E’ notizia di questi giorni che la FNOMCeO, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri abbia preso una posizione netta sulla questione vaccinazioni affermando che “Sono già in corso e sono stati fatti procedimenti disciplinari per medici che sconsigliano i vaccini. Si può arrivare anche alla radiazione“, una buona notizia, ma anche no.

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Sopratutto in passato, diciamo nel periodo universitario, sono stato un lettore avido; sarà che preferivo un romanzo di genere agli integrali doppi, alla fine ho collezionato migliaia di volumi e centinaia di albi a fumetti (Bonelli per lo più) e li ho letti praticamente tutti al ritmo di un romanzo ogni due giorni per anni, in effetti un tempo sognavo di mettere in piedi una sala lettura con una poltrona al centro e con i libri che la riempivano fino al soffitto, un tempo…

 

cartaLe cose purtroppo cambiano, i diversi ritmi, i diversi impegni, la stanchezza, la pigrizia hanno ridotto di molto la mia passione per la lettura e mi sono reso conto di non aver mai, negli anni,  ripreso in mano un vecchio libro anche perché non sarei in grado di ritrovarlo. Così mi ritrovo scaffali pieni di carta impolverata che occupa spazio vitale. Ho resistito per anni alla tentazione di liberarmi di tutto questo ciarpame, ma questo Natale ha segnato il momento. Alcuni potranno immaginare una romantica svolta, magari legata ad un avvenimento importante come può essere la morte di mio padre… la verità è che non so dove mettere la caserma della polizia di Lego che hanno regalato a mio figlio e la Billy mi sembra un’ottima soluzione.

 

Niente paura non ho intenzione di buttare tutto nel cassonetto (almeno per ora), l’idea è di comprare dei contenitori di plastica SAMLA dell’IKEA riempirli di libri, sigillare il coperchio col silicone per conservarli in garage, fin’ora ho già fatto fuori 350 albi di Nathan Never e Legs Weaver e guadagnato spazio sufficiente per la caserma della polizia Lego, l’aeroporto Lego e lo Snowspeeder di Lego Star Wars e i libri intanto?

 

La verità è che non compro più libri cartacei da oltre due anni, non saprei dove metterli ma sopratutto sono maledettamente scomodi. Io capisco il romanticismo ma avere il Kindle Fire sul comodino è molto più pratico della vecchia pila di libri, così com’è molto più comodo tenere il fido e leggerissimo  Kindle 4 in borsa ed avere la possibilità di continuare comunque a leggere lo stesso libro anche sul cellulare quando ti tocca un’attesa improvvisa. Il fatto di tenere la libreria in un paio di gigabyte non ha prezzo.  Continuo a comprare libri quanto e più di prima, spendo meno e non occupo spazio.

 

Credo che recupererò in formato digitalizzato tutti i libri che attualmente ho in biblioteca e a poco a poco li farò fuori tutti anche perché checché se ne dica… puzzano.

 

Beh avrete notato che questo blog ha avuto una battuta d’arresto negli ultimi mesi… più probabilmente non se n’è accorto quasi nessuno,  in realtà penso che se non scrivo, semplicemente, nessuno legge; non credo di avere così tanti follower affezionati (beh qualcuno sì in realtà, ma pochi).

 

Semttendola di divagare, dicevo che è un po’ che non scrivo. I motivi da addurre sarebbero tanti, ma l’unica verità è che ho poca voglia di curare il blog anche se avrei diverse cose da raccontare: potrei parlare, per esempio, dell’ultimo Star Wars o di quanto siano stupidi i grillini, potrei tessere le lodi della bellissima ministro Boschi o scrivere di alcuni romanzi indie letti come l’ottimo Grexit Apocalypse e, chissà, lo farò anche nei prossimi giorni o forse no, non lo so; quello che voglio fare, invece, è parlare di mio padre giusto per non lasciare un post su Facebook che poi si perderà inevitabilmente nell’oceano di cazzate che caratterizza e, in fondo, rende interessante l’esperienza social.

 

20151225_082428Perché parlare di mio padre proprio oggi, il giorno di Natale? Semplice, perché lui ha avuto la sgradevole idea di morire il 23 dicembre lasciando i figli e, come si suol dire, una vedova inconsolabile. Mio padre stava male da tempo, niente di mortale in verità, una forte artrite che insieme alla sua innata pigrizia l’ha costretto ad una scarsa mobilità e ad abbandonare ogni scampolo della sua già scarsa vita sociale (sì era abbastanza asociale come persona, ma pure io se è per questo) per abbandonarsi al letto e alla poltrona, accompagnato dalla colonna sonora di una televisione sempre più trash e sempre meno capace di insegnare qualcosa di positivo. No, non stava bene, fisicamente e anche psicologicamente, avvitatosi in una spirale che l’ha reso sempre meno indipendente e di conseguenza sempre più insofferente alla vita stessa, è morto male, dopo una stupida caduta, due fratture e una serie di infezioni che hanno fiaccato per sempre il suo sistema immunitario già debilitato dalla malattia; non credo volesse morire e nessuno credeva che morisse così, senza poter dare la colpa ad un demone maligno o a qualcun’altro, ma è morto e basta.

 

Io ho amato mio padre, a lui devo la passione per la lettura, per i fumetti, è grazie a lui che sono  chi sono e non un altro, con lui ho giocato da bambino, con lui guardavo Space 1999 in un vecchio TV Phonola in bianco e nero,  era lui che mi portava in giro, mi accompagnava a scuola che mi ha insegnato una serie di valori; oddio gli devo anche un po’ di quella pigrizia che mi impedisce, ad esempio, di portare avanti questo stupido blog e quella paranoia che spesso non mi fa dormire di notte per quello che, il più delle volte, si rivela poi una cazzata, anche se, ricordatelo, la paranoia può salvarvi la vita o quanto meno il culo in certe occasioni.

 

Insomma se non ci fosse stato mio padre ora sarei un uomo diverso come diversa sarà la strada che prenderò per il fatto che è stato costretto a lasciarci così presto, insomma tutte queste parole solo per dire: ciao papà

 

Marianna Madia

Marianna Madia

Nella bozza di riforma della Pubblica Amministrazione, del Ministro Marianna Madia, spunta fuori un emendamento che  tende al «superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso» e alla «possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato»

In parole povere oggi, in caso di concorso pubblico, la mia laurea in Informatica, presa all’Università degli Studi di Bari, vale quanto quella conseguita alla Normale di Pisa o come quella conseguita seguendo i corsi online e facendo gli esami al 3×2 di una qualunque università telematica.

Rispetto a quando mi sono laureato, poi, si è passati da un modello universitario finanziato quasi interamente dallo Stato ad un modello finanziato in buona parte dalle tasse di iscrizione (che si sono decuplicate), cosa che ha portato gli Atenei a cambiare del tutto il modello di offerta formativa e a cercare di attrarre gli studenti con la promessa di percorsi brevi e semplificati e voti più alti. Per fare un esempio, ma non credo che le altre facoltà se la passino meglio, il mio corso di studi è passato da 18 esami e 4 anni con una media di 7 anni per essere completato a 35 esami e 5 anni con una media di 6 anni per il pezzo di carta; più laboratori, esami semplificati, teoria ridotta all’osso: l’informatica si è trasformata da una scienza ad una serie di giochini col PC per hipster smanettoni in vena di aprire una startup.studentessa-foto-hard-2-2-2

Quello che vuol fare la Madia è semplicemente stabilire che prendere 110 e Lode facendoti il culo davanti ai libri, per la Pubblica Amministrazione, non è la stessa cosa che prendere 110 e Lode inventando giochini su Facebook mentre pensi a mettere su un crowdfunding per realizzare un pc indossabile basato su Arduino e alimentato a banane, da vendere a 15$ agli abitanti dell’Africa sub-sahariana. (Ora non rubatemi l’idea)

Secondo il sacro principio del valore legale del titolo di studio, dunque, la Pubblica Amministrazione deve continuare a caricarsi di incompetenti raccomandati perché altrimenti l’Università ingaggia una guerra senza tregua con il governo.

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Ah, certo poi ci sono quelli che «se io ho solo i soldi che mi permettono solo di andare in una università mediocre non è giusto che debba essere penalizzato rispetto al figlio di papà», nessuno pensa che, magari, con questo tipo di riforma le università torneranno ad essere più selettive per tentare di essere maggiormente competitive ed attrarre più studenti e che ci possa essere persino una qualche ripercussione sulla qualità media dell’istruzione universitaria italiana.

Niente da fare, ogni volta che in questo paese si tocca la scuola o l’università ci sono solo levate di scudi, mai una proposta concreta, mai un dibattito serio, solo NO a prescindere, chissà perché…

1398589_559212744150908_715695765_oCosa accade quando si fonde la musica j-pop con le sonorità tipiche dell’heavy metal?

Nascono le Babymetal e il risultato è tutto sommato piacevole.

Le Babymetal sono un gruppo musicale di idol giapponesi che unisce la musica j-pop (o più precisamente l’idol music) alle sonorità tipiche della musica heavy metal, creato nel 2010 dall’agenzia di talenti Amuse. È formato dalla cantante Suzuka Nakamoto (Su-metal) e dalle coriste Yui Mizuno (Yuimetal) e Moa Kikuchi (Moametal).

Il loro album di debutto, dal titolo omonimo, è stato pubblicato nel 2014 e si è classificato alla quarta posizione della classifica Oricon e al secondo della classifica Billboard Japan

(Wikipedia)

Beh proviamo allora ad ascoltare queste ragazze.