Io sono praticamente nato a Taranto, ho vissuto i primi sette anni della mia vita nella città dei due mari , una città che considero bellissima, un posto che, ogni volta che ci torno, mi ispira un senso di pace, mi mette di buon umore; sì lo so che chi conosce Taranto non sarebbe d’accordo, […]
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2012/07/italsider.jpg362600Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2012-07-28 19:05:492012-07-28 20:43:59Due parole sul caso ILVA
Dunque, abbiamo questo ragazzo, James Holmes (un cognome che evoca ben altri scenari… no, non John, parlo di Sherlock…) 24 anni, diplomato al liceo, iscritto a medicina, madre infermiera, padre manager… un tipico ragazzo americano, un tipo tranquillo che vive in una cittadina di provincia, forse gli piacciono i fumetti, di sicuro ama le armi […]
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2012/07/594e57ff26365c48e576c4938e86b9d5.jpg291400Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2012-07-22 13:08:232012-07-22 13:12:17La strage di Batman
Io sono praticamente nato a Taranto, ho vissuto i primi sette anni della mia vita nella città dei due mari , una città che considero bellissima, un posto che, ogni volta che ci torno, mi ispira un senso di pace, mi mette di buon umore; sì lo so che chi conosce Taranto non sarebbe d’accordo, […]
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2012/07/italsider.jpg362600Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2012-07-28 19:05:492012-07-28 20:43:59Due parole sul caso ILVA
Dunque, abbiamo questo ragazzo, James Holmes (un cognome che evoca ben altri scenari… no, non John, parlo di Sherlock…) 24 anni, diplomato al liceo, iscritto a medicina, madre infermiera, padre manager… un tipico ragazzo americano, un tipo tranquillo che vive in una cittadina di provincia, forse gli piacciono i fumetti, di sicuro ama le armi […]
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2012/07/594e57ff26365c48e576c4938e86b9d5.jpg291400Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2012-07-22 13:08:232012-07-22 13:12:17La strage di Batman
Io sono praticamente nato a Taranto, ho vissuto i primi sette anni della mia vita nella città dei due mari , una città che considero bellissima, un posto che, ogni volta che ci torno, mi ispira un senso di pace, mi mette di buon umore; sì lo so che chi conosce Taranto non sarebbe d’accordo, ma io in quella città ci ho trascorso l’infanzia, un’infanzia bellissima. Amo Taranto, a partire dagli impianti dell’Italsider, cioè di quella che oggi è l’ILVA, adoro quelle altissime ciminiere e non per il mio notorio attaccamento ai paesaggi post-industriali, non solo, ma perché io attraverso l’Italsider ci passavo tutte le settimane con la NSU Prinz di mio padre per andare a trovare i parenti a Bari; quanto mi piaceva vedere il fumo uscire dalle ciminiere, sopratuttto quando fuori era buio.
Taranto di fatto è l’ILVA, l’economia della città, già povera di suo, si basa sostanzialmte sull’acciaieria e sui cantieri dell’arsenale militare navale ed entrambi i settori sono da anni in crisi. L’ILVA, ceduta dallo Stato al gruppo Riva nella metà degli anni ’90, fra operai e indotto dà lavoro a circa 15.000 persone fra Taranto e provincia, chiuderla darebbe un colpo mortale alla città; ma l’ILVA, non c’è bisogno di una perizia, è responsabile da sempre di emissioni inquinanti che la città la stanno uccidendo piano piano, da decenni… chiunque sia di Taranto conosce, fra i lavoratori dell’Italsider, qualcuno che si è ammalato di gravi patologie respiratorie quando non di cancro, persino io che a Taranto ci ho vissuto solo l’infanzia.
Giovedì scorso il magistrato, dopo mesi di indagini, ha ordinato «il blocco delle lavorazioni e lo spegnimento degli impianti» e l’arresto di otto persone, fra cui Emilio e Nicola Riva a causa di «una grave e attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria imputabile alle emissioni inquinanti, convogliate, diffuse e fuggitive dello stabilimento Ilva e segnatamente di quegli impianti ed aree del siderurgico che presentano accertate e persistenti criticità ambientali».
Quello che è successo dopo lo riassume brillantemente in una frase la mia amica, scrittrice tarantina, Giusy De Nicolo:
« Già partita la guerra tra poveri, tra gli operai che non vogliono morire di fame e i cittadini che non vogliono morire di cancro»
E’ esattamente quello che è successo in una città dove ad un sentimento ambientalista oggi maggiormente diffuso si contrappone il problema di arrivare a fine mese e di poter pagare il mutuo. Gli operai hanno bloccato la città per due giorni per rientrare oggi a lavorare negli impianti mai realmente fermati, non si può spegnere un altoforno, non così semplicemente, nemmeno se lo ordina il tribunale.
L’ILVA non chiuderà, non chiuderà per la città di Taranto, non chiuderà per preservare il PIL, cambieranno la legge, ci saranno delle proroghe, magari condanneranno qualcuno e alla fine di questa storia non se ne parlerà più; l’ILVA non chiuderà «è a rischio la vocazione industriale del Paese, è un segnale difficile da comprendere per gli investitori, soprattutto esteri».
L’ILVA non chiuderà, su questo, come da quaranta anni, sono tutti d’accordo, politici, sindacati, operai e confindustria e forse, in fondo, è meglio così. L’unica reale speranza che rimane è che quello che è successo in questi giorni serva in qualche modo da lezione e che finalmente si faccia qualcosa per preservare la città e per far lavorare in sicurezza gli operai e i tecnici dell’impianto siderurgico.
Quello che io spero è che la mia città torni a vivere e cominci a sfruttare quelle che sono le potenzialità turistiche e commerciali per poter fare in modo che, magari fra 20 anni, io possa fotografare il paesaggio post-moderno degli altiforni e delle ciminiere arrugginite.
https://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2012/07/italsider.jpg362600Arcangelohttps://www.ucronia.it/w/wp-content/uploads/2021/08/ucronia.pngArcangelo2012-07-28 19:05:492012-07-28 20:43:59Due parole sul caso ILVA
Dunque, abbiamo questo ragazzo, James Holmes (un cognome che evoca ben altri scenari… no, non John, parlo di Sherlock…) 24 anni, diplomato al liceo, iscritto a medicina, madre infermiera, padre manager… un tipico ragazzo americano, un tipo tranquillo che vive in una cittadina di provincia, forse gli piacciono i fumetti, di sicuro ama le armi da fuoco. In una delle tante noiose serate di Aurora, in Colorado, durante la prima di “Batman, The Dark Knight Rises”, entra, cappotto nero, casco, giubbotto antiproiettile, occhialoni e maschera antigas, nel grande multisala imbracciando il suo Kalashnikov e, forse cercando di imitare le scene di un fumetto di Batman nel 1986, scritto da Frank Miller, o magari no, chi lo sa, comincia a far fuoco sugli spettatori facendo fuori una dozzina di persone senza distinzioni fra uomini, donne, bambini.
Come classificare un avvenimento simile se non come il folle delirio di un pazzo, di un ragazzo evidentemente disturbato, di un uomo che magari avrebbe dovuto essere aiutato, vittima di una società forse disumana e nello stesso tempo ingiustificabile carnefice, terribile demone la cui mano, armata dal male, si è macchiata del sangue dei suoi incolpevoli bersagli? L’ennesimo caso di violenza indotta dalla brutalità dei fumetti, della tv e dei film infarciti di sangue e violenza gratuita che crea gravi scompensi nelle labili menti degli adolescenti , come se no?!?
Signori, sono più di trenta anni che sento queste stronzate, da quando nel 1980, un gruppo di genitori invasati raccolse 600 firme in una petizione inviata alla Commissione di Vigilanza della Rai, per denunciare la violenza e il carattere diseducativo dei certi cartoni giapponesi, in particolare di Atlas UFO Robot.
“…Davanti a certi programmi per l’infanzia colpisce un uso della scienza e della tecnica, della stessa fantascienza legata alla guerra; strumenti sempre più moderni al servizio di una società dominata da lotte feudali e nelle mani di un uomo che regredisce dominato da bassi istinti di avidità e di dominio…”
Sembrava quasi che saremmo diventati tutti assassini e guerrafondai; se quei genitori si fossero preoccupati, magari del tasso di inflazione a due cifre e del debito pubblico che stavano lasciando a quelli stessi figli che pretendevano di preservare dalla brutalità del male, magari oggi avremmo qualche precario in meno fra quei bambini che si esaltavano a guardare, spesso in bianco e nero, le gesta armate di un gigantesco samurai d’acciaio.
E’ la solita vecchia storia, cercare una giustificazione, una qualunque, per potersi alleggerire la coscienza, un capro espiatorio per non guardare dentro se stessi, per non dover essere costretti a giudicare il proprio stile di vita in cui ci si è comodamente adagiati, un comodo espediente per poter dare la colpa ad un fattore imperscrutabile e anche, diciamolo, un modo come un altro per rompere i coglioni.
James Holmes potrebbe essere uno qualunque di voi, uno dei vostri figli, chiunque si senta con le spalle al muro, senza via di scampo e sia abbastanza folle da riuscire ad abbandonare le convenzioni sociali. Non c’è mai un motivo buono per compiere una strage, non lo è quello ideologico, non lo è quello religioso, ma guardatevi allo specchio e chiedetevi quante volte avete desiderato che una persona o un gruppo di persone scomparissero. Solo così avrete la misura di chi è James Holmes e del perché in tutto ciò non c’entrano i fumetti esattamente come non c’entra la diffusione delle armi da fuoco.
Ora, per cortesia, lasciatemi in pace che sto guardando Berserk.
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