Ma parliamo un po’ di leggi discutibili e comunque inapplicabili.
E’ notizia di questi giorni che un’ordinanza del sindaco di Milano vieti la somministrazione e la vendita di alcolici ai minori di sedici anni con sanzioni enormi anche ai genitori, ordinanza che segue ordinanze analoghe in altre città italiane nel vano tentativo di arginare il “dilagante” fenomeno dell’alcolismo fra i minori. L’inutilità di un simile divieto è facilmente verificabile in tutti quei paesi dove il proibizionismo per il consumo di alcolici esiste da più tempo che da noi. A Londra, per esempio, dove è vietata da sempre la vendita di alcol ai minori di 18 anni ho visto personalmente decine di ragazzini e ragazzine di 14-15 anni completamente ubriachi alle 5 del pomeriggio dopo essersi scolati litri di bevande colorate, frizzanti, dolciastre e molto alcoliche. In USA, dove il proibizionismo ha quasi assunto un valore storico, film e telefilm non fanno altro che stigmatizzare le gesta di adolescenti che al liceo trovano sempre il modo di sbronzarsi (da Happy Days, ad Arnold, dai Robinson a Beverly Hills di storie di adolescenti nei guai per l’alcol, con la disgustosa morale relativa, ce ne sono almeno una a stagione).
Dunque che fare nei confronti di tutti questi adolescenti “alcolizzati” diventati ormai una piaga del bel paese?
Beh innanzi tutto ad occuparsi del benessere e dell’educazione dei figli DEVONO essere i genitori; se i genitori delegano allo Stato quella che è una LORO prerogativa non ha più senso il loro ruolo a cui, quindi, dovrebbero abdicare rinunciando spontaneamente alla patria potestà e semmai lo Stato dovrebbe intervenire suppotandoli con assistenti sociali. Non mi riferisco, ovviamente, solo alle ultime cazzate sul trascurabile fenomeno dell’alcolismo adolescienziale ma a tutte le istanze di divieto, censure e proibizioni che genitori incapaci fanno alle istituzioni e che spesso vuoi per l’ottusità di queste ultime o vuoi per il peso politico dei suddetti imbecilli vengono anche ascoltate, impedendo, di fatto, alle persone normali di educare i propri figli nel modo più giusto e sopratutto impedendo ai ragazzi una crescita e uno sviluppo psicologico sano ed equilibrato (e qui, se non fosse chiaro, mi sto riferendo alle esecrabili censure negli anime).
Ma allora cosa fare per impedire che questi ragazzini, che cominciano a bere a 12 anni (wow!), diventino dei pericoli pubblici quando a 18 anni (ma anche 16 eh!) prenderanno la patente?
I francesi dicono che l’alcol non va vietato, ma che i ragazzi vanno educati al bere; in effetti non c’è una linea di demarcazione netta fra la sobrietà e l’ebrezza, in mezzo c’è tutto un mondo che non può essere misurato con i numerini dell’alcol test starato delle nostre polizie ne con le ridicole tabelle fotocopiate e appicciate ai muri dei locali pubblici. Adoro veder bere i francesi, per loro è naturale, non bevono come gli anglosassoni, come sfida al proibizionismo, non bevono come i latini giusto per ubriacarsi, non bevono schifezze; per capire cosa intendo basta passare una serata in un bistrot.
Personalmente sono cresciuto in un paesino dove entrambi i miei nonni producevano in casa il vino per la famiglia ed io oltre ad “aiutare” in questo che, a pensarci dopo, era un modo per riunirsi una volta in più all’anno, quel vino l’ho sempre bevuto, almeno da che mi ricordo, quindi forse in questa storia del proibizionismo sono un po’ di parte… ma anche no ;-)