Suzi LorraineSuzi Lorainne è un’attrice, scrittrice, produttrice e modella americana apparsa in oltre 50 film indipwndenti che l’hanno vista sui set di tutto il mondo, Italia compresa.

 

Suzi è nata il 15 febbraio 1978 ed è cresciuta nella East Coast dove ha inziato la sua carriera come modella grazie anche al suo fisico statuario (1, 70m e misure 92-68-93) posando anche per  “GQ”, “Esquire” e “FHM”. Successivamente ha lavorato in TV e come autrice e attrice di pellicole horror e comedy indipendenti miscelando insieme i due generi per i suoi ruoli in dark comedy come “Evil Dead” e “Basket Case”

 

Suzi è molto legata al nostro paese e nel 2008, a Torino,  è stata omaggiata nella “Suzi Lorraine Night” con la proiezione di una retrospettiva dei suoi film.

 

Suzi scrive sullo Shock Horror Magazine un magazine britannico, distribuito in tutto il mondo, con articoli su serial killer e omicidi di ogni genere; inoltre ha anche uno spazio sulla più importante rivista horror tedesca, VIRUS.

 

Nel tempo libero ama viaggiare. scrivere, guardare film e collezionare memorabilia di Alice Cooper e vi garantisco, è fra le mie amicizie su Facebook, che è simpatica quanto bella per saperne di più questo è il suo sito e di seguito una piccola galleria che fa capire quanto Suzi predilige il genere horror-comedy.

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Io non ho mai capito questa fissazione tutta italiana per il concetto di “ricaricabile”. Sim per cellulari ricaricabili, carte di “credito” ricaricabili, pay tv ricaricabile… in pratica gli italiani paiono felici di pagare in anticipo un servizio che utilizzeranno non si sa come o quando, in un certo senso fanno un prestito al fornitore a tasso 0.

 

postepay-ricaricaPer la telefonia mobile, in effetti, ci sarebbe la classica anomalia italiana della tassa di concessione governativa applicata agli abbonamenti che scoraggia i contratti in abbonamento, il fatto è che le ricaricabili erano preferite anche quando era applicato il costo di ricarica [1] che, per tanti anni, ha fatto la fortuna delle compagnie telefoniche. Le motivazioni? A sentire i miei conoscenti in primo luogo la possibilità di avere un maggiore controllo sui consumi(???) e poi, questo è vero, tariffazioni in generale più convenienti ed oggi, ovviamente, l’assurda tassa di concessione governativa.

 

Personalmente ho avuto per qualche anno una prepagata collegata alla carta di credito con ricarica automatica  (già questa è insensato)  e vuoi per disguidi amministrativi, vuoi perché facevano la ricarica l’ultimo del mese, vuoi perché il credito finiva prima dell’arrivo della ricarica mi sono dovuto precipitare più volte al tabaccaio a cercare il cartoncino col codice. Per non parlare dei servizi aggiuntivi subordinati alla presenza di una certa quantità di credito. Insomma una vera iattura, eppure gli italiani continuano a comprare ricaricabili come caramelle. (A proposito ricordo che sulle SIM dati non ci sono tasse di concessione governative, giusto ne caso vi serva la sim per la chiavetta)

 

keepcalmMa dove si arriva alle vette dell’assurdità è con le carte di credito prepagate. L’italiano, si sa, ha una vera e propria ritrosia nei confronti dei pagamenti elettronici. Non importa se giovani o anziani, operai o dottori, abbiamo nel DNA la necessità di un rapporto tangibile col denaro. Ogni volta che si tocca l’argomento di ridurre l’uso del denaro contante si vede la gente sudare freddo e non certo perché siano tutti evasori; quando si parla di carte di credito, poi, si parla solo di carte di credito prepagate… che è una contraddizione in termini.

 

In pratica per poter utilizzare (in parte) il circuito dei pagamenti con carte di credito faccio uso di uno strumento che lato utente funziona come una carta di credito ma che non ti fa nessun credito in quanto ci si deve versare sopra del contante e “ricaricarla” prima di poter effettuare il pagamento. E ovviamente mai pagare su internet se non hai una ricaricabile  e mai tenerci sopra più dello stretto necessario… brrrr.

 

Classica transazione di chi vuole, che ne so, pagare un’utenza su internet. I principali gestori, giustamente, non accettano le carte ricaricabili ma moltissimi accettano Paypal, così l’italiano si crea un conto Paypal per associare la Postepay, va al Postamat e spende un euro e cinquanta per ricaricare la carta per l’esatto importo da pagare più un paio di euro che, hai visto mai, ci siano commissioni nascoste(farlo da internet è troppo rischioso metti che ti clonano le credenziali del Bancoposta) e poi va a casa ed effettua la transazione con Paypal. Senza voler discutere di quelli che su eBay utilizzano la ricarica Postepay come strumento di pagamento, effettuando una ricarica a favore del venditore come se fosse una cosa normale e inconsapevoli di non avere alcuna garanzia. Perché tutto questo? Beh, risposta classica, se mi clonano la carta ci rimetto solo l’importo ricaricato. Mi cadono le braccia.

 

Con questi presupposti è ovvio che l’e-commerce in italia stenti a decollare, anche perché sto parlando di quella piccola percentuale di “corraggiosi” disposti a “pagare” via internet.

 

Una carta di credito “vera” (non revolving) ti permette di acquistare un bene e pagare il mese dopo senza interessi, ti permette di sapere in ogni istante ogni singola transazione effettuata, ti avvisa via SMS e/o e-mail per ogni pagamento avvenuto e ti permette di disconoscere i pagamenti effettuati ribaltando l’onere della prova sul beneficiario. Non esiste uno strumento più sicuro di così, eppure…

 

[1] Mode Campagna Elettorale ON – lo sapete vero che ad eliminare i costi di ricarica dalle vostre amate schede telefoniche prepagate è stato Bersani?

Nel pieno di questa inutile campagna elettorale[1], ieri grande risalto ha avuto questa affermazione di Mario Monti

La bozza di riforma del mercato del lavoro a cui sta lavorando la lista Monti prevede anche una riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese le vacanze estive,’sulla base della partecipazione volontaria delle famiglie’. La misura ‘non vuole aggravare il lavoro degli insegnanti’ ma favorire i genitori lavoratori.

Scuola PrimariaIn sostanza Monti propone la possibilità di tenere le scuole aperte anche d’estate per sostenere le famiglie che non hanno altro modo di prendersi cura dei figli che non sia quello di affidarli a strutture private con i costi e i disagi che ciò comporta.

 

Come ovvio questa “esternazione” ha provocato la classica reazione scomposta dei sindacati degli insegnanti – lavorare d’estate, giammai – e dei sociologi della domenica – i bimbi hanno bisogno di riposarsi – eppure, a prescindere dalle giuste motivazioni di sostegno alla famiglia,  sarebbe ora di ripensare al modello scuola che, ancora, nel 2013 si basa su processi formativi risalenti all’italia del 1800.

 

In questi giorni sto girando per le scuole elementari primarie per decidere quale scegliere e come organizzarmi il prossimo anno con Pierpaolo[2] che lascia l’oasi protetta della scuola materna privata. Devo ammettere che, con mia somma sorpresa, le attrezzature e le strutture che ho visitato sono tutt’altro che obsolete, ci sono palestre, laboratori, aule multimediali, tutto quello che serve per avviare un percorso didattico di tutto rispetto… in teoria.

Quando si va a scalfire la superficie glitterata, invece,  si scopre che nulla è cambiato rispetto a trenta anni fa; a parte qualche ora alla settimana dedicata ad attività collaterali la scuola rimane lezioni di  italiano, matematica, storia e geografia inculcate a forza di compiti a casa e intervallate da compiti in classe.

 

Niente approfondimenti, niente socializzazione se non sulle  slide dei POR fatte col Powerpoint e ovviamente nessun sostegno alla famiglia, persino il “tempo pieno” termina alle 16.15 e inizia a novembre, quando le lezioni sono cominciate da due mesi.  Eppure basterebbe così poco: le strutture ci sono, le attrezzature anche, cosa manca? In un paese come il nostro dove qualunque tipo di riforma attira i veti contrapposti di corporazioni, sindacati e comitati di quartiere, mutare qualunque tipo di equilibrio  sedimentato nella tradizione di una nazione allo sfacelo è talmente oneroso che qualunque tipo di proposta è destinata a naufragare e così ci ritroviamo di fronte a personale, strutture e attrezzature sotto-utilizzate e tutto ciò a scapito dei bambini che hanno bisogno di un’educazione diversa da quella che poteva essere fornita trent’anni fa.

 

Gli strumenti culturali di cui dispongono i così detti “nativi digitali” sono di 100 ordini di grandezza maggiori di quelli che avevo a disposizione io alla loro età, ma contestualmente il rischio, in una scuola ancora nozionistica e legata a modelli educativi obsoleti, è di trasformare i bambini in un cumulo di “ignoranti digitali” e farne dei parìa della società prossimo futura; è ora di ripensare all’intero processo formativo, di integrarlo con percorsi di socializzazione e di approfondimento che non si limitino ad un’ora alla settimana di educazione fisica e a due ore di laboratorio,è ora di trasformare la scuola in un centro di aggregazione culturale con personale continuamente formato e fortemente motivato, in grado di guidare i bambini in un percorso che li renda sufficientemente maturi da affrontare le sfide di una società in continua evoluzione e di renderli capaci, superato il concetto di nozionismo, di discernere fra l’enorme mole di informazioni disponibili per ogni argomento.

 

 

[1] Tanto lo sapete chi vincerà le elezioni, no?

[2] Organizzare l’asilo, la scuola e  il doposcuola, lasciandosi un adeguato margine di manovra ricorda molto il giocare a Tetris.

liveviewEccomi qui a presentare l’ultimo gadget inutile tecnologico di cui non potevo proprio fare a meno, per lo meno non potevo considerato il prezzo, solo 25 euro da Amazon.it. Si tratta del Liveview di Sony-Ericsson, versione 2011, certo c’è la versione successiva che dicono sia migliore ma costava più di 80 euro.

 

Il Liveview è un oggetto quadrato di 3,5×3,5 cm con, un display touch screen, in grado di interfacciarsi via bluetooth con qualunque dispositivo Android. In pratica, il Liveview montato su un cinturino (in dotazione, per quanto non bellissimo) si collega al vostro cellulare Android ed è in grado, nei limiti del suo piccolo display di notificarvi, avvisandovi con una vibrazione al polso, più o meno tutto quello che vi arriva sul cellulare, dalle chiamate, agli SMS, dai Tweet ai messaggi Whatsapp, fino a Facebook. Ma non è tutto, attraverso il Liveview e con gli appositi plugin si è persino in grado di controllare alcune funzioni dello smartphone. Si può quindi rifiutare una chiamata, rispondere se si ha l’auricolare, utilizzare il lettore multimediale per ascoltare musica leggendo le informazioni dei brani sul display (utilissimo in moto), ma anche far squillare il telefono o scattare una foto a distanza.

 

Dalle recensioni su internet si parla di disconnessioni del bluetooth e di difficoltà di funzionamento dei plugin con Android da Ice Cream Sandwich in poi. In realtà con l’ultimo firmware non mi sono capitate disconnessioni dallo smartphone (Samsung GS2 e ICS) mentre effettivamente ho difficoltà con i plugin Sony di Facebook e Twitter, problema risolto con CustomNotifierPlugin

Anche la batteria, nonostante pochi giorni di utilizzo, sembra avere una durata accettabile. Qualche appunto invece sul cinturino in dotazione che, oltre ad essere bruttino, non consente la ricarica del Liveview senza sganciare fisicamente il display, operazione scomoda e, alla lunga, probabilmente, dannosa per i ganci di plastica.

Nel complesso, per 25 euro, un acquisto più che azzeccato, se non altro a parte il cinturino è un orologio figo. :-)

«Eh sì, il progresso certo è una buona cosa ma non ci sono più i sapori antichi, quelle pietanze di una volta preparate con amore e che facevano così bene»

 

così diceva, strettamente in dialetto, il mio bis-nonno Nicola a mio nonno Raffaele nel 1925.[1] E’ proprio vero, il tempo passa ma le sciocchezze sono sempre le stesse; così, nonostante un’alimentazione più sana e cibi più controllati, che hanno contribuito ad allungare la vita media agli attuali 75 anni, troviamo sempre il solito ambientalista della domenica che perfettamente omologato alla corrente luddista propagata tramite app per smartphone è pronto ad ammorbarci la vita con le sue sparate inconcludenti e intrise di ignoranza su OGM, grassi idrogenati, oli vegetali, emulsionanti ed altre amenità che insieme alle scie chimiche minaccerebbero la nostra salute e provocherebbero il cancro, notoriamente assente fino agli anni ’80. Ah le malattie del benessere!!

 

Oggi vi parlerò, quindi, di 5 cibi figli dell’era industriale e assolutamente non genuini ma tanto buoni e che fanno tanto tanto bene allo spirito.

 

Al quinto posto gli Hamburger di McDonald’s

Big MacAd essere onesto non mi piacciono molto i panini del noto fast food ma se sono fuori e non so dove andare a mangiare li preferisco a qualunque altro cibo “take away” perché sono certamente migliori di molti panini del bar, con una fetta di salame nel sandwich del giorno prima. E’ ovvio che si tratta di panini precotti infarciti di prodotti chimici, che vengono riscaldati al momento e vanno mangiati subito, ma chi se ne frega! Poi c’è da dire che i ristoranti della catena McDonald’s sono molto accoglienti e a misura di famiglia con gli Happy Meal, le palestrine e tutto il resto. Alla domanda «daresti mai da mangiare a tuo figlio di un anno e mezzo un hamburger di McDonald’s» la risposta è scontata «lo faccio già» ho la netta sensazione che il cibo della catena di  ristoranti fastfood più diffusa del pianeta sia più controllato  del piatto di pasta della trattoria da “Mario il Trucido“[2]

 

Al quarto posto i wurstel

wurstelSi tratta di  carne di varia derivazione che viene sottoposta a una minuta macinazione insieme a grasso di maiale, aromi, additivi e a un’alta percentuale di acqua (ghiaccio), insaccata in budelli naturali o artificiali e quindi cotta in forni a vapore, i salsicciotti così realizzati vengono quindi confezionati sottovuoto in un involucro costituito da una pellicola di plastica.

Effettivamente la descrizione non è un granché ma il risultato è sorprendentemente buono. Generalmente i wurstel vanno consumati dopo essere cotti, che dire dei mitici hot dog… personalmente non disdegno nemmeno di mangiarli crudi e mi piacciono molto sulla pizza o nei rustici. Mio figlio Pierpaolo poi ne va pazzo, adora gli hot dog… crudi :-)

Al terzo posto la carne in scatola

Walter Chiari e la SimmenthalMi piace molto la carne in scatola sia che si parli di Simmenthal, Montana e analoghi, carne lessa conservata in gelatina, con cui si fanno delle ottime insalate  sia i pasticci di carne tipo quelli della Tulip o il famoso Spam con carne di maiale tritata e pressata, ottima in padella o impanata. Una buona  soluzione quando torno a casa, non c’è nessuno, ho fame e non ho voglia di cucinare nulla (cioè praticamente sempre).

Consiglio una semplice soluzione gastronomica con la carne in gelatina: una scatoletta in un piatto insieme a un cucchiaio di maionese e pomodori. Condire con sale e olio d’oliva (che è più genuino). Non so di preciso il livello calorico di tale pietanza e francamente non me ne importa una sega.  La carne Simmenthal e ottima anche per fare le polpette o nel sugo.

Al secondo posto la Coca Cola

coca-colaSiamo ad agosto ci sono quaranta gradi e vostra moglie vi costringe ad attraversare una città assolata perché ha deciso di andare per negozi, cosa meglio di una Coca Cola per dissetarsi?

La Coca Cola nasce come rimedio per il mal di testa e fu inventata, nel 1886, da un farmacista, ad Atlanta.

Da allora qualche elemento è stato cambiato ma sostanzialmente  si tratta di acqua, zucchero, acido citrico, vaniglia e caramello più ovviamente aromi e altre schifezze. Il risultato però è sorprendente, una bibita incredibilmente buona e dal sapore totalmente artificiale. Ottima per accompagnare qualunque pasto, sopratutto se di cibi industriali. :-) Inutile dire che mio figlio Pierpaolo va pazzo per la Coca Cola.

Al primo posto la Nutella

NutellaLa Nutella è l’alimento più odiato dai nutrizionisti della domenica che amano discutere di grassi saturi e zuccheri, riempiendosi la bocca di percentuali di nocciola e di latte in polvere per giungere alla conclusione che la Nutella faccia male alla Salute.

E’ inutile che stia qui a elogiare le proprietà terapeutiche di questo capolavoro gastronomico della Ferrero, se anche fosse vero che mangiarla corrisponda ad un lento suicidio è anche probabile che la Nutella abbia contribuito a salvare più di una persona da pensieri di auto-eliminazione, variando semplicemente l’equilibrio biochimico del cervello grazie al massiccio apporto di zuccheri :-)

Mi limito a dire (e ribadire) solo una cosa, che è quella che conta, la Nutella è buona!

E dopo questa insolita top 5, se qualcuno fosse interessato ad approfondire senza pregiudizi, rimando a questo articolo di Messer Sottile, a proposito del saggio di Dario Bressanini,  Pane e Bugie.

[1] Non lo so se il mio bisnonno l’abbia detto veramente, leggetela come una parabola

[2] Non so se esiste realmente una trattoria “da Mario il Trucido” in questo caso vale il disclaimer “ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale