In questi giorni Amazon annuncia un nuovo servizio compreso nell’abbonamento Prime; Prime Music che offre la possibilità di ascoltare in streaming e scaricare fino a 40 ore di musica al mese a scelta fra due milioni di brani.
Il servizio si aggiunge alla consegna gratuita degli acquisti effettuati sulla piattaforma, alla possibilità di caricare nel cloud Amazon un numero illimitato di fotografie, a Prime Video, un vero e proprio canale televisivo on demand in streaming che oltre ad alcune delle migliori serie televisive e a grandi pellicole cinematografiche offre delle grandiose produzioni originali e a Prime Reading che offre l’accesso a un ottimo catalogo di ebook; tutto questo a 35 euro l’anno.
Eppure c’è chi si lamenta perché Amazon è il male, sottopaga i dipendenti, fa chiudere la Grande Distribuzione Organizzata (che fino a ieri era il nemico da abbattere) e non permette la socializzazione ed è su questo che vorrei soffermarmi.
Vuoi mettere andare al negozio a parlare col commesso, andare al supermercato a chiacchierare con la cassiera maschio, toccare la merce (che fastidio quelli che toccano la merce che io potrei comprare, specie l’ortofrutta), provare i vestiti, aprire i cartoni per vedere cosa c’è dentro, chiedere informazioni al tizio sottopagato che ieri vendeva contratti di Linkem e oggi ti spiega come funziona l’aspirapolvere non capendo nulla dell’uno e dell’altro.
E’ vero io sono asociale, oggi ho lavorato molto, non voglio parlare con nessuno, non ne ho la forza e adesso sono qui in terrazza che ascolto Guccini(con Spotify), bevo Martini e Tonica e scribacchio qui e lì. Abito in questa casa dal 2005 e non conosco, nemmeno di nome, alcuno dei miei vicini, gli amici me li scelgo e spesso vivono troppo lontano per poterli frequentare, i parenti a stento li saluto se casualmente li incrocio per strada, perché dovrei voler parlare con uno sconosciuto in un ipermercato? Perché dovrei avere voglia di interagire con chiunque non provi un’attrazione di qualche tipo? Come? Sì, è vero se non li incontro non potrò mai sapere se c’è feeling, ma è una questione statistica e sono fortunato. Sono fortunato perché oggi esiste Internet.
Su Internet ho incontrato le persone migliori con cui potessi interfacciarmi(*). Alcuni vicini, vicinissimi, altri lontani, lontanissimi, alcuni lì ho incontrati, altri no, non cambia molto in realtà, raramente ne ho sentito la necessità; per molti versi anche mia moglie l’ho conosciuta davvero su internet(**) e ci ho fatto pure un paio di figli… Internet è quella cosa che oggi mi consente di osservare la stupidità da una posizione privilegiata e mi offre l’incredibile beneficio di non dovermi misurare fisicamente con la mediocrità, almeno non più di quanto la vita renda necessario.
Ben venga, dunque, Amazon se non devo parlare col commesso ritardato e se non devo aspettare tre mesi per prenotare il libro dell’autore sconosciuto da Feltrinelli. Ben venga Netflix se posso scegliere cosa guardare in TV senza dovermi sorbire trasmissione insulse e di dubbio gusto. Ben vengano tutti i servizi online se ci risparmio mediamente il 30% rispetto ai corrispondenti analogici e onestamente mi interessa poco della cassiera che sciopera perché non vuole lavorare la domenica(***) proprio quando, almeno io, sono più propenso a spendere (e lo faccio su Amazon, Aliexpress, eBay. Wish e compagnia cantante), meno ancora mi interessa della desertificazione dei centri storici e della riduzione di fatturato degli ipermercati. Siete mai entrati in un negozio di abbigliamento con la commessa che cerca di rifilarti qualunque cosa e sembra si offenda se dici che sei lì per guardare? Ecco io con queste persone non ci voglio parlare e aspetto solo che anche gli alimentari si possano facilmente acquistare online e che possibilmente mi vengano consegnati col drone qui, proprio su questa terrazza.
(*) no, interfacciarmi non è un termine scelto per caso
(**) quando dico internet, intendo internet non il Web
(***) sarà banale, ma per come la vedo io ogni lavoratore deve essere tutelato e deve essere pagato per il proprio lavoro in maniera equa e proporzionale ma trovo inaccettabili tutte queste recriminazioni nei confronti del lavoro domenicale nel settore del commercio.