“Siamo stati alla deriva per più di venti giorni, abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, ma solamente un pescatore si è fermato per darci cibo e acqua. Eravamo partiti in 78, siamo arrivati in cinque. Gli altri sono morti e abbiamo gettato i corpi in mare”.
Articoli
In questi giorni si discute tanto di “gabbie salariali” e costo della vita. Purtroppo nei mesi estivi i politici, oberati di lavoro, vanno al mare rarissimamente e quella volta che lo fanno dimenticano le protezioni divenendo soggetti a frequenti colpi di sole e riportano in auge istituti aboliti e superati da oltre quarant’anni. Così utilizzando alcune ricerche di Bankitalia che vedono alcuni prodotti di abbigliamento e alimentari costare meno al Sud la Lega ha deciso che il costo della vita al sud è molto più basso che al nord e che quindi sarebbe cosa buona e giusta riportare questa considerazione nei contratti di lavoro.
Ovviamente ci si dimentica in primo luogo di considerare che sud e nord non sono entità ben distinte anche economicamente (per esempio una casa a Napoli costa circa il doppio di una casa a Verona senza voler considerare i costi dei trasporti, la qualità dei servizi, pessimi anche al nord, ma migliori che al sud) ma sopratutto si dimentica che, banalmente, gli stipendi fra nord e sud sono gia pesantemente differenziati oltre ad esservi un più basso tasso di disoccupazione. Ad ogni modo, nei giorni scorsi, sono stato in alcuni negozi in Francia, in particolare sono stato alla famosa catena Lidl, dove generalmente compro i pannollini, al bambino per scoprire, con mia sorpresa, che la stessa confezione da 50 pannolini Tujours che in Italia pago €8.99 in Francia costa €7.99 (per la cronaca un mio amico di Milano compra gli stessi pannolini in uno spaccio aziendale, frequenti da Roma in su, pagandoli €0,15 al pezzo contro i miei €0,18). Come prova del nove, tiro fuori dal mio personalissimo paniere, il mio prodotto preferito per fare i confronti:la Nutella. La Nutella, come si sa, è una crema spalmabile a base di cioccolato e nocciole ed è prodotta da Ferrero sin dal 1964. Uno si aspetterebbe dunque di trovare all’estero costi più alti per questo prodotto tipicamente italiano. Ebbene la confezione da 750g da un Lidl vicino a Marsiglia costa €3,17(ovviamente non in offerta) la mia ultima rilevazione in un Lidl vicino a Bari e di €3,43. Ora certamente il problema è che essendo Marsiglia a Sud della Francia ha un costo della vita più basso che al Nord, quindi invito Carla Bruni a farsi portavoce per imporre gabbie salariali nelle varie regioni della Francia e se scopro che per il mio lavoro a Marsiglia pagano di più chiederò, a gran voce, all’UE di imporre gabbie salariali a tutta la Francia… anche perchè che mondo sarebbe senza Nutella…
Ma parliamo un po’ di leggi discutibili e comunque inapplicabili.
E’ notizia di questi giorni che un’ordinanza del sindaco di Milano vieti la somministrazione e la vendita di alcolici ai minori di sedici anni con sanzioni enormi anche ai genitori, ordinanza che segue ordinanze analoghe in altre città italiane nel vano tentativo di arginare il “dilagante” fenomeno dell’alcolismo fra i minori. L’inutilità di un simile divieto è facilmente verificabile in tutti quei paesi dove il proibizionismo per il consumo di alcolici esiste da più tempo che da noi. A Londra, per esempio, dove è vietata da sempre la vendita di alcol ai minori di 18 anni ho visto personalmente decine di ragazzini e ragazzine di 14-15 anni completamente ubriachi alle 5 del pomeriggio dopo essersi scolati litri di bevande colorate, frizzanti, dolciastre e molto alcoliche. In USA, dove il proibizionismo ha quasi assunto un valore storico, film e telefilm non fanno altro che stigmatizzare le gesta di adolescenti che al liceo trovano sempre il modo di sbronzarsi (da Happy Days, ad Arnold, dai Robinson a Beverly Hills di storie di adolescenti nei guai per l’alcol, con la disgustosa morale relativa, ce ne sono almeno una a stagione).
Dunque che fare nei confronti di tutti questi adolescenti “alcolizzati” diventati ormai una piaga del bel paese?
Beh innanzi tutto ad occuparsi del benessere e dell’educazione dei figli DEVONO essere i genitori; se i genitori delegano allo Stato quella che è una LORO prerogativa non ha più senso il loro ruolo a cui, quindi, dovrebbero abdicare rinunciando spontaneamente alla patria potestà e semmai lo Stato dovrebbe intervenire suppotandoli con assistenti sociali. Non mi riferisco, ovviamente, solo alle ultime cazzate sul trascurabile fenomeno dell’alcolismo adolescienziale ma a tutte le istanze di divieto, censure e proibizioni che genitori incapaci fanno alle istituzioni e che spesso vuoi per l’ottusità di queste ultime o vuoi per il peso politico dei suddetti imbecilli vengono anche ascoltate, impedendo, di fatto, alle persone normali di educare i propri figli nel modo più giusto e sopratutto impedendo ai ragazzi una crescita e uno sviluppo psicologico sano ed equilibrato (e qui, se non fosse chiaro, mi sto riferendo alle esecrabili censure negli anime).
Ma allora cosa fare per impedire che questi ragazzini, che cominciano a bere a 12 anni (wow!), diventino dei pericoli pubblici quando a 18 anni (ma anche 16 eh!) prenderanno la patente?
I francesi dicono che l’alcol non va vietato, ma che i ragazzi vanno educati al bere; in effetti non c’è una linea di demarcazione netta fra la sobrietà e l’ebrezza, in mezzo c’è tutto un mondo che non può essere misurato con i numerini dell’alcol test starato delle nostre polizie ne con le ridicole tabelle fotocopiate e appicciate ai muri dei locali pubblici. Adoro veder bere i francesi, per loro è naturale, non bevono come gli anglosassoni, come sfida al proibizionismo, non bevono come i latini giusto per ubriacarsi, non bevono schifezze; per capire cosa intendo basta passare una serata in un bistrot.
Personalmente sono cresciuto in un paesino dove entrambi i miei nonni producevano in casa il vino per la famiglia ed io oltre ad “aiutare” in questo che, a pensarci dopo, era un modo per riunirsi una volta in più all’anno, quel vino l’ho sempre bevuto, almeno da che mi ricordo, quindi forse in questa storia del proibizionismo sono un po’ di parte… ma anche no ;-)
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama in visita a L’Aquila per il G8 insieme al presidente del consiglio italiano da Repubblica.
Due chiacchiere sui referendum del 21 e 22 giugno. Subito dopo il risultato delle elezioni europee la prima conclusione politica che ne è derivata è stata la volontà della maggioranza (su “suggerimento” della Lega Nord) di far fallire i quesiti referendari puntando sull’astensionismo. A una settimana dal voto, infatti, dei referendum in TV semplicemente non se ne parla e sono in pochi ad avere un’idea, pur vaga, circa cosa si vada a votare. Sarebbe davvero ora di togliere il quorum ai referendum, ormai sono anni (dal referendum sulla caccia?) che il referendum non riesce ad assolvere alla funzione per la quale è stato immaginato dai costituenti, cioè quello di riportare le cose allo stato in cui erano prima dell’entrata in vigore di una legge. Di fatto, oggi, i referendum, abrogando solo qualche articolo di una legge, diventano un modo per cambiare la legge stessa in maniera quasi incomprensibile per chi deve andare a votare; se a ciò aggiungiamo l’uso dell’astensionismo al posto di una campagna per il NO, si capisce perchè ormai il referendum possa essere considerato un istituto svuotato totalmente di ogni suo significato originario.
Veniamo comunque a quello che ho capito io del referendum del 21 giugno.
Abbiamo tre quesiti che è inutile riportare tanto sono incomprensibili, sono per intendersi del tipo “volete voi che sia abrogato tale articolo di tale legge limitatamente alla tale frase”. I tre quesiti sono riportati su schede di colore Viola, marrone e verde.
Tutti e tre i referendum riguardano la legge elettorale, i primi (scheda viola e marrone) riguardano l’abolizione del premio di maggioranza per le coalizioni con il risultato di darlo direttamente ai partiti (una scheda è per la Camera e l’altra è per il Senato).
Oggi alla coalizione che si aggiudica la maggioranza dei voti viene dato un premio di maggioranza con cui si aggiudica il 55% dei seggi mentre per essere rappresentata in parlamento una coalizione deve avere almeno il 4% dei voti alla Camera e l’8% al Senato (qui su base regionale). Dopo il referendum spariscono le coalizioni e quanto detto si riferisce al singolo partito.
Il terzo referendum, scheda verde, riguarda l’abolizione della possibilità per un singolo candidato di presentarsi in più circoscrizioni.
Qualche considerazione personale. Per il terzo quesito non vi è il minimo dubbio. E’ assurdo che un candidato possa presentarsi in più circoscrizioni per poi magari vincere in tutte le sezioni e “ricattare” il secondo delle sezioni in cui si è ritirato.
Qualche dubbio invece sui primi due quesiti. Da un punto di vista strettamente democratico potrebbe avvenire che una coalizione, pur avendo avuto in totale meno voti, ritrovandosi al suo interno un partito che ha avuto complessivamente più voti si ritrovi all’opposizione. Faccio l’esempio del trend delle elezioni europee che hanno visto una crescita notevole di IDV e Comunisti vari. In uno scenario in cui la sinistra riuscisse a rosicare qualche altro punto di consenso al PDL-Lega, con la nuova legge ci troveremmo nella situazione che lo schieramento di Destra pur avendo preso complessivamente meno voti dello schieramento di Sinistra avendo al suo interno il partito di maggioranza relativa, PDL, si trovi comunque al governo. D’altro canto, dal momento che con un altro referendum abbiamo deciso per il bipolarismo abbiamo il dovere di andare fino in fondo ed è necessario, dunque, procedere verso un sistema bi-partitico. Del resto se passasse la legge, quanto meno, i masochisti comunisti la smetterebbero di viaggiare separati per dire sostanzialmente le stesse cose (vedi Europee con Rifondazione&C in un partito e Sinistra e Libertà in un altro). Inoltre questo referendum serve anche a ridimensionare il potere di partiti che pur rappresentando una percentuale infima degli elettori hanno un peso sproporzionato nelle decisioni della coalizione, vedi la Lega con questo stesso referendum.
Ad ogni modo, comunque vada, questa legge elettorale resta un vero schifo.