Sarà la crisi economica e occupazionale, sarà che c’è un sacco di gente in giro senza arte né parte (non perché abbiano, magari, scelto una facoltà universitaria “inutile”, come piace far credere, ma perché non hanno un minimo di talento o di passione), a queste elezioni amministrative, ancora più che alle precedenti, ho davvero visto nelle liste i candidati più improbabili; parlo di conoscenti (perciò conosco il loro livello di stupidità) piazzati nelle varie liste di partito a ricoprire ipotetici ruoli di consigliere comunale o circoscrizionale. E’ pur vero che un po’ di nomi in lista i partiti devono pur metterceli, ma sfogliando i giornali di oggi e guardando i risultati spiccano immediatamente tantissimi candidati che hanno ottenuto tre, due e persino un voto; ma non è ancora la cosa peggiore. Se, infatti, un candidato che abbia ottenuto due voti dovrebbe ripensare bene al giro delle sue amicizie e un candidato che di voti ne abbia ottenuto solo uno dovrebbe considerare la possibilità di avere le corna, che dire di quelli, non pochissimi, che hanno avuto ZERO voti? No, perché qui la cosa è drammatica. Capisco che uno possa credere che seguire il modello del tipo nella foto, che ha sbagliato a piegare la scheda (e che spero poi sia stata annullata), alla lunga paghi ma, per come la vedo io, se un candidato è talmente idiota o analfabeta dal non saper scrivere correttamente il proprio cognome su un pezzo di carta pre-piegato non può avere credenziali per poter nemmeno immaginare di amministrare la cosa pubblica, anzi, una volta accertata la sua incapacità, al di là di ogni ragionevole dubbio, andrebbe seriamente valutata l’ipotesi di una totale interdizione dai pubblici uffici.
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Questa sera sono in grado di annunciare agli americani e al mondo che gli Stati Uniti hanno condotto un’operazione che ha ucciso Osama Bin Laden, il leader di Al Qaida, un terrorista responsabile della morte di innocenti… (Barak Obama – 2 maggio 2011)
Preso dai ritmi della vita frenetica mi accorgo ora di non aver parlato, ancora, dello spumeggiante inizio della campagna per le presidenziali americane, sì insomma, dell’eliminazione del ricercato numero uno dell’FBI. Dopo nemmeno dieci anni, finalmente, sono riusciti a stanare Osama Bin Laden. Il pericoloso terrorista che viveva in clandestinità fra una villa con piscina e una suite imperiale,è stato ucciso nella notte fra l’1 e il 2 maggio da un commando americano che ha preso d’assalto la villa ad Abbotabad in Pakistan, dove il capo di Al Quaida si rifugiava, uccidendo tutti i presenti.
C’è materiale per imbastire infinite teorie complottiste e fare trattati di dietrologia spicciola, per quella che è una delle azioni meno credibili dell’intelligence americana. Resta il fatto che, comunque sia andata, è stato eliminato un simbolo di unità per l’estremismo islamico e, alla fine dei conti, ci sono riusciti senza nemmeno renderlo un martire, in effetti l’hanno fatto passare come un povero latitante finito ammazzato.
Ad ogni modo, la morte dello sceicco del terrore ha oscurato, sui media, l’insulso matrimonio del secolo e la faccenda del beato papa, e questo potrebbe persino essere considerato il primo miracolo di Bin Laden, tale da renderlo un giorno beato o santo, se decidesse di convertirsi, e comunque gli ha fatto meritare tutte le vergini del suo paradiso.
Premesso che, per quel che vale, non ho alcuna stima per le posizioni più volte prese dal sindaco di Firenze e per gran parte delle sue azioni come amministratore, non riesco in alcun modo a dargli torto in questa questione delle aperture dei negozi per il giorno del 1 maggio e ritengo davvero pretestuose le posizioni prese dalla CGIL in merito allo sciopero dei commercianti. Il problema a Firenze come a Bari o in qualunque altra città non riguarda tanto le regole sulle aperture degli esercizi commerciali quanto il trattamento dei lavoratori. Assodato che non sta scritto da nessuna parte nel CCNL del Commercio che non si possa lavorare la domenica o in qualunque giorno festivo, ci sono invece scritte tante altre belle cosine su orari, turni, riposi pagati, straordinari, ferie non godute che andrebbero applicate alla lettera per garantire davvero ai lavoratori la tutela dei propri diritti. Andrebbero, poi, stroncati con multe salatissime tutti quei datori di lavoro che approfittano della propria posizione per “obbligare” i propri dipendenti di lavorare al di fuori di quelle che sono le regole o con contratti non adeguati alle reali mansioni svolte.
Un commento ad un mio post di qualche giorno diceva che la legge Bersani sul commercio andrebbe abolita: sono d’accordo! Non è possibile che una legge dello stato o regionale e delle delibere comunali possano regolamentare le aperture dei locali commerciali; i commercianti dovrebbero sentirsi liberi di aprire come e quando gli pare in funzione dei flussi di possibili acquirenti e quindi guadagnare di conseguenza. Chiudere i negozi di Firenze (o in qualunque città con un pesante afflusso di turisti) il 1 maggio è semplicemente folle.
La cosa che più mi disturba, tuttavia, è che si è scelto per innescare la polemica proprio il 1 maggio, la giornata in cui si celebrano le conquiste fatte a tutela dei diritti dei lavoratori, diritti che oggi vengono quotidianamente disattesi senza che gli strenui difensori della chiusura del 1 maggio muovano un dito, non dico per impedire ma almeno per denunciare lo scempio che si continua a fare dello statuto dei lavoratori attraverso l’utilizzo indiscriminato di contratti atipici e a tempo determinato. Assicuratevi, maledizione, che quei lavoratori che dovranno, malgrado tutto, lavorare domenica prossima nei ristoranti, nelle pizzerie e nei negozi aperti abbiano il riposo pagato, assicuratevi che nei centri commerciali la smettano di ricorrere a contratti interinali a carattere stagionale, fate in modo di dare ai lavoratori la certezza di un futuro invece di rincorrere un concetto distorto di flessibilità. Basta con sterili polemiche politiche che diventano scontri fra ultras, è arrivato il momento di tornare a quei valori che hanno permesso di vincere la lotta per porre un limite agli orari di lavoro e che hanno dato origine alla Festa del Primo Maggio. E’ necessario riaffermare il valore di questo giorno simbolico e fare in modo che serva da monito per impedirci di ricadere nelle logiche di sfruttamento da cui i nostri genitori si sono faticosamente affrancati, sperando che non sia troppo tardi.
25 anni fa, il 26 aprile del 1986, durante l’esecuzione di un test nella centrale elettronucleare di Chernobyl, a causa di un errore del personale nel corso di una simulazione di guasto al sistema di raffreddamento, le barre di uranio del nocciolo del reattore nucleare numero 4 si surriscaldarono fino alla fusione del nocciolo con due esplosioni che scoperchiarono la copertura e dispersero nell’atmosfera particelle radioattive. Gli effetti delle esplosioni in pochi giorni si diffusero in tutta l’Europa, italia compresa contaminando l’atmosfera e il terreno se pure in maniera non particolarmente dannosa per gli esseri umani. Ricordo, tuttavia, all’epoca, la corsa ad accaparrarsi le scorte di cibo in scatola, il latte UHT e, per mio sommo gaudio, l’astinenza dalla verdura; i miei genitori, un po’ come tutti, avevano paura, anche perché i media, come al solito, facevano terrorismo e non c’erano informazioni di prima mano. Nel 1986 esisteva ancora l’URSS e la Guerra Fredda, internet non c’era e le informazioni stentavano ad arrivare, la stessa popolazione civile fu evacuata solo dopo tre giorni nonostante il rischio reale di contaminazione, nessuno davvero sapeva cosa fosse successo… io intanto pensavo a come potesse essere vivere in un rifugio anti-atomico.
Il disastro di Chernobyl riportò nel mondo il terrore dell’atomo (come dicono i giornalisti che evidentemente non sanno di essere fatti di atomi) dopo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e convinse molti paesi, fra cui l’italia, a ripensare alle proprie politiche energetiche.
Oggi che Chernobyl cominciava, quasi, ad essere dimenticata è la volta di Fukushima, a ricordarci che la tecnologia, anche la più sicura, ha sempre le sue falle e che in certi casi un errore può costare molto, troppo, caro; questo tuttavia dovrebbe servirci da monito, aiutarci a rimanere in guardia di fronte all’imponderabile non a renderci schiavi del terrore, impauriti come il primo Sapiens di fronte al fuoco.
Nel secondo anniversario del terremoto dell’Abruzzo, quello che ha fatto poco più di 300 morti principalmente a causa di un’imperizia colpevole, quel disastro per il quale, dopo due anni, si continua a piangere all’immane tragedia, proprio mentre a L’Aquila si onoravano le vittime nel Canale di Sicilia, un barcone pieno di migranti affondava mietendo oltre 250 morti. Per queste persone, uomini, donne e bambini pochissimi gesti di cordoglio e tantissimi imbecilli a dire cose del tipo “meglio così, almeno se ne stanno a casa loro” oppure “se ne sono salvati troppi, la prossima volta speriamo muoiano tutti“.
La cosa non mi scandalizza affatto, il decadimento sociale e culturale dell’occidente si vede proprio da queste piccole cose, da queste parole pronunciate da egoisti che pensano di potersi rinchiudere, ignavi, nel proprio piccolo recinto lasciando il mondo fuori a morire mentre la TV gli ricorda, ogni tanto, che essi stessi sono ancora vivi.
Queste persone sono quelle che ti chiedono se gli ingressi in un paese straniero da parte di individui o gruppi di individui provenienti da paesi “poveri”, vada regolamentato, sono quelle che quando gli parli di vasi comunicanti parlano di annacquamento socio-culturale, quelli che credono di vivere nella migliore delle società possibili e che al di fuori del mondo occidentalizzato non ci sia progresso ma solo regressione, quelli che ti citano a sostegno delle proprie tesi la condizione della donna nel mondo islamico e (questa mi mancava) la riduzione dei topless nei paesi scandinavi.
Certo se il polso della situazione femminile in occidente fosse data dalla quantità dell’esposizione delle mammelle scandinave ci sarebbe da chiedersi se non fosse in caso di appoggiare un nuovo totalitarismo che imponga alle creature nordiche oltre i 24 anni di tenere le tette nel reggiseno, quanto meno per puri motivi estetici. Si potrebbe anche dire che, se il femminismo in occidente fosse simboleggiato dal numero di poppe al vento, farsi un giro a Fort Lauderdale in piena estate sarebbe equivalente a pregare in una moschea di Kabul. La realtà, purtroppo, è che la femmina occidentale, oggi, non ha nemmeno lontanamente raggiunto la parità politica, sociale ed economica col maschio ed è tuttora, in varie misure, discriminata. A riprova di ciò basta leggere i commenti di alcuni nostri rappresentanti in parlamento quando affermano che è assolutamente legittimo che una donna possa utilizzare il proprio corpo per fare carriera politica (con riferimento alle note vicende di un culo flaccido che ha fatto sedere dei bei culi su importanti poltrone). Del resto quante sono le femmine che possono andare in giro da sole la sera in una qualunque città italiana senza essere tacciate di zoccole o, peggio, importunate dal maschio arrapato di turno?
Al di là di qualunque cosa io o chiunque altro possa dire o pensare i flussi migratori NON possono essere fermati. Certo, si potrà sparare a qualche barcone, si potranno mandare indietro un po’ di “clandestini”, si potrà pagare qualche Mafia o qualche dittatore africano per far sparire un po’ di potenziali migranti nel deserto, ma la gente che ha fame NON potrà essere fermata e verrà da noi a chiedere il conto.
L’occidente dovrà, prima o poi prendere atto di questo e avrà due scelte. Potrà accettare i migranti superando il concetto obsoleto e anacronistico di “clandestinità” cercando di integrarli nella struttura sociale, economica e politica e cercando di prendere il meglio del diverso impianto culturale creando un mondo migliore per noi e per i nostri figli oppure opporre resistenza. Il fatto è che nel secondo caso “la resistenza è inutile” perché niente e nessuno potrà fermare una massa di persone affamate e perché l’occidente è ormai da più di mezzo secolo “impantanato” e non ha più la forza culturale e sociale per contrastare delle nuove idee o una cultura forte basata in molti casi, ahimè, sui fondamentalismi. Il mondo occidentale, il così detto primo mondo, dunque non potrà fare altro che soccombere e verrà “assimilato” come già sta avvenendo in quelle che sono considerate enclavi mussulmane o cinesi.
Lo scenario che ho descritto però non deve spaventare, sono corsi e ricorsi storici, alla fine dopo un periodo di tensioni, di spargimenti di sangue si ricomincerà in un nuovo mondo diverso da questo, forse migliore, forse peggiore di sicuro ancora caratterizzato dai piccoli egoismi di coloro che crederanno sempre di essere migliori, esponenti di una immaginaria razza ariana e fascisti nell’anima che si credono socialisti o libertari e ancora una volta il mondo sarà insanguinato dai tentativi di riscatto di coloro che saranno relegati ai margini della nuova società.