mostri e non riescono a controllare le nuove capacità. Tutti questi super-uomini sono legati da un filo narrativo che li porta ad incontrarsi e a dipendere l’uno dall’altro e se mentre un genetista indiano li sta cercando per studiarne le capacità uno di loro sta cacciando gli altri per ucciderli e assorbirne i poteri e su tutti aleggia l’ombra di un’organizzazione segreta che li osserva e li manipola per scopi sconosciuti.
Nella serie spicca, volutamente, il personaggio di Hiro, un otaku giapponese, che scopre di possedere la capacità di manipolare il continuum spazio-temporale e che fra gag comiche e richiami alla cultura nipponica è sempre al centro della serie. Nei vari episodi ci sono infiniti richiami ad altre serie di fantascienza, a fumetti e a film che rendono il telefilm ancora più godibile. Ho il sospetto che Heroes sia però stato sponsoriozzato dalla Nissan :-)