Reboot, remake, rebuild… Hollywood non risparmia niente e nessuno e cosa c’è più facile che ravanare nel mondo delle serie TV per riproporre una delle storie più avvincenti degli anni ’80? Parlo, naturalmente, del remake cinematografico di “The A-Team“.

L’A-Team ha lasciato in tanti ex-adolescenti negli anni ’80 un ricordo indissolubilmente legato al taglio alla moicana e al furgone di P.E.Baracus, al sigaro e ai piani di Hannibal, alla Corvette e al sorriso di Sberla e alla follia di Murdok; francamente riproporne una versione cinematografica non deve essere stata un’operazione semplice e, oggettivamente,  ha avuto un successo parziale.

Il film del 2010, prodotto da Ridley Scott oltre che da Stephen J.Cannel (creatore e produttore  della serie originale) in sè non è brutto; Liam Neeson è abbastanza credibile nel ruolo di Hannibal e anche gli altri attori non se la cavano male, a dirla tutta solo Sharlto Copley fa rimpiangere il “Matto Urlante” Murdok della serie TV, ma penso che rimpiazzare Dwight Shultz in quel ruolo sia semplicemente impossibile.

La storia, tuttavia,  sarebbe più adatta ad una buon episodio del vecchio telefilm piuttosto che ad una pellicola cinematografica, il film sembra quasi il pilot di una nuova serie,  ma, alla fine, come ho detto, l’ora e mezza della durata della pellicola passa piacevolmente fra scazzottate, sparatorie e improbabili combattimenti aerei fra droni telecomandati e carri armati in caduta libera.

Rispetto alla serie originale, il plot cambia di poco. L’A-Team rimane una ex-squadra speciale delle Forze Armate USA che ha prestato servizio Medio Oriente anziché in Vietnam e, a differenza della serie TV, alla fine del film l’A-Team trova  le prove per scagionarsi da un reato mai commesso ma, purtroppo, serve un  capro espiatorio, e dopo  un lungo concatenarsi di eventi il film non potrà fare altro che terminare così:

“Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere e se riuscite a trovarli forse potrete ingaggiare il famoso A-Team”

Tutto sommato è stato un piacevole tuffo nel passato e i cameo di Dirk Benedict e Dwight Shultz (riproposti anche dopo i titoli di coda) è quasi commovente :-)

 

Come tutti sanno la fiamma olimpica rimane accesa, nel braciere olimpico,  durante lo svolgimento delle Olimpiadi come simbolo dei Giochi, riproponendo gli usi dell’Antica Grecia quando un fuoco veniva tenuto acceso per tutto il periodo di celebrazione delle Olimpiadi antiche.

La fiamma olimpica viene accesa diversi mesi prima della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici a Olimpia, in Grecia, dove undici sacerdotesse  accendono il fuoco utilizzando  uno specchio parabolico concavo, che concentra i raggi del Sole.

La fiaccola viene quindi trasportata nella città che ospiterà i Giochi Olimpici, quest’anno Londra, con una staffetta formata da tedofori generalmente a piedi ma anche in nave o in aereo. I tedofori possono essere atleti, celebrità e persone comuni.

Racconto tutto questo solo per dire che a portare la torcia olimpica, a Cardiff, sarà  l’undicesimo Dottore, interpretato da Matt Smith, esattamente come nell’undicesimo episodio della seconda stagione del nuovo corso, “Fear Her” (“La Disegnatrice”)  dove abbiamo visto,  il decimo Dottore (David Tennant), nei panni di un tedoforo. I fans in realtà si aspettavano che fosse proprio Tennant a tornare di nuovo nei panni di Doctor Who per portare la torcia olimpica ma proprio in questi giorni è stato ufficializzato che l’onore toccherà al Dottore in carica, Matt Smith, che ha sostituito più che egregiamente l’ottimo Tennant e che, proprio in questi giorni, è impegnato a girare gli episodi della settima stagione del nuovo corso di Doctor Who.

Dopo aver parlato di Capricanon posso non fare una speciale menzione per  Alessandra Torresani (Alessandra Olivia Toreson) l’attrice che interpreta Zoe Graystone nella serie.

 

Alessandra Torresani nasce il 29 maggio del 1987 a Palo Alto in California, figlia di immigranti italiani. Prima di diventare attrice ha studiato danza e canto dall’età di due anni. Il suo debutto televisivo avviene all’età di nove anni in “Kids’ WB Club” del Canale KBWB di San Francisco. Successivamente ha lavotato come guest star, fra gli altri,  in JAG, ER, The War at Home, Malcolm In The Middle, Arrested Development, Terminator: The Sarah Connor Chronicles e CSI.

 

A maggio 2008 entra a far parte del cast regolare di Caprica nel ruolo di Zoe Graystone e diventa una sorta di novella Hayden Panettiere, a cui assomiglia anche fisicamente.

 

Vi lascio con la scontata gallery della Torresani :-)

 

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Caprica è la serie TV nata come prequel di Battlestar Galactica (2004) che narra le vicende avvenute 58 anni prima di BSG e  che avrebbero portato alla guerra degli umani con i cylon e al quasi totale sterminio della razza umana dalla galassia.

La serie è molto diversa dallo space drama “Battlestar Galactica” ma nello stesso tempo i richiami a personaggi e avvenimenti del futuro la rendono tanto una delizia quanto un’occasione mancata per i fan di BSG. Caprica, infatti, è ambientata “solo” 58 anni prima degli avvenimenti del Galactica e in questo lasso di tempo ci dovrebbe essere la nascita dei cylon, una prima guerra con i tostapane, 40 anni di pace, lo sterminio della razza umana da parte dei lavori in pelle e la fuga del Galactica in cerca della tredicesima colonia. Tutto ciò su scala interplanetaria non è pensabile nemmeno con la psicostoria di asimoviama memoria. Oltre a questa, a mio avviso, imperdonabile incoerenza la serie pecca in dinamismo, se è vero che non è una serie di SF pura ma mischia molti elementi del family drama, mettendo insieme mafia, terrorismo e problemi adolescenziali  e anche vero che ci sono alcuni episodi talmente noiosi da aver contribuito a stroncare sul nascere una serie che avrebbe potuto, anche a livello di merchandise, far esplodere l’universo di BSG preparando il terreno a nuove storie (pare che anche Blood & Chrome sia morta prima di nascere).

LA STORIA

Siamo su Caprica, la principale delle 12 colonie  di Kobol dove gli umani vivono più o meno pacificamente su dodici pianeti collegati fra loro in una sorta di grande federazione interplanetaria. Caprica è molto simile agli Stati Uniti del XXI secolo, sia per il tipo di società che per la tecnologia appena più avanzata (anche se poi esistono i viaggi interstellari di cui si accenna a malapena nella serie e le gigantesche Battlestar che non avrebbero motivo di essere costruite senza una guerra interplanetaria ma che non hanno il tempo di essere progettate, costruite e diventare obsolete in poco più 50 anni). La società capricana ha dunque gli stessi problemi e gli stessi difetti della nostra società, le ideologie, il razzismo, la smania di potere, solo su scala più vasta trattandosi di una federazione di 12 pianeti. La vera differenza con la Terra del XXI secolo riguarda la religione; i capricani ma anche tutti gli abitanti delle 12 colonie di Kobol sono politeisti e credono agli dei di una mitologia molto simile a quella della Grecia classica. Richiami alla Grecia sono presenti spesso nella serie, anche sulle tastiere dei computer sono presenti caratteri dell’alfabeto greco.

La religione, si sa, è causa e motivo di tutti i mali e anche a Caprica tutto ha inizio a causa di un attentato ad un treno messo a segno da un gruppo di terroristi fedeli nell’unico vero dio. Nell’attentato perdono la vita Zoe Graystone, figlia di Daniel Graystone una specie di Bill Gates di Caprica che ha inventato  l’oloband, uno strumento che una volta indossato permette di vivere un’esperienza altamente realistica in un universo virtuale e Tamara Adama, figlia di Joseph Adama(sì lo stesso Adama del comandante Bill Adama del Galactica), un avvocato esperto in diritti civili che nasconde un passato doloroso a causa della guerra civile su Tauron, il suo pianeta natale, e che è  invischiato con la mafia tauroniana su Caprica, per molti aspetti simile alla mafia italo-americana raccontata nei fim.

L’attentato al treno lega indissolubilmete i destini dei Graystone e degli Adama. Zoe, che ha ereditato il genio del padre, prima di morire come martire dei terroristi,  aveva realizzato un algoritmo in grado di raccogliere le informazioni, su una persona, presenti nella moltitudine di basi di dati delle colonie e ricrearne un avatar autocosciente. L’algoritmo di resurrezione sperimentato su se stessa ha generato una Zoe virtuale  che è sopravvissuta dopo la morte della vera Zoe. Questo avatar di Zoe sarà la vera protagonista del telefilm, attraverso di lei e di Tamara, il secondo avatar vivente creato da Daniel Graystone con l’algoritmo di resurrezione della figlia, vedremo le evoluzioni della nuova vita virtuale e dei cylon, macchine da guerra progettate per l’esercito ma che infettate dal programma di resurrezione germinano il seme dell’autocoscienza che le porterà a ribellarsi ai propri creatori.

Il dolore di Joseph Adama per la perdita della moglie e della figlia, l’ossessione di Graystone per la  ricerca dell’avatar di Zoe e il fanatismo religioso dei terroristi seguaci dell’Unico, porteranno attraverso una serie di circostanze fortuite, per chi non ha visto il finale di BSG, alla nascita del più grande nemico dell’umanità: la minaccia cylon.

Purtroppo Ronald Moore e David Eick hanno messo troppa carne al fuoco in una serie con un respiro troppo ampio per poter essere conclusa in 18 episodi ma allo stesso tempo troppo lenta per poter sopravvivere negli attuali canoni  televisivi USA: come ho detto un’occasione sprecata.

IL CAST

Daniel Graystone – Eric Stoltz
Joseph Adama – Esai Morales
Adama Graystone – Paula Malcomson
Zoe Graystone – Alessandra Torresani
Lacy Rand – Magda Apanowicz
Samuel Adama – Sasha Roiz
Jordan Duram – Brian Markinson
Sorella Clarissa Willow – Polly Walker

Scusate questa non potevo non pubblicarla.

Mi manca un solo episodio per finire di gustarmi  la quinta, meravigliosa,  stagione (del nuovo corso) di Doctor Who e mi sono imbattuto in questo filmato, realizzato per il party di chiusura della quarta stagione (che segna un cambiamento epocale nella storia del Dottore con l’arrivo di Matt Smith al posto di David Tennant a interpretare il signore del tempo). Sulle note di  The Ballad Of Barry e Freda di Victoria Hood, David Tennant, John Barrowman e Catherine Tate interpretano magistralmente  questa meravigliosa e autoironica presa per il culo alla serie, a se stessi e al produttore e sceneggiatore  Russell T. Davies (Tennant)  e alla responsabile di BBC Wales Julie Gardner (Tate).  Non riesco a smettere di ridere da quando ho visto questo video (sottotitolato in italiano)