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Man of Steel, L’Uomo d’Acciaio è il nuovo capitolo cinematografico, targato Christopher Nolan, che riporta sul grande schermo il più famoso supereroe della DC,  dopo il fiasco di Superman Return del 2006, nonché uno dei film di cassetta del 2013. Così non potevo esimermi dall’andare al cinema con la mia nuova t-shirt figlia del merchandise, per quanto comprata da LIDL a 5,90, e pochissime aspettative sia perché tutti i film di Superman fatti fino ad oggi sono praticamente inguardabili[1] e sia perché le recensioni che avevo letto non erano esattamente entusiasmanti. Le mie aspettative non sono state deluse, questa nuova pellicola dedicata all’archetipo del supereroe merita appena la sufficienza. Intendiamoci gli effetti speciali ci sono tutti (per quanto il 3D serva solo a scroccare qualche euro in più da parte della sala cinematografica) e Superman è sempre Superman ma forse il problema è proprio questo.

 

Man of Steel

 

La storia, nonostante i vari rimaneggiamenti, più o meno, la conosciamo tutti: sul pianeta Krypton il neonato Kal-El, figlio di Jor-El e Lara Lor-Van nonché primo nato in maniera “naturale”, dopo centinaia di anni di nascite programmate sul pianeta Krypton, viene inviato sulla Terra con una navicella spaziale poco prima della distruzione del pianeta a causa dello sfruttamento delle sue risorse naturali. Kal-El porterà dentro di se la chiave per salvare quel che resta di Krypton e  sarà destinato a diventare l’anello di congiunzione fra la Terra e l’antica razza aliena; nel frattempo, però, gli tocca crescere in una fattoria allevato da Jonathan e Martha Kent badando alle mucche e ai raccolti. Il giovane Clark, questo il nome che gli sarà dato dai Kent, imparerà pian piano a controllare i propri poteri e grazie all’affetto e alla saggezza dei genitori adottivi riuscirà a metterli al servizio dell’umanità.

 

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