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Con la nascita di Gabriele e con Monica non “in formissima” sono qui a gestirmi i pargoli e aumentano i momenti per poter guardare qualche serie accantonata in un cassetto (espressione desueta per definire una cartella sperduta in un hard disk dimenticato).

 

 

E’ la volta di PlanetES un anime fantascientifico basato sul manga omonimo di Makoto Yukimura uscito nel 2001.  PlanetES è la trascrizione del termine  ΠΛΑΝΗΤΕΣ che, in greco antico, significa “errante” (vagabondo) e da cui ha origine il termine italiano “pianeta”.

 

La serie è pura hard science fiction, cosa infrequente anche se non insolita per le produzioni giapponesi; il mecha design è molto curato e anche gli svarioni scientifici sono moto limitati, oserei dire che è una serie ideale per ragazzi di 14-16 anni, ma godibilissima anche da un adulto.

 

La storia si svolge intorno al 2075, il primo episodio si apre con un volo spaziale commerciale, un’astronave simile ad un aereomobile orbita intorno alla Terra, sui sedili gente che va in vacanza, facce sorridenti, clima rilassato… in lontananza un bullone incrocia la rotta del volo spaziale e impatta violentemente con un oblò dell’astronave causandone la decompressione esplosiva e la morte di tutti i passeggeri.

Questo disastro accende i riflettori su un problema enorme per il futuro dell’esplorazione nello spazio: i detriti spaziali.

 

Decenni di missioni esplorative in orbita, satelliti abbandonati, materiale usato per la costruzione di stazioni spaziali, attrezzi smarriti dagli astronauti durante le riparazioni in orbita, hanno riempito lo spazio attorno alla Terra di tonnellate di spazzatura cosmica alla deriva. Non tutti i detriti sono mappati e anche un piccolo bullone, come abbiamo visto, può causare una catastrofe.
La Technora Corporation è una multinazionale con grossi interessi nell’esplorazione spaziale; una delle sue sezioni, la Sezione Debris, si occupa proprio di raccogliere i detriti spaziali  per salvaguardare le astronavi dai rottami vaganti, in pratica sono dei veri e propri spazzini orbitali.

 

Raccogliere detriti senza valore è un lavoro costoso e per nulla remunerativo e la Sezione Debris è una vera e propria armata Brancaleone, un gruppo di casi  umani, astronauti quasi per caso, ma che ogni giorno fanno la differenza. Spesso la raccolta dei detriti è solo funzionale a raccontare le storie dei personaggi, i loro rapporti, i loro sentimenti; a raccontare un futuro possibile che eredita tutti i difetti di un indimenticato passato: corruzione,  ingerenze della politica, terrorismo…

 

L’ anime è stato realizzato da Sunrise, prodotto da Yoshitaka Kawaguchi e composto da 26 episodi, distribuito in Italia dalla francese Beez Entertainment in 6 DVD.

 

Bellissima la sigla di apertura che presenta i personaggi principali mentre ripercorre le tappe dell’esplorazione spaziale.

Le cittadine di provincia, negli USA, sorprendono sempre per essere quasi delle città stato con leggi e regolamenti proprie oltre a un sindaco e uno sceriffo che fanno il bello e il cattivo tempo nella città; altro che il federalismo all’acqua di rose Umberto Bossi. In un contesto del genere è facile immaginare che si possa costruire una città controllata dal governo e abitata da soli geni, giusto per vedere cosa viene fuori. Presumibilmente negli anni ’40, dunque, da un’idea di Albert Einstein, nasce nel cuore degli Stati Uniti, Eureka, una cittadina che ruota intorno alla General Dynamics, società controllata dal governo e che si occupa di “impiegare” i talenti dei cittadini di Eureka per rivoluzionarie scoperte scientifiche e militari.

Eureka non è un posto normale, supernove che esplodono, bombe atomiche, viaggi nel tempo, cambiamenti nella gravità sono all’ordine del giorno come sono all’ordine del giorno i guai causati da questi esperimenti e che vedono la città in pericolo di evacuazione praticamente ad ogni episodio della serie; sì perché sto parlando di una serie televisiva dove il protagonista principale è lo sceriffo Jack Carter che è chiamato di volta in volta a sbrogliare la matassa utilizzando un approccio ai problemi scarsamente scientifico ma molte volte risolutivo.

Alle vicende di Eureka sono intrecciate le vicende personali di Carter: i problemi adolescenziali di sua figlia Zoe, l’amore contrastato per la dottoressa Allison Blake, la rivalità con il premio nobel Nathan Stark, l’amicizia con Henry Deacon. In un susseguirsi di colpi di scena con una leggerezza rara nelle serie di sf moderne, ogni episodio di Eureka, anche i meno belli, accompagnano lo spettatore alla fine della storia guidandolo attraverso la realtà alternativa del telefilm che diventa solo strumentale all’economia del racconto.

Un solo rimpianto, nel pilot della serie (bruttino) era presente Greg Germann nei panni del dott. Warren King, poi sostituito nella prima stagione da Nathan Stark; beh Germann (il Richard Fish di Ally McBeal) era adattissimo alla parte dello scienziato schizzato e un po’ stronzo e mi sarebbe piaciuto vederlo nel cast regolare.

 

Da bambino giocavo coi Lego, le famose costruzioni di plastica, un po’ più grande mi sono dilettato nel modellismo statico (non sempre con risultati eccezionali, non sono portato per dipingere), ho riempito mezza casa di mobili IKEA ma mai, dico mai, mi sono trovato di fronte a un casino come quello di assemblare questo Buzz Lightyear con tanto di astronave.

Sulla scatola c’è scritto che il gioco è destinato a bambini da 5 anni in su, hanno dimenticato di scrivere però che per l’assemblaggio è necessaria la consulenza di un ingegnere aerospaziale con un master in giocattoli che si fingono un cartone animato della Pixar.

Ci ho messo qualche ora per mettere insieme i pezzi insieme a Pierpaolo che non vedeva l’ora di piazzarci sopra gli adesivi, ma alla fine eccolo qui:



Un telefilm d’azione e d’avventura che ha per protagonista un super elicottero, questo è Airwolf, uno dei serial cult degli anni ’80.

Sfruttando il successo del film “Blue Thunder” (da cui verra’ anche tratta una serie televisiva), Airwolf  viene lanciato con un episodio pilota di quasi due ore dove viene raccontata la genesi di questa super arma del governo americano nome in codice “Airwolf” (per l’adattamento italiota Tuono d’Acciaio). Si scopre così che il prototipo di questa nuova generazione di macchine da guerra è stato trafugato dal suo creatore e portato in Libia per essere venduto a forze straniere ostili. I servizi segreti americani vengono, ovviamente, mobilitati per il recupero della nuova arma ipertecnologica e, per l’occasione, viene richiamato in servizio uno dei migliori piloti di elicotteri delle forze armate, Stringfellow Hawke (in Italia Stradivarius Hawke), l’unico con qualche chance di portare a termine con successo la missione.

Hawke, dopo aver combattuto nella guerra del Vietnam e aver visto morire tanti suoi commilitoni, è tutt’altro che felice all’idea di tornare in servizio attivo, ma ha bisogno dell’aiuto del governo americano per riuscire a salvare suo fratello, St. John Hawke, ancora disperso in Vietnam, dunque, suo malgrado, accetta la missione.

Il riferimento di Hawke, nei servizi segreti, è Michael Coldsmith Briggs III “Archangel” che acconsente a rivelargli tutte le informazioni in possesso del Governo una volta recuperato il prototipo dell’Airwolf.  Stringfellow, dunque,  parte col suo amico Dominic Santini copilota e meccanico nella missione di recupero del velivolo segreto. Il recupero dell’Airwolf, ovviamente, riesce ma Hawke, che conosce le trame dei servizi segreti, decide dei non riconsegnare l’elicottero agli Stati Uniti e lo nasconde in una località segreta nel deserto, impegnandosi a  restituirlo solo dopo aver avuto notizie del fratello ma accettando di utilizzare il velivolo, insieme al suo copilota Dom, per compiere alcune missioni riservate per conto del governo.

CURIOSITA’

– Della fiction  “Airwolf” sono state girate due serie una di tre stagioni e una successiva, “Airwolf II”, di una sola stagione in cui cambiano i personaggi e il posto di Stringfellow Hawke viene preso dal fratello maggiore St. John Hawke. Airwolf II  non è mai stata trasmessa in Italia e, negli USA,è stata sospesa dopo una stagione a causa dei bassi ascolti.

– L’elicottero Airwolf come detto non è un elicottero normale, viene designato come a long-range supersonic multirole helicopter. L’elicottero è, infatti, in grado di operare su una distanza di 1450 miglia e viaggiare a una velocità superiore a Mach 1 grazie a due potenti turbine.la cui spinta può essere anche invertita permettendo al velivolo di rallentare quasi istantaneamente. L’Airwolf è rinforzato con materiali speciali che lo rendono invulnerabile alle armi leggere.

– L’elicottero usato nella serie è un bell 222 appositamente modificato.

– Il titolo originale della sere è “Airwolf” ma la serie è conosciuta in USA anche come “Lonewolf”. In spagna il titolo invece è stato cambiato in “Lobo del aire” mentre nella prima trasmissione in Italia il titolo era “Supercopter”

CREDITS

Titolo Originale: “Airwolf”
Creato da: Taenha Goodrich, Jake West
Produttore: Burton Armus, Lester Wm. Berke, Clyde Ware, Rick Kelbaugh, Alan Godfrey
Produttore Esecutivo: Donald P. Bellisario, Bernard L. Kowalski
Musiche: Sylvester Levay, Udi Harpaz
Casa di Produzione: Belisarius Productions
Episodi: durata circa 60 minuti. 56 episodi in tre stagioni dal 1984 al 1986 trasmesso la prima volta sulla CBS. 24 episodi per la serie Airwolf II prodotta nel 1987

CAST

Stringfellow(Stradivarius) Hawke – Jan-Michael Vincent (1984-1986)
Michael Coldsmith Briggs III ‘Archangel’ – Alex Cord (1984-1986)
Dominic Santini – Ernest Borgnine (1984-1986)
Marella – Deborah Pratt (1984-1985)
Caitlin O’Shannessy – Jean Bruce Scott (1984-1986)
St. John Hawke – Barry Van Dyke (1987)
Jason Lock – Anthony Sherwood (1987)
Jo Santini – Michele Scarabelli (1987)
Major Mike Rivers – Geraint Wyn Davies(1987)

Niente petrolio o fissione nucleare, niente ingombranti pannelli solari o brutte pale eoliche, la soluzione dei problemi energetici si chiama elio-3, un combustibile indispensabile nelle centrali elettriche a fusione di nuova generazione. L’elio-3 è raro sulla Terra ma è presente, in grandi quantità, sul lato oscuro della Luna ed è proprio qui che la Lunar Industries ha costruito una base lunare per supervisionare la raccolta del prezioso isotopo da inviare sulla Terra.
La base lunare è abitata da un unico umano, Sam Bell, con un contratto triennale con la Lunar. Nel suo compito di supervisore, Sam, che non può comunicare direttamente con la Terra, per via di un'”avaria” al satellite di trasmissione, è aiutato da GERTY, il computer che controlla la stazione e che interagisce con Sam mediante alcuni alter-ego robotici che circolano nella base e che sono anche in grado di utilizzare dei complessi manipolatori.

Arrivato alla scadenza del suo contratto triennale, però, Sam comincia a sentirsi debole e a soffrire di allucinazioni, il  suo stato “alterato”, lo porterà a commettere errori fino ad un grave incidente col suo rover occorsogli mentre si dirigeva verso uno dei raccoglitori. Dopo l’incidente Sam si risveglierà nell’infermeria della base in preda ad una lieve amnesia ed è da qui che ha inizio  la storia ; è da qui che il povero Sam comincia a capire che la sua vita, il suo contratto, il suo universo è in realtà solo una squallida messa in scena.

Non andrò oltre con la storia per non rovinare la sorpresa a chi il film non l’avesse visto, non posso fare a meno di dire, tuttavia, che Moon è una delle più belle pellicole di Scence Fiction degli ultimi anni. Nessun badget stratosferico, effetti speciali ridotti all’osso con un ritorno ai classici modellini, cast composto da un solo attore ma una storia solida e che fa riflettere. Un film con un forte sapore anni ’70, con tanti riferimenti ai romanzi di Clarke e alle pellicole della classic Science Fiction, come 2001 Odissea nello Spazio o Alien; unico neo, forse il film è un po’ lento, sopratutto sul finale, ma questo potrebbe anche essere un pregio.

Il lavoro fatto dal regista Duncan Jones (figlio del più noto David Bowie) nel suo primo lungometraggio, realizzato nel 2009, merita davvero di essere visto; mi spiace solo di aver rimandato la visione di questo piccolo capolavoro per vedere quella vaccata dell’ultima stagione e mezza di Babylon 5.