hanno fatto il giro del mondo le suggestive immagini del Discovery che, ancorato sul NASA 905, uno dei due Boeing 747 SCA (Shuttle Carrier Aircraft), ieri ha volato, per l’ultima volta, nei cieli di Washington D.C. sorvolando i principali monumenti prima di atterrare al Dulles International Airport di Washington D.C. e unirsi all’esibizione permanente presso lo Steve […]
Finalmente la scorsa notte ho potuto, silenziomanete, guardare i primi due episodi di questa nuova serie anime: Saint Seiya Ω che, in un certo senso, aggiorna la saga dei Cavalieri dello Zodiaco dopo le ultime avventure di Seya/Pegasus e degli altri cavalieri contro Hades. Ma vediamo come comincia questa nuova incarnazione dei “Saint Seya” (occhio agli spolier […]
hanno fatto il giro del mondo le suggestive immagini del Discovery che, ancorato sul NASA 905, uno dei due Boeing 747 SCA (Shuttle Carrier Aircraft), ieri ha volato, per l’ultima volta, nei cieli di Washington D.C. sorvolando i principali monumenti prima di atterrare al Dulles International Airport di Washington D.C. e unirsi all’esibizione permanente presso lo Steve […]
Finalmente la scorsa notte ho potuto, silenziomanete, guardare i primi due episodi di questa nuova serie anime: Saint Seiya Ω che, in un certo senso, aggiorna la saga dei Cavalieri dello Zodiaco dopo le ultime avventure di Seya/Pegasus e degli altri cavalieri contro Hades. Ma vediamo come comincia questa nuova incarnazione dei “Saint Seya” (occhio agli spolier […]
hanno fatto il giro del mondo le suggestive immagini del Discovery che, ancorato sul NASA 905, uno dei due Boeing 747 SCA (Shuttle Carrier Aircraft), ieri ha volato, per l’ultima volta, nei cieli di Washington D.C. sorvolando i principali monumenti prima di atterrare al Dulles International Airport di Washington D.C. e unirsi all’esibizione permanente presso lo Steve F. Udvar-Hazy Center dello Smithsonian National Air and Space Museum.
Non è raro imbattersi in un immagine di un Orbiter agganciato ad un B747-SCA. L’idea di utilizzare questo sistema di trasporto nasceva dall’esigenza di testare le doti aerodinamiche dell’Orbiter; l’OV-101 Enterprise, infatti non è mai uscito dall’atmosfera terrestre non essendo dotato di motori e scudo termico ma è stato utilizzato negli Approach and Landing Test (ALT) nel 1977 portato in volo proprio da un B747-SCA . Successivamente i due SCA sono stati utilizzati per trasportare gli orbiter dopo le missioni che prevedevano il rientro alla base di Edwars in California e non al kennedy Space Center (Cape Canaveral) in Florida.
Ma vi siete mai chiesti come fanno a mettere un bestione di più di 70 tonnellate su un aereo progettato per il volo di linea? La risposta a questa domanda si chiama MDD, Shuttle Mate-Demate Device (MDD).
L’MDD è un gigantesco sistema di gru in acciaio utilizzato per sollevare gli orbiter da terra nelle fasi successive all’atterraggio, dopo una missione, per compiere le necessarie operazioni di manutenzione, oltre che per le operazioni di aggancio e sgancio dai B747-SCA
La costruzione del primo MDD è stata terminata alla fine del 1976 per essere utilizzato nelle fasi di mate-demate del prototipo Enterprise Orbiter durante i test ALT nel 1977.
L’impianto MDD è costituito da due torri di circa 30 metri con delle piattaforme di lavoro posizionate circa ogni sei metri. L’MDD è dotato di tre sistemi di carrucole: due vengono agganciate alla poppa dell’orbiter ed uno alla zona anteriore mediante una trave. Ogni sistema di carrucole è in grado di sollevare 45 tonnellate rendendo l’MDD capace di sostenere un peso complessivo di 120 tonnellate.
L’MDD fu progettato dalla Connell Associates Inc. di Coral Gables e i tre esemplari furono costruiti da George A. Fuller Co., Chicago, al costo di 1,7 milioni di dollari l’uno. Il primo MDD fu installato presso la base di Edwards per i controlli post-volo e l’aggancio dell’orbiter allo SCA, il secondo al Kennedy Space Center, per lo sgancio dell’orbiter e la preparazione post volo. Il terzo MDD fu installato presso la base di Vanderberg in California, dove è presente anche una piattaforma di lancio per gli Space Shuttle mai utilizzata.
Finalmente la scorsa notte ho potuto, silenziomanete, guardare i primi due episodi di questa nuova serie anime: Saint Seiya Ω che, in un certo senso, aggiorna la saga dei Cavalieri dello Zodiaco dopo le ultime avventure di Seya/Pegasus e degli altri cavalieri contro Hades.
Ma vediamo come comincia questa nuova incarnazione dei “Saint Seya” (occhio agli spolier sul primo episodio)
Non ho ancora capito come mai, ma tutti le divinità dell’Olimpo, e anche qualcuna di altre mitologie, hanno una cosa in comune: vogliono vedere morta Athena. Dopo Asgard, Nettuno, Eris, Apollo, Lucifero, Artemide e Ade, dunque, è la volta di Marte a volere la testa di Saori Kido (Lady Isabel), incarnazione della dea Athena.
Marte, che sembra disegnato come un Digimon, arriva sulla Terra con tutte le intenzioni di prendere la vita di Saori, che intanto ha adottato un bambino, il piccolo Koga. A difendere Saori/Athena, come sempre, Seya/Pegasus che indossa per l’occasione le vestigia d’oro del Sagittario e, come accessorio fashion, una fantastica sciarpetta al collo che sembra uscita dalla collezione autunno/inverno di D&G.
Seiya, a botte di Pegasus Ryuseiken (Fulmine di Pegasus), riesce a fermare Mars a costo, però, di perdersi (per ora) in una dimensione misteriosa. Saori e Kuga sono salvi , anche se il braccio di Athena porta i segni dell’attacco/maledizione di Mars. Athena con Kuga si ritirano, allora, su un’isola dove il ragazzino viene allenato a diventare Saint da Shaina/Tisifone. Proprio quando Kuga comincia a capirci qualcosa di cosmi, cavalieri, mitologia greca ecco che, dopo 13 anni, torna sulla Terra Mars deciso a finire il lavoro interrotto da Seiya. A niente serve la difesa di Shaina/Tisifone e nemmeno l’armatura di Pegasus, che Saori aveva donato a Kuga pochi minuti prima. Kuga, così, nonostante sia riuscito ad espandere il proprio Cosmo e a lanciare un Fulmine di Pegasus degno del vecchio Seiya (che lo segue in spirito nemmeno fosse Obi-Wan Kenobi) deve soccombere di fronte alla potenza del nemico che lo mette KO e si porta via Athena.
Al risveglio Kuga decide di intraprendere la strada per diventare Cavaliere di Bronzo e salvare Saori/Athena e si dirige alla Palaestra, una specie di accademia per bronze saints alle prime armi.
Il primo episodio Saint Seiya Ω è stato trasmesso il 1 aprile su TV Asahi seguendo l’annuncio, della Toei Animation, del 6 febbraio relativo a un nuovo anime sui Cavalieri dello Zodiaco non basato, questa volta, su alcun manga ma con una storia realizzata appositamente per la televisione.
E’ un po’ presto per esprimere un giudizio sulla serie che, per ora, mi sembra più che altro una grossa operazione di marketing della Toei. Ad ogni modo trovo il chara-design stile Casshern Sins, realizzato da Yoshihiko Umakoshi, molto azzeccato per questo tipo di animazione e ho apprezzato molto l’assenza di armature rosa; molto meno appropriata, invece, mi sembra la scelta di sostituire lo scrigno delle vestigia da cavaliere con dei cristalli incastonati in bracciali, anelli, ciondoli, come se i Cavalieri dello Zodiaco fossero un reboot di Sailor Moon.
Di seguito la sigla inziale, riedizione della sigla originale eseguita dai eseguita dai Make-Up e Shoko Nakagawa.