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Carne..
consolate la mia carne
nella carne che sei
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solitudine della carne
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Patimento della carne
Corpo sacro della carne
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carne e carne
la morte della carne…

Pietà della carne
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l’estasi della carne
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Scandalo della carne
sacrifico della carne
e la carne che vuole carne
santuario della carne
la morte della carne

Estasi della carne
sacrificio della carne
marcire della carne
fiorire della carne
consolate la mia carne
nella carne che sei
nella carne che ritornerai
non è morto
non sei morto
nella carne

DISCLAIMER: sono consapevole che con questo articolo sto appoggiando un’operazione di viral marketing innescata probabilmente da eventi casuali ma di cui lo studio pubblicitario che ha realizzato questo spot sta cavalcando l’onda, ma a me IKEA piace e per tanto non me ne frega niente.

Abbiamo questo video di 45 secondi girato in una cucina IKEA dove alcuni “mafiosi” stereotipati stanno affrontando il problema dello smaltimento di un “sacco della spazzatura” e della pulizia della presunta “scena del crimine”, una bianca cucina chiaramente made in IKEA. I “mafiosi” parlano fra loro nel tipico “slang” dei film di Scorsese o de “I Soprano” mischiando l’accento siciliano e napoletano. La morale dello spot è che in una cucina IKEA anche un “mafioso” si comporta in maniera più ordinata e ambientalista.

Questa pubblicità ha scatenato in breve tempo un’ondata di polemiche nei soliti blog, su Youtube e ovviamente su Facebook da parte dei soliti personaggi che si sentono offesi quando si parla male del sud. Ora escludendo per un attimo il fatto che lo spot IKEA sia tutt’altro che offensivo nei confronti di qualunque minoranza etnica e volendo prendere per buono il fatto che sia denigratorio nei confronti del nostro tanto amato meridione, analizziamo il messaggio: ci sono delle macchiette di mafiosi con accento pseudo-meridionale, considerato il fatto che la mafia è radicata nel sud italia in diverse forme e dunque non può essere offensivo dire una sacrosanta verità, l’unica cosa che mi viene in mente è che non sia piaciuto il modo ridicolo in cui essa sia stata rappresentata. Mah! Secondo me, la verità, è che il concetto che, realmente, non è andato giù è proprio il messaggio ambientalista. Va bene tutto, gli scippi, gli omicidi, la mafia ma quando mai si è visto un terrone che chiude il rubinetto per risparmiare acqua…

Il nuovo spot IKEA, ad ogni modo, pur non essendo, francamente, un capolavoro, ha raggiunto il suo obiettivo, molto meglio di quanto l’agenzia pubblicitaria si aspettasse. Io, personalmente, non l’avevo visto prima delle polemiche rimbalzate sulla rete e suppongo che sarà lo stesso per qualcuno dei pochi lettori di queste righe. Ad ogni modo, da affezionato cliente IKEA, vorrei sfatare un mito che ho ritrovato in moltissimi commenti che ho letto in giro in questi giorni: che al prezzo mediamente più basso dei concorrenti corrisponda una qualità infima dei mobili IKEA è assolutamente falso. I mobili IKEA sono di qualità media e una volta assemblati correttamente sono resistenti esattamente come quelli acquistati in qualunque mobilificio ad un prezzo mediamente del 30% superiore. Anche la qualità dei materiali è nella media, per una qualità superiore in un mobilificio italiano bisogna essere pronti a spendere dal 200% al 500% in più. Il vantaggio dei mobili IKEA, dunque, è il prezzo (praticamente volendo potrei cambiare arredamento ogni anno) e sopratutto il design: i mobili IKEA sono mediamente belli. L’unico svantaggio, per alcuni,  è che la linea è inconfondibile, in pratica un arredamento IKEA si riconosce subito.  No, non sono stato pagato da IKEA per scrivere questo pezzo, ma tornando al post di ieri i centri commerciali IKEA sono quelli col maggior numero di servizi dedicati alle famiglie.

 

Il titolo del post avrebbe dovuto essere internet e libertà di parola ma sarebbe stato un errore, per esprimere l’IDEA oggi è rimasto solo il web. Mi rendo conto che per molti questa differenza può sembrare sottile fino al punto di credere che le due parole siano sinonimi ma non è così e non è solo un fatto squisitamente tecnico o almeno non lo era. Internet è lo strumento, la rete, su cui si appoggiano diversi servizi, il web (world wide web) è uno di questi, come può esserlo l’e-mail, skype, usenet, FTP…  Il fatto è che il web ha ormai preso piede al punto da diventare esso stesso un contenitore, il principale contenitori di servizi di comunicazione di massa. Questo è successo perché col web è stato fatto un grande lavoro dai tempi di Mosaic. I servizi oggi sono accattivanti e complice la maggiore potenza di calcolo e strumenti di navigazione sempre più pervasivi in termini di piattaforme è possibile accedere al web dal computer, dal cellulare, dal televisore, dalla macchina, praticamente da ogni dove. Il web però ha un grande difetto: tecnicamente i servizi sul web devono essere messi a disposizione da qualcuno e quel qualcuno ha potere di vita o di morte sui contenuti dei servizi. Cerco di spiegarmi meglio, internet nasce come strumento di comunicazione distribuito, la caduta di un nodo della rete, di un server, non causa nessun problema all’infrastruttura nella sua globalità. I primi servizi su internet erano anch’essi distribuiti, è il caso di usenet, per esempio, primo vero strumento di comunicazione di massa ad affacciarsi su internet . Non esiste un fornitore unico del servizio, usenet si appoggia a decine di server in tutto il mondo e nessuno vi può censurare un pensiero perché è (era) virtualmente impossibile cancellarlo da tutti i nodi nei quali viene diffuso e ridistribuito.  Prendiamo invece il caso di Facebook, il più grande social network del pianeta: se io domani scrivessi un pensiero razzista o postassi l’immagine di una bionda con le tettone è quasi certo che verrei censurato dagli scagnozzi di Zuck con la cancellazione del post o l’eliminazione del profilo, tutto legittimo per carità, io sono un ospite e tu fai quello che ritieni opportuno ma è evidente che sul web c’è una libertà di pensiero condizionata, condizionata alla morale della società, al politically correct. Attenzione non parlo di impunità: sia su usenet che sul web ci sono modi per essere realmente anonimi ma quando uso un servizio sul web, anonimo oppure no, quello che scrivo non è davvero quello che penso, perché quello che penso non è quasi mai politicamente corretto e dunque sarebbe rimosso.

Tutto questo per dire che coloro che guardano alla internet di oggi come panacea di tutti i mali, come strumento per sfuggire al controllo imposto sulla TV e sui giornali, si sbaglia di grosso. Abbiamo visto che Internet è molto più potente della TV a livello di pervasività ma paradossalmente, oggi, è facilissima da controllare, al contrario di quello che dicono i giornali o che pensano i blogger; semplicemente oggi internet è ancora sottovalutata dalla politica “vecchia” e “terrona” ma non durerà ancora a lungo.

Je ne suis pas d’accord avec ce que vous dites, mais je me battrai jusqu’à la mort pour que vous ayez le droit de le dire.

Il famoso motto di Voltaire, probabilmente, andava bene un tempo in cui gli strumenti per esprimere le proprie idee  non erano così accessibili come oggi. Il fatto è che un’opinione è tanto più affascinante, tanto più virale quanto più è stupida, razzista, violenta, idiota. Prendiamo per esempio i social network come Facebook, i “link” che vanno per la maggiore sono quanto di più cretino si possa immaginare,  trasudano buonismo quando va bene e disinformazione nel peggiore dei casi. Emblematico il caso di questi giorni, dove sui social network e sui blog si è diffusa a macchia d’olio la solenne cazzata che il terremoto in Giappone sia stato provocato da qualche specie di test militare su qualche arma innovativa, roba che potrebbe smontare agevolmente pure mio figlio di 3 anni eppure di boccaloni che ci cascano se ne vedono a bizzeffe.

Oggi, il motto di Voltaire, comincia dunque a mostrare i suoi limiti. Io non ci penso nemmeno a difendere il diritto di dire cazzate anche perché non  c’è niente che, in questa società interconnessa, qualcuno possa fare per impedirlo.

Discutere con una persona che abbia opinioni diametralmente opposte alle mie, tuttavia, non la considero una cosa sensata. In primo luogo perché ho sempre la personale convinzione di avere a che fare con un cretino e poi perché  il fatto che voglia esprimere pubblicamente le sue opinioni  dimostra che il suo stato sia irrecuperabile, altrimenti avrebbe almeno il pudore di tacere, dunque qualunque discussione sarebbe, come minimo, tempo perso.

Ignorare gli stupidi nelle discussioni pubbliche sembrerebbe la soluzione, quindi,  ma non sempre è così. Viviamo in un paese democratico dove in qualche modo l’opinione delle masse tende a condizionare il sistema politico e sociale dell’intero sistema. Come dicevo prima, le opinioni  hanno un potere virale tanto maggiore quanto sono delle cazzate improponibili e quindi diventano pericolose. Un esempio di come un’opinione possa far cambiare la politica lo viviamo in questi giorni con la storia del nucleare:  l’opinione diffusa, attraverso internet prima e la TV poi, che il nucleare sia pericoloso, a seguito dei problemi alla centrale di Fukushima, è riuscita a far fare marcia indietro al governo su uno dei cavalli di battaglia delle propria politica interna nel giro di 48 ore; eppure i pericoli del nucleare c’erano era anche due settimane fa…

Ora un opinione razzista, falsa, complottista, fascista o anche semplicemente idiota, se abbastanza diffusa, se sufficientemente virale, abbiamo visto che è in grado di cambiare il mondo. Per questo motivo se pure la scarsità di tempo per star dietro a tutto suggerisce di ignorare, il buon senso spesso obbliga a ridicolizzare, denigrare, stroncare l’idea ed insieme ad essa la persona nella speranza non tanto di educare l’idiota di turno quanto di far riflettere chi legge o quanto meno spaventare i suoi simili.

E sì son tanti gli anni, ma se guardo ancora pochi,
Voltaire non ci ha insegnato ancora niente,
è questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi
oppure si ruggisce veramente
ed io del topo sovrastrutturale me ne frego;
chi sia Voltaire, mi dite? Va beh, dopo ve lo spiego.

 

Io amo Gaia e non sopporto chi persevera nella violentarla col pretesto di difenderla. Per farla breve io odio gli ambientalisti d’accatto, massa di conformisti che vanno in brodo di giuggiole al solo ascoltare l’orribile termine “eco-sostenibile” uscire dalla propria bocca e poi lanciarsi in qualche battaglia ai mulini a vento per difendere madre natura dalla massa di aguzzini da cui ipocritamente pensano di essere diversi.

Emblematica è la battaglia contro le buste di plastica che ha costretto il governo italiano  ad andare contro ogni logica e contro le direttive comunitarie a seguito dell’incomprensibile odio per il comodissimo e riciclabilissimo sacchetto di polietilene.

Si potrebbe continuare per ore con le “mode” ambientaliste eco-sostenibili: si va dai pannolini di stoffa per i bambini, ai detersivi sfusi,  dalle auto Euro 5, al pane fatto in casa proseguendo per tante altre cazzate in stile new-age fricchettone.

L’ultima battaglia degli ambientalisti domenicali riguarda gli incentivi per il fotovoltaico in italia. Il governo, come si sapeva da mesi, ha ridotto gli incentivi per l’installazione di nuovi impianti di pannelli solari ed eccoli lì tutti a gridare allo scandalo.

Negli ultimi anni l’italia è stata coperta da pannelli fotovoltaici di infima qualità e installati alla pene di segugio e quasi sempre sporchi, solo perché alla fine c’era comunque un guadagno derivante dagli incentivi. Ed ecco che intere coltivazioni sono scomparse per lasciare il posto a distese di orribili pannelli solari che fra vent’anni qualcuno dovrà smaltire insieme agli inverter.  Eh però il fotovoltaico non inquina, mica è come le centrali nucleari che lasciano quelle belle scorie radioattive che brillano la notte di luce propria.

Guardateli come sono belli, tutti pronti a scendere in piazza  armati delle loro biciclettine che non emettono pm10 e fieri delle loro borse di tela piene di prodotti bio, pronti a rivendicare il diritto di sprecare danaro pubblico per sistemi energetici con un rendimento scarsissimo e che, nella migliore delle ipotesi, richiederanno altri incentivi per lo smaltimento.

Comunque non è vero che ce l’ho con gli ambientalisti in quanto amanti dell’ambiente, non sopporto solo  quelli che pretendono di conformare il metodo scientifico alle proprie credenze.