pazuzuSiamo nella Roma del 2028 e l’Italia sembra tutt’altro che uscita dalla Crisi. Silio De Lauro lavora nella sede di Roma della Spire, una multinazionale dell’informatica acquisita dai russi, e che come tante altre attività economiche italiane risente del dissesto economico della nazione e non naviga in buone acque. Il futuro della filiale italiana della Spire dipende dall’ultimo modello di PC all-in-one che l’azienda sta per lanciare sul mercato internazionale ma le dinamiche aziendali sono molto più complesse e lo imparerà a sue spese proprio Silio, ultimo esponente della CGIL, mobbizzato dopo l’ultima ristrutturazione aziendale per aver resistito alla svendita dei diritti dei lavoratori.

 

Silio è un omone sovrappeso, dedito all’alcol, rozzo e scontroso mollato dalla moglie e odiato dai figli  ma è anche, in un certo senso, un uomo tutto d’un pezzo disposto a “vendere” la figlia per estinguere il mutuo ma non a transigere sui propri principi; persino alcuni suoi atteggiamenti facilmente apostrofabili come razzisti, nel nome del noto buonismo radical chic di una sinistra alla deriva, assumono un significato differente ricontestualizzati in questo romanzo dell’ottimo Vito Introna che dà una magnifica prova di come il fantastico in Italia non sia scomparso, per quanto sempre più relegato a nicchie (non solo di mercato) sempre più piccole.

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Comincio subito col dire che a me Star Trek Into Darkness è piaciuto, molto. Se voi che leggete, dunque, siete Veri Fan della serie classica o di TNG, se la notte ricordate Gene Roddenberry nelle vostre preghiere fermatevi qui perché da questo momento in poi leggereste solo eresie ed empietà.

 

Into Darkness

 

Partiamo dal peccato originale: la Paramount Pictures nel 2007 decide di rilanciare il brand di Star Trek affidando il progetto al giovane produttore cinematografico, sceneggiatore e regista, stella in ascesa nel panorama televisivo USA e garanzia di successo assicurato, J.J. Abrams. Come va tanto di moda in questi anni di scarsa creatività e di ricerca di un facile riscontro di pubblico, Abrams opta per un reboot dell’Universo Trek introducendo una variabile impazzita nel continuum spazio temporale che porterà alla biforcazione dello stesso e alla creazione di un universo alternativo. In breve viene introdotto il personaggio di Nero, un romulano deciso a colpire lo Spock del 2387 colpevole, secondo lui, di non aver impedito la distruzione di Romulus a causa di una Super Nova e decide di ripagarlo con la stessa moneta quando, tornati lui e Spock casualmente indietro nel tempo, userà le tecnologie più avanzate del secolo successivo e la materia rossa ideata dall’Accademia delle Scienze di Vulcano per creare un buco nero all’interno del pianeta natale dei vulcaniani, annientandolo.

 

A questo punto mi volete far credere che possa essere ancora vero tutto quello che sappiamo della serie classica?

 

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I Robot di La MarmoraNel 1864 una nave aliena si schianta sulla Terra. I Nekton, questo il nome degli  naufraghi extraterrestri, costretti all’esilio forzato, decidono di conquistare il pianeta sfruttando il potenziale bellico dell’Impero Austriaco e alleandosi con gli Asburgo. Anche all’interno dell’equipaggio della nave Nekton, però, ci sono delle fazioni in conflitto fra loro e alcuni alieni, ritenendo la conquista del pianeta contraria alle direttive della missione originaria, si alleano col neonato Regno d’Italia nel tentativo di fermare la conquista della Terra e portando con se la tecnologia per costruire i Giganti, enormi macchine da guerra antropomorfe, da contrapporre ai terribili mostri che l’ingegneria genetica Nekton ha donato agli Asburgo.

 

I Robot della  Marmora è il nuovo lavoro di Alessandro Girola che, all’interno del nuovo Risorgimento ucronico creato dall’arrivo degli alieni, ci narra le vicende del Secondo Plotone di Giganti comandati da Goffredo Gambara che rimasto gravemente ferito nel primo scontro contro le potentissime Piovre e i raggi della morte austriaci rinasce in simbiosi col suo mecha, Anteo, col quale riesce a rovesciare le sorti della Terza Guerra di Indipendenza.

 

Sono evidenti, nella narrazione, i richiami ai robot nagaiani con i mecha dotati delle classiche armi dei robottoni degli anni ’70 (spade, lame rotanti, cannoni) ma ancora di più, Alessandro Girola strizza l’occhio all’attesissimo Pacific Rim sfruttandone,  in questo racconto lungo, l’hype dando vita, però, a un racconto del tutto originale di ambientazione che può essere definita ucronico-steam-diesel-punk con i carri armati a vapore e i robot a benzina che volano grazie a enormi turbine. In particolare colpiscono i riferimenti storici precisi e puntuali che rendono l’universo dipinto da Alessandro fortemente credibile e concreto.

 

Le 72 pagine del racconto, assolutamente autoconclusivo, scorrono velocissime e ci si ritrova senza fiato alla fine della narrazione quando ci si rende conto che i protagonisti del racconto non sono La Marmora, Goffredo o i robot Giganti ma, come spesso accade con i romanzi di Alessandro Girola, l’ambientazione, l’universo stesso creato in poche pagine che sarebbe davvero un peccato abbandonare senza uno o più seguiti che, magari, ci narrino le vicende dal punto di vista dei  Nekton.

 

I Robot di La Marmora fa parte del progetto di scrittura narrativa Risorgimento di Tenebra  ed è scaricabile in formato ePub o Mobi al prezzo di € 1,53.

Oggi mi trovo a difendere niente meno che Mara Carfagna, oggi portavoce del PdL alla Camera e fino a poco tempo fa Ministro delle Pari Opportunità nel Governo Berlusconi, mi trovo a difenderla, in particolare, da questa dichiarazione:

“La Carfagna (si, la Carfagna)….ha appena letto, dinanzi ad un’Aula vuota, eccetto noi del 5 Stelle, una relazione sulla violenza sulle donne in cui incitava, tra l’altro, la tv a non strumentalizzare il corpo femminile nelle trasmissioni…..ma è quella stessa Carfagna????? Sarà per questo che le sue colleghe pdelline sono tutte assenti??? Per non assistere a questa pagliacciata???”.

fatta da una deputata del M5S che, fra tutti i punti interrogativi, sottindende una certa ipocrisia nell’atteggiamento della deputata PdL che dopo aver iniziato a lavorare mostrando il suo corpo in TV e su un calendario oggi arringa contro la strumentalizzazione del corpo femminile.

 

NAPOLI: IL MINISTRO CARFAGNA IN VISITA NEGLI UFFICI MSC CROCIEREOra se fosse stata Rosy Bindi a relazionare in merito alla ratifica del Trattato di Oslo, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire, ma siccome Mara Carfagna è oggettivamente molto bella, ha un passato da soubrette e ha avuto una carriera politica, secondo alcuni, legata a un amicizia molto stretta con Silvio Berlusconi (anche se a me non sembra il suo tipo) lei sarebbe marchiata a vita e non avrebbe più il diritto di parlare di nulla di diverso da creme da corpo e calendari sexy.

 

Eppure durante l’ultimo governo Berlusconi, come ministro non è stata la peggiore. A lei si deve una delle poche leggi decenti emanate con quell’esecutivo, quella sullo stalking e, a dirla tutta, è stata sicuramente uno dei maggiori grattacapi per il vecchio Silvio, sarà stato anche per la sua relazione sentimentale con Italo Bocchino[1] che, dicono le malelingue, le facesse anche da ghost witer. Resta il fatto che giudicare una donna per il suo passato o per il suo corpo non mi sembra un atteggiamento particolarmente scaltro, in particolare quando è molto più facile criticare quello che dice di chi lo dice.

 

E’ vero, ognuno di noi è quello che ha costruito e porta con se la propria storia e la propria reputazione ma se nemmeno a questi livelli una donna riesce ad affrancarsi dal proprio passato[2] come facciamo a meravigliarci quando una ragazzina decide di suicidarsi perché qualche imbecille ne ha pubblicato un filmato “compromettente” su qualche social network?

Una biondina sta guidando dietro un camion. Al semaforo scende va dall’autista e gli dice “buongiorno scusi il suo camion perde la merce”, il camionista fa finta di niente e riparte. Al secondo semaforo la biondina scende e dice “buongiorno scusi il suo camion perde la merce” il camionista non ci bada e riparte. La scena si ripete per altri tre semafori.. al quarto il camionista si stufa e le fa “buongiorno signorina mi chiamo Franco, siamo in inverno e questo è uno SPARGISALE!!”

 

[1] no, non è un gioco di parole

[2] che poi mica ha ammazzato nessuno, eh!

alveareL’altro giorno “sfogliandoIl Post mi sono imbattuto nell’anteprima del primo capitolo di questo romanzo, “La Mentalità dell’Alveare“, scritto da Vincenzo Latronico, un ragazzo nemmeno trentenne, ed edito per Bompiani. Il libro descrive un’Italia alternativa, dove al governo del paese c’è un nuovo partito, la Rete dei Volenterosi, dichiaratamente ispirato al Movimento 5 Stelle e ce ne mostra gli effetti e alcune incoerenze attraverso l’intreccio con la vita sentimentale di due attivisti della Rete, Leonardo e Camilla Nigri.

La giovane età dell’autore, la trama, la lettura del primo capitolo e, sopratutto, il prezzo in offerta lancio per l’ebook (0,99 cent contro i 4,99 attuali), mi hanno spinto all’acquisto di questo pamphlet, come lo definisce Latronico, che in realtà non calca più di tanto la mano sulle contraddizioni interne del Movimento 5 Stelle, come avrebbe dovuto e potuto fare, anche se aiuta a una sana riflessione sul concetto, sempre più abusato, di democrazia diretta.

 

L’Italia, dunque, è governata dalla Rete dei Volenterosi fondata di Pino Calabrò (Beppe Grillo), ex anchorman televisivo che si era occupato dei diritti dei consumatori prima di essere cacciato dalla TV ed essere relegato ad un blog su internet. D qui comincia l’ascesa dell’RdV, da movimento di protesta a primo partito del paese. La RdV ricalca il programma del M5S a partire dai rimborsi della politica, passando per l’impignorabilità della prima casa fino al vincolo di due mandati e a tutte le altre sciocchezze populiste.  Leonardo e Camilla sono due attivisti RdV, con un passato di militanti di sinistra, che si sono incontrati all’università e si sono sposati lottando con la Crisi e coi pochi soldi in tasca.

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