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Carne..
consolate la mia carne
nella carne che sei
nella carne che ritornerai
solitudine della carne
dalle anime di ogni carne

Patimento della carne
Corpo sacro della carne
compassione della carne
fuoco fatuo della carne
carne e carne
la morte della carne…

Pietà della carne
lutto della carne
il buio della carne
la passione della carne
la penitenza della carne
l’estasi della carne
il caos della carne

Scandalo della carne
sacrifico della carne
e la carne che vuole carne
santuario della carne
la morte della carne

Estasi della carne
sacrificio della carne
marcire della carne
fiorire della carne
consolate la mia carne
nella carne che sei
nella carne che ritornerai
non è morto
non sei morto
nella carne

Una piccola riflessione sulla democrazia diretta ascoltando De Andrè. La democrazia rappresentativa, quella sostanzialmente in voga nella gran parte dei paesi occidentali  come forma di governo della cosa pubblica, non mi ha mai entusiasmato, non ne ho mai fatto mistero, la considero iniqua, troppo facilmente controllabile e, dal punto di vista darwinistico, troppo livellante delle opportunità evoluzionistiche, ma di queste cose ho già parlato e del resto non sono mai riuscito ad immaginare un sistema migliore, almeno non ci sono riuscito senza scrivere un racconto di hard science fiction di dubbia qualità. Ultimamente in italia si sta facendo sempre più strada l’idea di poter utilizzare, per governare, una qualche forma di democrazia diretta, il proliferare di referendum a cui mai nessuno va a votare, perché incomprensibili, ne è un sintomo. Ma cos’è la democrazia diretta? In breve si tratta di una forma di governo in cui la partecipazione alla cosa pubblica non è delegata a rappresentanti, ma qualunque cittadino è “invitato” ad assumersi l’onere di legiferare e governare attraverso istituti di consultazione popolare come i referendum o mediante assemblee. Ad Atene, ad esempio, funzionava più o meno così, c’erano assemblee a cui tutti gli ateniesi potevano partecipare e avevano diritto di voto e in cui il presidente era scelto a caso. Un bel casino, converrete, non per niente questo è l’unico strumento sostenuto da alcuni anarchici, utopistico quanto basta e pensato apposta per complicare le cose semplici. Eppure oggi gli strumenti telematici potrebbero consentire di immaginare una qualche forma di democrazia diretta e, difatti, è già stata battezzata con l’orrendo neologismo di e-democracy. Sono convinto, tuttavia, che probabilmente una forma di governo “diretto” sarebbe controproducente se non addirittura dannoso. E’ oramai innegabile che le motivazioni per le quali sia, sempre più spesso, invocata la democrazia diretta derivano dal fatto che, in particolare in italia, i rappresentanti del popolo si sono trasformati in una sorta di nuova aristocrazia e da sempre la borghesia e il proletariato, (consentitemi questi termini desueti e rimembranze di una lotta di classe vecchie di centinaia di anni eppure ancora attuali) nutrono invidia nei confronti della classe privilegiata. Un esempio su tutti, ad avvalorare la mia tesi, è che ogni volta che c’è un problema in questo paese si invoca, fra le soluzioni, quella di ridurre gli stipendi dei parlamentari, come se questo, fra gli sprechi, non fosse l’ultimo in ordine di importanza economica. L’invidia dunque è quello che muove gli stupidi e li spinge a voler partecipare direttamente alla vita politica senza doverne pagare il fio e senza avere la minima idea di cosa fare ma avendo ben chiaro in testa cosa distruggere. La stessa invidia che ha fatto rotolare nel cesto la testa di  Maria Antonietta, la stessa invidia che renderebbe vana ogni forma di democrazia diretta. Il bene della nazione non è gettare fango sull’operato degli altri quando non si ha la minima idea di come fare a migliorare le cose pur improvvisandosi allenatori  della nazionale ma sarebbe cercare di utilizzare le proprie risorse in modo consapevole; tutto ciò a partire dal voto, quel gesto, quel diritto, quel dovere alla base della democrazia rappresentativa troppo spesso elargito con superficialità, corrotto da campagne mediatiche e , a volte, persino, oggetto di copravendita per un prezzo quasi sempre ridicolo. Certo, forse, il suffragio universale è fin troppo universale ma, maledizione, è davvero ora di darsi una svegliata, altro che e-democracy e altre minchiate in stile 2.0.


Non avrei mai creduto di parlare del Festival di Sanremo, questa manifestazione che ritorna, puntuale, tutti gli anni trascinandosi dietro il rituale di  polemiche, gossip e tanto sfarzo. Il Festival nasce nel 1951 come una manifestazione canora in cui i “grandi” della canzone italiana si sfidano su un palco per decretare il miglior pezzo ma che, di fatto, non è altro che l’esaltazione della canzonetta e della peggiore musica italiana; si può dire, in un certo senso, che Sanremo è una sorta di specchio di un italia da cancellare, la cartina di tornasole di un’italianità che ha portato alla situazione attuale. Non che la colpa dello sfascio della nazione possa essere attribuito alle canzonette, ovviamente, ma la stessa formula della canzone melodica celebrata da decenni sul palco del teatro Ariston non fa che rafforzare l’immagine di un’italia pizza-mandolino ormai diffusa, non a torto, in tutto il mondo.

Parlo oggi di Sanremo(inteso come Festival di), perché, casualmente ho letto l’elenco dei, così detti, “big” che parteciperanno all’edizione del 2011, condotta da Gianni Morandi. Nell’elenco fatto dai soliti “abituè” alla manifestazione (di cui non vale nemmeno la pena fare il nome tanto inutile è stato il loro contributo alla musica italiana) e dei nuovi big emergenti venuti dritti dritti dai reality show (il cui nome verrà dimenticato, per fortuna, in pochi mesi) spiccano tre artisti, la cui presenza in quella lista, mi ha fatto sobbalzare dalla sedia: Franco Battiato, Roberto Vecchioni e Davide Van De Sfroos.

Leggendo le interviste abbiamo un Battiato non interessato alla competizione ma che ci va solo per “aiutare” l’amico Luca Madonia. C’è poi un Vecchioni che va a Sanremo per vincere e raccontare il dramma degli insegnanti che devono fare da soli, evidentemente si è stancato dei girotondi.  Infine abbiamo un Van De Sfroos che, probabilmente, ci va per avere un auditorio un po’ meno di nicchia ma che almeno si presenta con un pezzo in dialetto tremezzino, il che gli rende onore anche se verrà tacciato, dall’immancabile stuolo di giornalisti musicali presenti alla manifestazione, di essere leghista (e immagino lo sappia)

Personalmente penso che a tutti e tre non gioverà presentarsi a Sanremo ma sicuramente mi dispiace di più per Van De Sfroos che ritengo, realmente, uno dei pochi innovatori della musica italiana degli ultimi anni; ad ogni modo mi fa incazzare il fatto che Vecchioni, Battiato e Van De Sfroos, che, ognuno a suo modo, hanno dato tanto alla musica, possano essere giudicati da casalinghe rincoglionite che hanno imparato a mandare SMS solo per poter accedere al televoto.

Ovviamente, come tutti gli anni, mi guarderò bene di partecipare alla follia collettiva di coloro che guardano l’insulsa manifestazione canora, ma devo dire che non vedo l’ora di ascoltare Yanez, brano di Davide Bernasconi aka Van de Sfroos cantanto in laghèe e ispirato a un personaggio secondario del ciclo dei Pirati della Malesia di Salgari .

Nel “video” Davide Van de Sfroos ne “La Ballata del Cimino”. Coloro che non capiscono un accidente di cosa dice, non si facciano scoraggiare e provino comunque ad ascoltare il Bernasconi, ne vale la pena e alla fine si capisce tutto anche se sei nato in Puglia.

E’ qualche giorno che volevo parlare del nuovo album di Edoardo Bennato, “Le vie del rock sono infinite”, uscito ormai da un po’ e che da poco ho avuto il tempo di ascoltare. In realtà c’è poco da dire, il disco, 13 canzoni inedite, che esce dopo cinque anni dall’ultimo album e  non è certo fra i più belli di Bennato ma rispetto alla media di quello che si può ascoltare in italia ultimamente non è poi così male. Ad ogni modo una canzone su tutte, vuoi perché maggiormente “orecchiabile” vuoi perché ricorda il Bennato ironico e graffiante degli anni 70-80 va indubbiamente citata ed è “Wannamarchilibera”, un pezzo che riprende le ben note vicende di Vanna Marchi per puntare il dito su ben più grandi e potenti imbonitori, sia quelli che da millenni vendono ai poveracci la speranza che quelli che, più recentemente, terminata la speranza vendono false certezze.

Fra l’altro Bennato con questo pezzo, in un certo senso, ha portato bene. Qualche giorno fa, infatti, sia pure per motivi di salute, è stata scarcerata Stefania Nobile, figlia di Vanna Marchi e che per le ben note vicende stava scontando una condanna a nove anni e quattro mesi per associazione a delinquere finalizzata alla truffa.


Dagli anni ’90 le case discografiche, in crisi di vendita per essere rimaste ancorate a un modello di business obsoleto, che è quello della vendita dei dischi, hanno cominciato a sfornare le boy band da sbattere su MTV per tentare di raccattare qualche spicciolo con i video e i concerti rivolti a un pubblico di teenagers con i gusti indirizzati dalla TV. Si iniziò con i Take That nel 1990 per arrivare ai  Backstreet Boys di tempi più recenti; anche in italia abbiamo avuto i Lunapop ma come sempre da noi le tendenze di oltre Manica/Oceano arrivano in ritardo e più attenuate, c’è da dire, in alcuni casi, per fortuna.

I giapponesi che sono sempre avanti hanno pensato di portare all’esasperazione questa tendenza; così invece di faticare per imporre il successo virtuale ad una popstar hanno pensato di accorciare il percorso e creare direttamente una popstar virtuale che vada in contro alle esigenze del pubblico.

Nasce così Hatsune Miku una rock star sintetica creata da Crypton Media. Hatsune Miku è  o un avatar virtuale olografico che utilizza un sintetizzatore vocale Yamaha Vocaloid e che sta letteralmente facendo il tutto esaurito nei concerti e sta sbancando il mercato dei DVD e dei Blueray. Il video è davvero autoesplicativo.

Che dire: se devo scegliere fra i cantanti fasulli sfornati da X-Factor o dalla De Filippi e Hatsune Miku… beh l’avatar giapponese è mille lunghezze avanti, anche perchè mi ha fatto venire in mente Macross.