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Non voglio stare a tediare l’universo con la storia di Alan Turing e con tutte le menate sulla sua vita, il suo lavoro e la sua morte.  In occasione dei cent’anni dalla nascita di uno dei veri geni del ‘900 in tanti, troppi, spesso in maniera ipocrita, ne stanno celebrando le imprese intellettuali.

Voglio solo ricordare la Tesi di Church.

«Una funzione è effettivamente calcolabile sse è T-computabile»

in altre parole

«Le macchine di Turing sono in grado di risolvere tutti i problemi algoritmici effettivamente risolubili»

ciò detto mi sento un coglione perché, da cosa nasce cosa,  ho cominciato a leggiucchiare qualche documento sulla computabilità compresa una tesi di laurea in Informatica che sembra una tesina della terza media e ho fatto una fatica immane a riprendere dei concetti che fino a pochi anni fa erano parte integrante del  mio modo di ragionare.

Sì è vero che sto invecchiando, ma temo di essere cambiato molto, forse un po’ troppo.

Lupin III (ルパン三世 Rupan Sansei) nasce nel 1967 da un’idea del mangaka giapponese Monkey Punch, che si ispira, per il suo personaggio, ai romanzi del ladro gentiluomo Arsène Lupin di Maurice Leblanc.

Dal 24 ottobre 1971, dopo il pilot trasmesso nel 1969, va in onda la prima serie di Lupin III (la versione con la giacca verde) in 23 episodi e per la regia di Masaaki Osumi, Hayao Miyazaki e Isao Takahata. La serie ha spopolato in tutto il mondo, anche in Italia dove è stata trasmessa la prima volta sulle TV locali nel 1979 (prima delle versioni variamente censurate trasmesse da Fininvest/Mediaset a partire dagli anni ’80). L’ultima serie animata di Lupin III risale al 1984.

Per festeggiare il quarantennale dalla messa in onda del primo anime, dal 4 aprile. torna in TV, dopo 27 anni,  Lupin in giacca verde con la nuova serie televisiva, “Lupin the Third – Mine Fujiko to iu onna-” (Lupin the Third – La donna chiamata Fujiko Mine) in 13 episodi per la regia di Yamamoto Sayo e con protagonista principale la meravigliosa, conturbante e sogno erotico di tutti gli adolescenti degli anni ’80, Fujiko Mine. Il sito della trasmissione TV: http://lupin40.com/

 

Our sun is one of 100 billion stars in our galaxy. Our galaxy is one of billions of galaxies populating the universe. It would be the height of presumption to think that we are the only living things in that enormous immensity.

Si celebra oggi il centenario della nascita di Wernher Magnus Maximilian Freiherr Von Braun  che nacque a Wirsitz il 23 marzo 1912.

Von Braun è stato uno scienziato e ingegnere tedesco, successivamente naturalizzato statunitense, una delle figure principali nello sviluppo della missilistica in Germania e negli Stati Uniti. Senza von Braun, probabilmente, non ci sarebbe stato nessuna corsa allo spazio e nessun programma spaziale.

Fin da ragazzo Von Braun fu attratto dallo spazio e dalla possibilità, per l’uomo, di raggiungerlo.Nel 1930 iniziò a frequentare l’istituto di Tecnologia di Berlino per entrare, successivamente, nel Verein für Raumschiffahrt (Società dei voli spaziali)  e accedere all’Università di Berlino dopo il diploma.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, la Germania, aveva ricevuto pesanti sanzioni per quanto riguardava lo sviluppo dell’artiglieria pesante, per questo la Reichswehr era molto interessata agli studi sulla propulsione a razzo; l’idea era di aggirare l’ostacolo delle sanzioni imposte e ottenere, comunque, un’arma per bombardare a distanza una città. Nacque una vera e propria cittadella di ricerca, vicino a  Peenemünde, dove Von Braun, entrato nelle SS, contribuì a progettare i missili A-4 successivamente denominati, da Joseph Goebbels, V2  (Vergeltungswaffe 2, o “arma di rappresaglia 2”).

Dopo la guerra, Von Braun con altri scienziati, riuscì a fuggire all’Armata Rossa e a consegnarsi agli USA ed è proprio negli Stati Uniti che cominciò la sua carriera nel programma spaziale. Dopo un inizio travagliato a causa della diffidenza americana per gli ex-nazisti, nel 1950 von Braun ed il suo staff vennero trasferiti a Huntsville, in Alabama,  qui nominato direttore della Divisione di Sviluppo dell’ABMA (“Army Ballistic Missile Agency”), Von Braun, creò il razzo Redstone. Quando gli URSS lanciarono in orbita lo Sputnik e il primo lancio del Vanguard americano fallì miseramente fu uno dei Redstone modificati di Von Braun, lo Jupiter-C, a portare in orbita il primo satellite americano, l’Explorer 1.

Il 29 luglio 1958 nacque la NASA e poco dopo vide la luce un nuovo centro spaziale, il Marshall Space Flight Center, nella città di Huntsville, in Alabama; qui furono “trasferiti”  Von Braun, che ne fu nominato direttore, e il suo staff . Il primo lavoro al Marshall Center fu la progettazione di un razzo vettore in grado di portare l’uomo sulla Luna. Il sogno di Von Braun poteva finalmente concretizzarsi e nacque così il Saturn che, il 16 luglio 1969, portò l’equipaggio dell’Apollo 11 a mettere piede sul nostro satellite.

Dopo la fine del programma Apollo, Von Braun lasciò la NASA per lavorare nell’industria privata, morì di cancro il 16 giugno del 1977 a soli 65 anni.

 

Esattamente un anno fa, l’11 marzo 2011 alle ore 14:45 (ora locale), al largo della costa della regione del Tōhoku, in Giappone, alla profondità di 30km si verificava un terremoto del nono grado della scala Ritcher seguito da uno tsunami che  ha devastato le coste con onde alte oltre 10 metri, che hanno raggiunto una velocità di circa 750  km/h e si sono abbattute principalmente sulla  prefettura di Iwate e sulla prefettura di Miyagi.

Ad oggi non è ancora disponibile un bilancio definitivo delle vittime di quello che è stato il sisma più imponente abbattutosi sul Giappone; si parla comunque di oltre 15.000 morti accertati e di quasi 5.000 dispersi.

Il sisma ha provocato lo spegnimento automatico di undici centrali nucleari, tuttavia le misure di sicurezza non sono state sufficienti per evitare il disastro nucleare  per la centrale Fukushima Dai-ichi dove i reattori in funzione si sono disattivati automaticamente dopo la scossa, ma i danni ai sistemi di raffreddamento hanno causato un surriscaldamento incontrollato e la fusione delle barre di combustibile prima nel reattore 1 e successivamente al reattore 3. Grossi problemi hanno interessato, nei giorni successivi, anche il reattore 2 e il reattore 4. La successiva evacuazione ha interessato 110.000 persone nel raggio di 30 chilometri dall’impianto.

Ad un anno dal disastro,  la situazione dei reattori è sotto controllo e le autorità nipponiche assicurano che il livello di radiazioni è totalmente nella norma. Le restrizioni alle importazioni di prodotti alimentari giapponesi, adottate dopo l’incidente di Fukushima, sono state abolite in alcuni paesi,  permane, tuttavia, una zona off-limits di 20 km per la popolazione civile.

L’emergenza che il Giappone si è trovato ad affrontare è stata di proporzioni inimmaginabili; 470mila persone furono evacuate in centri temporanei e ad oggi solo 687 persone risultano ancora in quei centri (ricordo che c’è ancora chi vive nei container dopo il terremoto in Irpinia nel 1980). Oggi nonostante la ricostruzione delle infrastrutture non sia ancora ultimata e il paese abbia un grosso problema energetico a causa della chiusura, successiva al disastro di Fukushima, di alcune centrali nucleari, quasi tutte le macerie e i detriti trasportati dallo tsunami sono stati rimossi e l’FMI prevede un incremento del PIL per il paese del Sol Levante del 1,7%.

Anche sul fronte energetico, comunque, qualcosa si sta muovendo. Dopo lo stop al nucleare voluto dal precedente Primo Ministro Naoto Kan, sull’onda emotiva che ha portato anche in Italia alla vittoria dei SI all’insulso referendum di giugno 2011, il nuovo primo ministro, Yoshihiko Noda, sta decisamente rivalutando la questione anche considerando che il Giappone trae il 30% dei suoi consumi energetici proprio dall’atomo.

Chiudo, dunque, ricordando questo primo triste anniversario, nella speranza che già fra un anno l’11 marzo 2011 sia un lontano ricordo.