Articoli

Mi infastidisce molto l’atteggiamento comune di chi di fronte a un problema “epocale” come quello dei “clandestini” provenienti dal Nord Africa nel 2011 reagisce con toni da bifolco razzista terrone: “affondiamo i barconi”, “rimandiamoli a casa”, “ci rubano il lavoro” sempre premesso che “no, io non sono razzista”, certo che non lo sei,  sei un idiota.

L’italia non ha le risorse per far fronte ad un esodo biblico di immigrati provenienti dal Nord Africa, dicono, ma di che stiamo parlando in realtà? I giornali parlano di 6000 clandestini arrivati a Lampedusa, un bel numero non c’è che dire, ma davvero qualcuno mi vuole far credere che un paese di 60 milioni di abitanti non riesce ad occuparsi di 6000 persone? Certo non può occuparsene da sola l’isoletta di Lampedusa, ma un’intera nazione? Cerchiamo di farci un’idea sui numeri dell’immigrazione in italia.

I dati più recenti  (ISTAT) riportano al 1 gennaio 2011 4.563.000 stranieri, pari al 7,5% della popolazione totale, con un incremento, rispetto all’anno precedente, dell’7,45% (328 000 persone). L’OCSE stima gli immigrati clandestini pari a circa il 25% degli immigrati regolari, in pratica ci sono più di 1 milione di immigrati clandestini in italia e di questi più di 80.000 sono arrivati solo nel 2010.

Cazzo, siamo stati invasi dai barconi e non ce ne siamo accorti, dove diavolo era la Marina Militare, e le motovedette italiane comandate da “ufficiali” libici? Vediamo ancora cosa dice l’OCSE in un rapporto del 2009. Il 60-65% dei clandestini in italia ci arriva in maniera LEGALE. In pratica vengono qui con visto turistico o per motivi di studio e poi semplicemente ci rimangono. Un altro 25%, invece, arriva attraverso le frontiere Europee che per il trattato si Shengen non sono controllate. In pratica coi barconi arriva si e no il 10% dei clandestini, nel 2010 poco più di 8000 persone, ecco perché non li avevamo visti… e poi stiamo a dare la caccia ai barconi mentre  firmiamo trattati illegali con “stati canaglia” (ora che l’occidente è in guerra con la Libia si può dire) per bloccarli nei porti?

Torniamo ai nostri 6000 migranti. Alla fine  ci troveremo con qualche migliaio di clandestini in più derivanti da una situazione in Nord Africa che non è esattamente “normale”.  Certamente non può e non deve essere Lampedusa a rimetterci (ma qui si rientra nelle solite inadempienze del governo italiano) ma francamente non  mi sembra che siamo di fronte ad una vera emergenza tale da dire: affondiamo i barconi. Eh ma la Francia non vuole i clandestini, dicono i soliti. Secondo fonti INSEEE  gli stranieri in Francia sono pari 6,7 milioni (nel 1999), circa il 10% della popolazione e si stima che il 23% della popolazione francese ha almeno un genitore o un nonno nato all’estero e il 14% nei paesi del Nord Africa. Ma ci siete mai stati in Francia? Certo la Francia ha una storia diversa da quella del nostro paese ed anche lì c’è una buona dose di idioti, comunque, dal punto di vista dell’integrazione, è anni luce avanti all’italia. Eh ma hanno “sospeso” il trattato di Shengen a Ventimiglia. Vero ma è un problema politico e nessuno ci rimette le penne; è inutile girarci attorno, siamo l’approdo più vicino al Nord Africa (Malta non conta un cazzo), i barconi verranno qui e noi non possiamo farci niente senza rischiare vere e proprie stragi. La questione rimane esclusivamente politica: è necessario condividere il problema dei clandestino con la comunità internazionale e in particolar con l’UE, ma l’italia in questo momento non ha nessun tipo di influenza in alcun consesso estero, anzi, come si è visto dai recenti avvenimenti, i nostri leader vengono per lo più trattati come paria in qualunque incontro di capi di governo e ministri della NATO; l’italia,  quindi,  non ha la forza di imporre, per dire, alla Francia di pigliarsi la sua quota di profughi (su cui, fra l’altro, avrebbe delle responsabilità storiche). Altro che rivolte a Ventimiglia.

Certo che questo “problema” dei clandestini capita, come si suol dire, proprio a fagiuolo….

 

Di tutte le guerre scatenate negli ultimi anni, alla cazzo di cane e solo per interessi economici/strategici, probabilmente quella contro la Libia è l’unica che abbia uno straccio di giusta causa o, quanto meno, si può dire che prendere a calci nel culo, una volta per tutte, quel buffone di un dittatore, coinvolto a vario titolo in decine di attentati terroristici dagli anni ’70 ad oggi, potrebbe contribuire a stabilizzare l’intera area.
Ad ogni modo, ancora una volta, l’italia ci fa la solita figura da peracottaro. I primi giorni della crisi libica eravamo, lancia in resta, a difendere il rais, per quanto giustamente inascoltati, in qualunque consesso internazionale salvo l’inversione ad U di queste ore che ci vede prestare le basi per le incursioni degli alleati in Libia. Personalmente penso che arrivati al punto in cui si è arrivati non ci fosse alternativa se non l’opzione militare, se non altro, per difendere la popolazione civile dalle rappresaglie del governo libico contro gli insorti ma c’è un problema: l’italia, nella figura del suo Presidente del Consiglio, nel 2008, ha firmato un patto sciagurato che, fra le altre cose, prevede l’impegno del nostro paese a non appoggiare in alcun modo nessun tipo di azione militare contro la Libia. Ora questo accordo per quanto, probabilmente ci vede automaticamente fuori dalla NATO, è stato proditoriamente violato con i primi raid partiti dalle basi italiane in Libia. Io non conosco i termini precisi del trattato, e spero, vivamente, di essere smentito, ma se così non fosse quale nazione, domani, si fiderebbe di firmare un qualunque accordo internazionale col nostro paese? Probabilmente mantenere fede all’impegno ci avrebbe causato qualche rogna con gli USA e con la NATO, ma quanto meno, evitando di entrare nel conflitto in prima persona ma ferma restando una dura condanna al governo libico e al colonnello Gheddafi e il sostegno a qualunque azione non militare decisa dall’ONU, avremmo potuto mantenere quel po’ di dignità sufficiente a non essere considerati i paria del mondo civilizzato.

Aggiornamento:

Ho trovato il testo del trattato ed effettivamente art. 4 comma 2

Nel rispetto dei principî della legalità internazionale, l’Italia non userà, ne permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permetterà, l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro l’Italia.

A:-Buongiorno ingegnere avrei bisogno di alcune informazioni sul prodotto che state avviando per noi
PM:Certo mi dica pure…
A:Allora vorrei sapere come funziona, questo, questo e quest’altro e sopratutto avrei necessità di fare questa importazione di dati (dove i questo/a sono le feature base del prodotto)
PM:Ehm…ma…sì…no…senta il sono il Project Manager di salcazzo per i dettagli tecnici bisogna parlare coi tecnici
A:-Dettagli tecnici? Vabbè faccio finta di non aver capito, mi fa parlare con un tecnico?
PM:-No, io sono il PM di salcazzo le faccio sapere…click
A:-Mmmh interessante

…il giorno dopo…

PM:-Buongiorno dottore, le posso dare le risposte che mi ha chiesto
…e giù a sciorinare cazzate…

A:-Mi passi un tecnico
PM:Ehm veramente…
A:Ingegnere, mi pas….
PM:Sì, subito, le passo l’ing. Tecnico
T:Buongiorno, dottore
A:Buongiorno ingegnere avrei bisogno di alcune informazioni sul prodotto che state avviando per noi
T:certo, mi dica pure…
A:Allora vorrei sapere come funziona, questo, questo e quest’altro e sopratutto avrei necessità di fare questa importazione di dati (dove i questo/a sono le feature base del prodotto)
T:Allora funziona così, no non così, sì, no, non so, forse, insomma lo importiamo dalla Cina, si questa parte è giapponese, ah no questo lo fanno i colleghi nel New Hempshire… sì insomma le faccio sapere
A:-Mi passa PM
PM:-Mi dica dottore
A:Ma almeno le vostre brochure di presentazione le avete lette?
PM:Sì, no, forse, le stampano nella sede di Dublino…
A:click

Quello di sopra può essere considerato il condensato di decine di situazioni simili che mi convincono sempre più che il presidente del consiglio sia solo un sintomo del malessere di questo paese…

Da cosa nascono queste situazioni:

Il primo problema è l’Università, quando mi trovo in simili circostanze  sono sempre alle prese con ragazzi sui 30anni laureatisi con la maledetta riforma Berlinguer e che non hanno la minima capacità di astrazione del problema. Io non faccio mai domande complicate chiedo solo conferme di ciò che ho capito sul come dovrebbe funzionare una cosa e quando chiedo se una cosa si può fare è una domanda pleonastica, è chiaro che si può fare, ti sto chiedendo di farlo, puoi rispondermi che non vuoi, non che non puoi. In questo senso sono mille volte meglio i tecnici diplomati all’ITIS.

Il secondo problema è uno dei tanti malesseri italiani: qui non esistono realmente tecnici. Ma non per le cazzate che vanno dicendo in giro, che ci sarebbero troppe facoltà fuffa(quelle ci sono ma generalmente sono nelle Università private), ma perché si è diffuso il concetto per il quale una persona dopo aver studiato da tecnico per 10 anni tutto d’un tratto si accorge che non vuole essere tecnico ma vuole diventare il PM di salcazzo con la giacchetta e l’iPhone e riempire tabelline in Excel. E per carità, lui ha una formazione polivalente che gli permette di conoscere a fondo il dominio applicativo. Dopo di che ingoia un vocabolario fatto di termini impropriamente importati dal mondo anglosassone e, dopo tre anni passato a fare lo schiavo, diventa PM, convinto di aver fatto una progressione di carriera e comincia a bullarsi coi parenti . Questo problema però ha radici che affondano nella realtà produttiva italiana. Un tempo c’era il lavoro “di fatica” e il lavoro “di concetto”; oggi il lavoro “di fatica” non lo fanno più gli italiani che si sporcano le mani e rimane il lavoro “di concetto” che subisce a sua volta una divisione fra chi le cose le deve fare e chi ha il compito di progettare, dirigere e analizzare i problemi. Le due cose un tempo erano su un piano di parità, sopratutto economica, oggi il lavoro del tecnico viene visto come quello del muratore e allo stesso modo considerato e retribuito. Così i tecnici che non ne hanno la formazione aspirano a diventare PM di salcazzo mandando tutto a puttane.

In tutto ciò chi ci rimette è l’italia. Chi mai, italiano o straniero, investirebbe in un paese in questa situazione? Io non lo farei e non perché abbiamo al governo satana come fa comodo pensare, col diavolo si possono sempre stringere dei patti ma perché qui manca tutto dalle infrastrutture al personale e si continua a perseverare nei soliti maledetti errori. Un imprenditore(*) piuttosto che assumere un laureato col 3+2, oggi preferisce assumere un diplomato con esperienza e se proprio deve assumere un laureato lo fa solo se disposto a essere pagato meno della segretaria e questo perché l’imprenditore sa che nella migliore delle ipotesi lo deve formare e che nella peggiore, dall’alto della spocchia data dal pezzo di carta, dopo qualche mese diventerà un rompicoglioni oltre che una spina nel fianco.

(*) per imprenditore intendo un uomo capace di assumersi il rischio d’impresa, non parlo quindi delle piccole e medie aziende italiane dove l’imprenditore è solo uno che ha messo su un caravanserraglio sfruttando fondi statali, agevolazioni e sopratutto sfruttando il lavoratore per produrre fuffa DOC, ma questa è un’altra storia, un altro problema di questo paese.

E’ la seconda volta che parlo di Sanremo questa volta per annunciarne il vincitore: Roberto Vecchioni. Sì lo so che arrivo buon ultimo a fornire questa rivelazione, l’han detto persino prima che vincesse, ma voglio parlarne perché Vecchioni che vince Sanremo con quella canzone mi ha personalmente messo tristezza. Chiariamo, io non sono del partito che il cantautore impegnato non possa cimentarsi in una manifestazione nazional-popolare, al contrario ritengo giusto mettere in gioco idee e ideali dandole in pasto a casalinghe e pensionati pur mantenendo sempre un certo snobismo intellettuale. Roberto Vecchioni è stato uno degli autori della mia adolescenza, uno di quelli che mi ha accompagnato per buona parte della mia vita; Vecchioni era il professore che avrei voluto avere a scuola. E’ vero anche che da almeno dieci anni, da “Sogna ragazzo sogna” la sua produzione musicale aveva perso gran parte della sua forza, sopratutto ideologica, e questa canzone, “Chiamami ancora amore”, rientra  nello stesso filone. “Chiamami ancora amore” non è un brutto pezzo, ma non risveglia in me nessuna emozione, in più è troppo accondiscendente, cosa che Vecchioni non è mai stato, verso una certa categoria di persone, quelle di cui parlo, per esempio,  qui e qui a cui Vecchioni toglie qualunque responsabilità per la situazione in cui versano rigettandola integralmente su una società matrigna. Questo pezzo, la stessa vittoria di Vecchioni a Sanremo è il sigillo apposto definitivamente su qualunque possibilità di cambiamento in questo paese, segna la fine di qualunque rivoluzione sociale e culturale che ci permetta di superare questo momento di telecrazia imperante perché finisce per omologare la protesta come funzionale al sistema rendendola di fatto parte di essa; in un certo senso questa canzone è il proseguimento della protesta fatta coi girotondi di qualche anno fa.

Ad ogni modo, visto che ho anche pagato il canone, quest’anno ci ho provato a vedere Sanremo, anche perché oltre a Vecchioni c’erano un paio di autori interessanti, ma non ce l’ho fatta proprio. La trasmissione era francamente inguardabile, i comici non facevano ridere, i presentatori non sapevano presentare e lo stesso momento “alto” con Benigni è stato più noioso del messaggio di fine anno di Napolitano, che almeno è più breve.

Ricordando Vecchioni:

La mobilitazione di piazza di oggi delle donne fatta per rivedicare il diritto di essere considerate qualcosa di diverso da oggetti sessuali ha avuto un successo strepitoso e me ne compiaccio perché forse, ma ne dubito, può significare finalmente un cambiamento di costumi in questa povera italia; ne dubito perché penso che le prossime selezioni per l’Isola dei Famosi e per il Grande Fratello continueranno ad essere frequentate da migliaia di ragazzine zoccole(1) disposte a tutto per ritagliarsi un posto al sole supportate dalle loro madri, altrettanto zoccole, ma represse. Un altro motivo per cui sono contento del grande successo delle manifestazioni delle donne è che rappresenta l’ennesima spallata a questo governo; non sarà sufficiente a fargli fare la fine di Mubarack(2), per quello ci vuole ben più che un carnevale in piazza, ma sentire il crunch crunch dei denti di Berlusconi (tutti i denti meno quello perso contro la miniatura del duomo) che rosicano la sponda del lettone di Putin riempie il cuore di letizia(non Noemi).
Nonostante tutto, però rimango scettico nei confronti di questa manifestazione per diversi motivi: in primo luogo il nome della manifestazione. Se non ora quando? Venticinque anni fa! Il movimento femminista degli anni settanta aveva cercato la parità sessuale fra uomo e donne; qualcuno negli anni ottanta ne ha approfittato, come ho già avuto modo di scrivere, trasformando la donna sessualmente libera in oggetto sessuale. Un altro motivo che non mi vede vicino a questa manifestazione è che la protesta, sia pure indirettamente, è rivolta contro altre donne ed è intrisa fino al midollo di bigottismo terrone, nel senso più dispregiativo del termine. Fermo restando che le motivazioni, come ho detto, vanno ricercate nella società: una donna ha tutto il sacrosanto diritto di fare la puttana e le donne che stanno a sindacare sui costumi delle olgettine adducendo stronzate moraliste in chiave femminista non ci fanno, francamente, una bella figura. Un terzo motivo percui questa manifestazione non mi è piaciuta è il suo carattere politico. Nonostante non si sia voluto portare le bandiere rosse in piazza, questa era dichiaratamente una manifestazione politica; il paradosso è che si è fatta una manifestazione contro la donna oggetto, usando, di fatto, la donna per una manifestazione anti-governativa, cosa che trovo, personalmente, inaccettabile.

(1) chiamare una donna zoccola, da parte mia, non va letto in modo dispregiativo; nella fattispecie trattasi di aggettivo qualificativo

(2) a Bari uno degli slogan più belli è stato mo’sbarack con chiaro riferimento alla fine di Mubarak e che in slang locale vuol dire: adesso sbaracca