Scusate questa non potevo non pubblicarla.

Mi manca un solo episodio per finire di gustarmi  la quinta, meravigliosa,  stagione (del nuovo corso) di Doctor Who e mi sono imbattuto in questo filmato, realizzato per il party di chiusura della quarta stagione (che segna un cambiamento epocale nella storia del Dottore con l’arrivo di Matt Smith al posto di David Tennant a interpretare il signore del tempo). Sulle note di  The Ballad Of Barry e Freda di Victoria Hood, David Tennant, John Barrowman e Catherine Tate interpretano magistralmente  questa meravigliosa e autoironica presa per il culo alla serie, a se stessi e al produttore e sceneggiatore  Russell T. Davies (Tennant)  e alla responsabile di BBC Wales Julie Gardner (Tate).  Non riesco a smettere di ridere da quando ho visto questo video (sottotitolato in italiano)

E’ uscito il 16 marzo nelle sale americane e arriverà il 15 giugno anche da noi “21 Jump Street” l’adattamento cinematografico,  diretto da Phil Lord e Chris Miller, dell’omonimo telefilm creato alla fine degli anni ’80 da Stephen J. Cannell, che  fece decollare la carriera artistica di Johnny Depp. Il film prende spunto dalla serie tv e narra le vicende di due giovani  e imbranati agenti di polizia Jenko (Channing Tatum) e Schmidt (Jonah Hill)  destinati alla nuova squadra speciale “21 Jump Street” ricostituita dopo la chiusura del programma alla fine degli anni ’80. I ragazzi vengono  inviati sotto copertura in un college con l’obiettivo di sgominare un traffico di droga.

Nel film recita, in un cameo, anche Johnny Depp indossando nuovamente i panni di Tom Hanson, il poliziotto che aveva interpretato nel 1987 nella serie TV.

LA SERIE

La serie TV, andata in onda sulla Fox  dal 12 aprile 1987 e arrivata in Italia nel 1989, inizialmente col titolo “I quattro della scuola di polizia”, si differenzia dal solito cliché del poliziesco, anche di quelli creati dallo stesso Stephen J. Cannel a partire da “Adam 12″ fino a “Riptide”, e cerca di affrontare la tematica in maniera più realistica, sulla falsa riga di “Hill Street, Giorno e Notte”. 

LA STORIA

“21 Jump Street” è ambientato in un distretto di polizia, al 21 Jump Street di Los Angeles (anche se la serie è stata girata a Vancouver, in Canada), dove una squadra speciale di poliziotti, molto giovani, alle dipendenze del Capitano Fuller, viene infiltrata nelle scuole e nei college per risolvere quei casi  che non avrebbero potuto essere affrontati con i classici metodi investigativi.

Nella maggior parte delle storie, dunque, i giovanissimi poliziotti della squadra speciale  tornano ad essere  studenti e si ritrovano a dover affrontare i classici problemi dei teen-ager alla fine degli anni ‘80: abuso di droghe, suicidi giovanili, omofobia, prostituzione, razzismo, alcolismo. Come nelle serie dell’epoca, gli episodi erano tutti slegati fra di loro e ad ogni puntata termina con un finale moralistico. Nella serie originale, alla prima visione,  dopo ogni episodio veniva trasmesso anche, uno spot inerente il problema trattato con i numeri di telefono di eventuali associazioni coinvolte nel problema e disponibili a prestare il proprio supporto a chi ne avesse necessità.

A causa del calo di ascolti la serie fu soppressa dalla Fox alla quarta stagione. Fu realizzata, comunque, una quinta stagione, trasmessa in syndacation, ma l’assenza di Johnny Depp, che aveva lasciato al termine della quarta per girare “Cry Baby“, diede il colpo di grazia alla serie che si chiuse dopo cinque stagioni e 103 episodi. Negli anni successivi fu anche tratto uno spin-off, “Booker“, passato anche in Italia, con protagonista Richard Grieco  nuovamente nei panni di Danny Booker.

IL CAST

Tom Hanson – Johnny Depp (1987-1990)
Judy Hoffs – Holly Robinson
Harry Ioki – Dustin Nguyen (1987-1990)
Doug Penhall – Peter DeLuise(1987-1990)
Capitano Richard Jenko – Frederic Forest (1987)
Captano Adam Fuller – Steven Williams (1987-1991)
Dennis Booker – Richard Grieco (1988-1989)
Joey Penhall – Micheal DeLuise (1990-1991)
Sal Banducci – Sal Jenco(1987-1990)
Anthony McCann – Micheal Benedetti(1990-1991)

Sì, lo so che ultimamente fra riforma delle pensioni, riforma del mercato del lavoro, introduzione dell’IMU e balzelli vari il Primo Ministro Mario Monti non è certo la persona più popolare in questo paese. A dirla tutta nemmeno a me fa piacere sapere di maturare la pensione a 70 anni o di pagare qualche centinaio d’euro di tassa su un immobile che mi indebita con la banca per altri dieci anni, tuttavia il fatto di avere un Primo Ministro sobrio, stimabile, ironico e competente, il fatto di poter tornare a scrivere Italia con l’iniziale maiuscola, il fatto di poter andare in Francia e prendere per il culo Sarkozy senza sentirmi rispondere “bunga bunga” (che in francese suona pure di schifo) mi risarcisce, almeno parzialmente, di tutti i balzelli e le invenzioni contabili introdotte in questi sei mesi dal Governo Monti.

Ad avvalorare questa mia opinione l’ultimo numero di “Amazing Spider-Man”, il 683 del 4 aprile 2012, che vede fra le guest star dello storico fumetto della Marvel, insieme allo scienziato Stephen Hawking, al presidente americano Barack Obama e alla cancelliera tedesca Angela Merkel, riuniti in un G8 d’emergenza a Roma niente meno che il “nostro” Mario Monti.

Nella storia, Spider-Man e i New Avengers, Thor e Capitan America, si presentano al G8 straordinario di Roma, a Palazzo Senatorio, dove si sta discutendo della proposta del Dottor Octopus di mandare in orbita un network di satelliti artificiali per neutralizzare le cause del riscaldamento globale, “tappando” il buco dell’ozono e salvando così il mondo.

Nella tavola sopra si vede, appunto, il primo ministro italiano Mario Monti seduto insieme agli altri grandi del pianeta. In realtà non ci sarebbe nulla di strano in tutto ciò, dal momento che il disegnatore dell’albo è un italiano. Stefano Caselli, che dal febbraio 2011, insieme a Dan Slott ha realizzato alcuni albi di “The Amazing Spider-Man“, infatti, ha potuto scegliere di disegnare Monti dopo che è stata scartata l’idea originale di inserire nell’albo Mahmud Ahmadinejād; mi piacerebbe chiedergli, a questo punto, cosa avrebbe fatto se l’uscita dell’albo fosse stata programmata per 10 mesi fa… secondo me al posto di Monti avremmo avuto Sarkozy :-)

Monti appare anche in una tavola successiva con lo sguardo attonito mentre Spider-Man prende a cazzotti il Premio Nobel per la Pace Al Gore :-) (cosa buona e giusta a prescindere)

Lo Sceriffo Lobo (The Misadventures of Sheriff Loboviene trasmesso per la prima volta nel 1979 sulla NBC; creata da Glen A. Larson e Richard Christian Matheson e con le bellissime musiche di Stu Philips,la serie, nasce come spin-off della famosissima serie “Truck Driver“. La commedia TV ha avuto un discreto successo televisivo sia negli
Stati Uniti che nel resto del mondo (venduta in un unico pacchetto insieme a Truck Driver) tanto da vedere nel cast guest star del calibro di Dean Martin.

Finalmente il “corrotto” sceriffo Elroy P. Lobo, dopo aver inseguito inutilmente per molti episodi B.J. e Birra, ha  una serie tutta sua dove compiere le sue “malefatte” indisturbato.

LA STORIA


Siamo nella contea di Orly, in Georgia, e lo sceriffo Lobo è chiamato ad amministrare la giustizia nel tempo libero che gli rimane dopo aver tentato di gestire i suoi loschi traffici.

Lobo, in realtà,  non è un “cattivo” è un arraffone, certo, un piccolo truffatore, si comporta in un certo senso come il più famoso Boss-Hogg di Hazzard ma è anche scaltro e parecchio intelligente ed ha un senso della giustizia “tutto suo” che tuttavia gli permette di aiutare i deboli e riparare alle ingiustizie.

Lo sceriffo Lobo è affiancato nelle sue avventure da due vice-sceriffi. L’agente Perkins, che con i suoi siparietti comici, per molti versi è il vero protagonista della serie, e l’agente Birdie, tanto anello e affascinante quanto onesto e ingenuo, del tutto ignaro dei traffici illeciti del suo capo. Fra la goffagine di Perkins e la correttezza di Birdie le malefatte di Lobo si tradurranno, quasi sempre, in un buco nell’acqua.

Nella seconda stagione la serie si trasferisce ad Atlanta: il governatore della Georgia, in visita nella contea di Orly, rimane favorevolmente impressionato dal “buon operato” dello scerifffo Lobo e vuole lui e i suoi vice in una nuova speciale task force  contro il crimine ad Atlanta.

Lo spostamento della location della serie non giova, tuttavia, agli ascolti e “Lobo” viene chiusa, nel 1981, alla fine della seconda stagione dopo appena 37 episodi.

IL CAST

Sceriffo Elroy P. Lobo – Claude Akins
Agente Birdwell ‘Birdie’ Hawkins – Brian Kerwin
Agente Perkins – Mills Watson
Rose Lobo Perkins – Cydney Crampton (prima stagione)
Margaret Ellen – Janet Lynn Curtis (prima stagione)
Capitano J.C. Carson – Nicolas Coster (seconda stagione)
Sergente Hildy Jones – Nell Carter (seconda stagione)
Peaches – Amy Botwinick (seconda stagione)

Stupenda la sigla inziale  “The Ballad of Sheriff Lobo” cantata da Frankie Laine e scritta dallo stesso Glen A. Larson.

In questi giorni le associazioni dei genitori francesi hanno dichiarato guerra ai “compiti a casa”, le attività di doposcuola degli studenti che richiedono ore e ore di lavoro ripetitivo per applicare le quattro nozioni in croce sciorinate a scuola da insegnanti il più delle volte inetti e svogliati.

E’ di ieri la dichiarazione del  Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (finalmente si può scrivere con lettere maiuscole), Francesco Profumo, che suona quasi come un pesce d’aprile

Oggi i ragazzi ricevono molti stimoli anche dall’ambiente extrascolastico, e quindi deve cambiare la struttura dei compiti e delle lezioni », ha chiarito Francesco Profumo durante una visita a due istituti di Ancona. «Se oggi si dà una versione di greco o latino, mi racconta mia moglie che è insegnante, quasi sempre la traduzione si trova su internet. C’è anche un sito specializzato, basta inserire tre parole… Insomma, dobbiamo essere più “smart” dei ragazzi». Più furbi. È necessario, dice Profumo, che gli studenti inseguano noi, e non che noi, gli adulti, inseguiamo loro.

Il ministro apre dunque uno spiraglio all’abolizione dei compiti a casa e parla, sobriamente, di ripensare alla struttura dei compiti e delle lezioni, senza dare diktat inapplicabili o, com’è stato fin’ora, tirar fuori idee balzane partorite dalla fantasia di qualcuno che ha, evidentemente, affrontato la scuola sedendo sui banchi di dietro.

Il modello insegnante che recita la lezione imparata a memoria e studente che deve imparare a memoria la stessa lezione per l‘interrogazione o il compito in classe era ed è anacronistico.  Il migliore punto di vista contrario alle ipotesi del ministro, quello di Giorgio Israel, sul Messaggero, parla dell’ineluttabilità dei compiti a casa, fondamentali per prepararsi a quei sacrifici che saranno necessari al discente per divenire parte integrante della società attiva, specie in questo periodo di austerity.

Sacrificio.

In effetti di questo si tratta. Ricordo fin troppo bene i pomeriggi passati a casa, dopo 5 ore a scuola, a fare i compiti: nessuna attività creativa, nessuna libertà di approfondimento, solo l’applicazione pedissequa delle nozioni malamente esposte durante le scialbe lezioni e certo non perché i miei insegnanti fossero particolarmente incompetenti ma perché proprio il sistema di insegnamento si reggeva e si regge su un modello errato, quello che non lascia libero lo studente di scegliere cosa e, sopratutto, come imparare. Le rare volte che un compito da svolgere era vagamente interessante, quei casi in cui ci si discostava dall’applicazione di nozioni da imparare a memoria, quando avevo la possibilità di far funzionare il cervello, ricordo di aver studiato sempre con piacere, altro che sacrificio, sarà per questo che mi sono sempre piaciute più le scienze delle materie umanistiche.

Lo studio non è sacrificio

Non deve esserlo. Lo studio deve tornare ad essere quello che è sempre stato per dare realmente frutti, un’attività da fare liberamente seguendo la propria indole e le proprie propensioni, per il nozionismo c’è Google. Del resto, parliamoci chiaramente, se uno per lo studio non c’è tagliato, può anche stare in piedi fino a mezzanotte, tediando l’intera famiglia, per cercare di mandare a memoria l’enciclopedia Treccani (o Wikipedia per gli amanti della libera informazione) e pensare di cavarsela al compito in classe, ma rimarrà sostanzialmente un cretino; un cretino che, per di più, non avrà avuto il tempo per studiare veramente.