Mi fa specie leggere di donne che apprezzano Samantha Cristoforetti quale sovvertitrice del sistema per aver mollato i figli piccoli al marito per andare a fluttuare nello spazio per sei mesi.
Una piccola riflessione su questo video, che al solito gira sui social per diffondere il classico messaggio ipocritamente corretto, su come l’Intelligenza Artificiale riproduce il sessismo e il razzismo
Girando sui social in questi giorni mi sono imbattuto nell’elogio sperticato di “Don’t look me up”, eletto erede spirituale di “Idocracy”, consacrato film cult di tutti i tempi… una produzione Netflix.
Si narra che fra il 5-6 gennaio, la notte dell’Epifania, a Bari, oltre alla classica vecchina con i doni nella bisaccia, vada in giro una vecchia strega armata di falce, con un candelabro con tre candele accese in testa e un libro nella sacca, con i nomi di coloro che sarebbero morti in quella tragica notte.
Anni fa, saranno stati i primi anno del secolo, avevo un amico con un blog in cui trattava gli argomenti più svariati con un diverso punto di vista e una estrema ampiezza di vedute. In ogni articolo, però, lui piazzava diverse foto di pornostar con delle tette enormi, totalmente decontestualizzate, tipo Lisa Ann qui per intenderci.
Quando gli chiesi: «scusa ma perché in post sull’indipendenza energetica dell’Etiopia mi piazzi una foto di Ava Devine?», lui mi risposte: «per allontanare i farlocchi»
Ora, la parola farlocco è sostanzialmente un termine gergale che assume un significato diverso a seconda della zona d’Italia.
farlocco m sing
individuo sprovveduto, ingannabile, distratto
(per estensione) oggetto falso, taroccato, comunque di poco valore
Il mio amico è di origine emiliana e penso che intendesse qualcosa tipo imbecille in malafede. Negli anni ho sempre avuto a mente questa cosa e ho sempre pensato che un’immagine trasgressiva decontestualizzata aiutasse davvero a tenere lontano gli imbecilli.
Oggi purtroppo la platea di scimuniti che imperversa sui social è tale che non li allontani nemmeno con il buon vecchio DDT, tu puoi anche pubblicare una foto di Alison Tyler, ma loro devono per forza intervenire per esprimere la “propria” opinione mainstream, generalmente petalosa, su qualunque argomento e devono farlo, quasi sempre, travisando le tue parole o, peggio, affibbiando alle tue parole il significato preconcetto che gli serve come scusa per scatenare una guerra ideologico/dialettica.
Questo modo di fare, quando si trattano argomenti come le questioni di genere o l’inclusività, due dei trend topic del nuovo ventennio, non risparmia nessuno, nemmeno i loro stessi miti. E’ il caso di Alessandro Barbero, storico, accademico e scrittore italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare, noto ai più come eccellente divulgatore che imperversa sul web grazie ad alcuni podcast e ai video di alcune sue lezioni che, su Youtube, hanno ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni.
Barbero negli ultimi anni è diventato il mito della sinistra pseudointellettuale, lo avevano già messo a capo della rivoluzione bolscevica, perdonandogli persino alcune critiche ragionate sull’impiego indiscriminato del green pass fino a quando ha osato toccare, lui uomo bianco, eterosessuale, la questione di genere. Apriti cielo! Non vorrà mica fare mansplaining[1] Lo hanno messo al rogo, perché all’indice non era abbastanza, ne hanno chiesto la rimozione dalle cariche pubbliche, l’eliminazione dalla RAI.
Ma che avrà mai detto il buon Barbero per essere disconosciuto da tutti i suoi fan?
Ora, è chiaramente un mio limite, a me Barbero annoia terribilmente, mi infastidisce il suo tono di voce e ogni volta che tento di ascoltarne un podcast irrimediabilmente mi addormento, tuttavia in questa occasione si è limitato, su domanda specifica, a dichiarare una ovvietà, a dire cioè che a causa delle evidenti differenze strutturali fra uomini e donne, le donne partono svantaggiate nel tentativo di emergere in un mondo creato su misura per gli uomini, aggiungendo che questo stato di cose potrà cambiare quando una nuova generazione di uomini verrà educata in maniera consapevole[2]. Il povero professore è stato così educato da porre la questione anche in maniera interrogativa[3].
Di fronte a una dichiarazione così banale, oserei dire democristiana, che nemmeno Brooklyn Chase, qui, avrebbe il coraggio di smentire, frotte di difensori del politically correct si sono lanciati in una campagna social denigratoria nei confronti di Alessandro Barbero, non dico senza leggere l’intervista, ma nemmeno senza leggere i titoli delle varie testate online che l’hanno riproposta, fermandosi alle parole – le donne mancano di quell’aggressività, spavalderia e sicurezza di sé – e utilizzandole per passare da accuse di sessismo a quelle di propugnatore di disvalori.
Barbero nell’intervista non ha sbagliato niente, le sue parole sono state equilibrate, espresse con perfetta padronanza della lingua italiana e, sopratutto, di una banalità sconcertante eppure sono tre giorni che maniche di disadattati, sedicenti intellettuali, sentendosi traditi dal loro professore preferito, già assurto a icona social, ne stanno chiedendo la rimozione da ogni consesso civile, affibbiandogli colpe che nemmeno a Mengele dopo la Seconda Guerra mondiale.
A questo punto del post è, ovviamente indispensabile tornare ad “allontanare i farlocchi“, questa volta usando la foto di Angela White, perché con questa gente non si può pensare di intraprendere un dibattito o intavolare una discussione, queste persone si sono autoindottrinate sull’altare del politicamente corretto e non accettano alcun tipo di visione laterale, il mondo è bianco o nero, e dovrebbe essere solo bianco come un fiocco di neve, non esistono domande, non si cercano confronti. Non vorrete mica davvero perseguire le pari opportunità? No, dobbiamo appiattire qualunque differenza, uomini e donne, bianchi e neri, accademici ed operai, umani ed animali tutti uguali in una visione del mondo che deve rigettare la bellezza della diversità, che non può ammettere che ci siano vincitori e vinti. Un universo inclusivo ma più noioso del Paradiso di Dante[4].
[1] L’altra stupidaggine che si sta diffondendo negli ultimi tempi è che nessuno dovrebbe parlare di ciò di cui non ha una specifica competenza. Quindi solo i medici possono disquisire di medicina ma non di virologia, di quello può parlare solo Burioni e al limite Massimo Galli che tanto ormai è in pensione, di storia devono parlare gli storici, di arte possono discutere gli storici dell’arte (ma non Sgarbi) e di donne non possono parlare gli uomini se no è mansplaining.
[2] Che poi a dirla tutta, questa storia di educare gli uomini in maniera “consapevole”, detta da un professore sulla sessantina, bianco e probabilmente eterosessuale mi sa tanto di altro tradimento
[3] «Io sono uno storico e quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non presente o futuro, di fronte all’enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant’anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, premette il docente, ma vale la pensa di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi È possibile che – in media – le donne manchino di quell’aggressività, spavalderia, sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per quest’ipotesi, nella vita quotidiana si rimarcano spesso differenze fra i sessi. Uscire da questo schema potrebbe essere solo una questione di tempo, basterà allevare ancora qualche generazione di giovani consapevoli e la situazione cambierà»
[4] Ho comprato la Divina Commedia a fumetti di Go Nagai, è meravigliosa, prima o poi ne parleremo anche qui.