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Comincio subito col dire che a me Star Trek Into Darkness è piaciuto, molto. Se voi che leggete, dunque, siete Veri Fan della serie classica o di TNG, se la notte ricordate Gene Roddenberry nelle vostre preghiere fermatevi qui perché da questo momento in poi leggereste solo eresie ed empietà.

 

Into Darkness

 

Partiamo dal peccato originale: la Paramount Pictures nel 2007 decide di rilanciare il brand di Star Trek affidando il progetto al giovane produttore cinematografico, sceneggiatore e regista, stella in ascesa nel panorama televisivo USA e garanzia di successo assicurato, J.J. Abrams. Come va tanto di moda in questi anni di scarsa creatività e di ricerca di un facile riscontro di pubblico, Abrams opta per un reboot dell’Universo Trek introducendo una variabile impazzita nel continuum spazio temporale che porterà alla biforcazione dello stesso e alla creazione di un universo alternativo. In breve viene introdotto il personaggio di Nero, un romulano deciso a colpire lo Spock del 2387 colpevole, secondo lui, di non aver impedito la distruzione di Romulus a causa di una Super Nova e decide di ripagarlo con la stessa moneta quando, tornati lui e Spock casualmente indietro nel tempo, userà le tecnologie più avanzate del secolo successivo e la materia rossa ideata dall’Accademia delle Scienze di Vulcano per creare un buco nero all’interno del pianeta natale dei vulcaniani, annientandolo.

 

A questo punto mi volete far credere che possa essere ancora vero tutto quello che sappiamo della serie classica?

 

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Mi sono capitati questi “poster” ad alta risoluzione di Futurama e prendo spunto per dire due parole sulla serie di Matt Groenig (creatore de I Simpson) insieme a David Cohen.

Futurama è una serie di cartoni animati di genere fantascientifico ambientati nella New New York (no, non è un refuso) dell’anno 3000 dove abbiamo come protagonista  Philip J. Fry che, da fare il fattorino per una pizzeria,  il 1 gennaio 2000, si ritrova  ibernato in un lettino criogenico (altro che millenium bug) da cui si risveglia nel 2099  in un mondo completamente nuovo; un mondo, però, che per certi versi mantiene i vizi e le virtù del buon lontano XX secolo.

E’ inutile raccontare nei dettagli la storia di Futurama, ne è stato scritto a iosa, la cosa che personalmente ho sempre amato della serie sono i continui richiami alla letteratura fantascientifica e quel fare ricorso ad un umorismo paradossale che ricorda in molti casi le opere di Robert Shekley e di Douglas Adams, quello che mi piace meno, non posso farci nulla, sarà che amo gli anime, è il tratto del disegno tipico dei lavori di Matt Groenig.