Marte, il pianeta rosso: quante storie sono nate immaginando di raggiungerlo, immaginando di trovarci un’altra civiltà, una diversa cultura, alieni aggressivi e femmine marziane disegnate come prosperose pin up dalla pelle colorata. La storia di Marte nel mito e nella letteratura ha origini molto lontane.

 

Pianeta Rosso di Davide ManaDavide Mana in “Marte! 150 anni di scienza e immaginazione” (scaricabile gratuitamente da QUI) ripercorre l’influenza del pianeta rosso nella letteratura fantascientifica a partire dalla fine dell’800 e dalle suggestioni del ciclo burroughsiano di John Carter di Marte passando per Welles, Bradbury, Tanith Lee, fino ad arrivare alla science fiction del ventunesimo secolo.

 

In questo breve saggio Davide ci guida attraverso la storia della fantascienza passando gli autori e gli editori che hanno trattato il tema marziano  spaziando dalla space romance all’hard science fiction. Alla fine dell”agile volumetto” ti rimane l’amaro in bocca per non aver letto tante delle perle citate e ti metti, come me, a cercare disperatamente una copia di quel “Cristo Marziano” che  non sapevi nemmeno che fosse stato scritto da Philip Josè Farmer.

 

Ma non finisce qui, sempre in tema marziano,  Davide ci propone anche una vera e propria perla ucronica con un racconto ambientato su un Marte, per molti aspetti simile al Barsoom di Edgar Rice Burroughs ma che in realtà racchiude molte delle rappresentazione del pianeta rosso della fantascienza classica, facendoci incontrare il mito risorgimentale Giuseppe Garibaldi, ora per davvero “eroe dei due mondi” che, in una sorta di esilio volontario su Marte, si troverà alle prese con una serie di intrighi terrestri e alieni che lo porteranno in un serrato  susseguirsi di avventure in contatto con altri personaggi storici e con bellissime donne marziane. Non vi anticipo altro per non rovinarvi la sorpresa di questo racconto (scaricabile da QUI in formato ePUB  e da QUI in formato mobi) e del suo finale strepitoso.

 

Il mio consiglio, per questa nemmeno caldissima estate, è di scaricarvi questi due piccoli capolavori di Davide Mana, comprarvi, se non l’avete ancora fatto, un ebook reader (la carta a mare si bagna) e leggerli sotto l’ombrellone al posto delle 40 sfumature di cazzate che sono certo avete parcheggiato nella libreria del salone.

 

Pacific Rim narra epiche lotte di mostri giganti e robottoni in un live action che qualunque bambino cresciuto negli anni ’70 e ’80 ha sempre sognato, Pacific Rim nasce con tutti i presupposti per essere il più costoso film pornografico della storia dell’umanità ma Guillermo Del Toro lo ha reso un capolavoro.

Pacific Rim

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pazuzuSiamo nella Roma del 2028 e l’Italia sembra tutt’altro che uscita dalla Crisi. Silio De Lauro lavora nella sede di Roma della Spire, una multinazionale dell’informatica acquisita dai russi, e che come tante altre attività economiche italiane risente del dissesto economico della nazione e non naviga in buone acque. Il futuro della filiale italiana della Spire dipende dall’ultimo modello di PC all-in-one che l’azienda sta per lanciare sul mercato internazionale ma le dinamiche aziendali sono molto più complesse e lo imparerà a sue spese proprio Silio, ultimo esponente della CGIL, mobbizzato dopo l’ultima ristrutturazione aziendale per aver resistito alla svendita dei diritti dei lavoratori.

 

Silio è un omone sovrappeso, dedito all’alcol, rozzo e scontroso mollato dalla moglie e odiato dai figli  ma è anche, in un certo senso, un uomo tutto d’un pezzo disposto a “vendere” la figlia per estinguere il mutuo ma non a transigere sui propri principi; persino alcuni suoi atteggiamenti facilmente apostrofabili come razzisti, nel nome del noto buonismo radical chic di una sinistra alla deriva, assumono un significato differente ricontestualizzati in questo romanzo dell’ottimo Vito Introna che dà una magnifica prova di come il fantastico in Italia non sia scomparso, per quanto sempre più relegato a nicchie (non solo di mercato) sempre più piccole.

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Man of Steel, L’Uomo d’Acciaio è il nuovo capitolo cinematografico, targato Christopher Nolan, che riporta sul grande schermo il più famoso supereroe della DC,  dopo il fiasco di Superman Return del 2006, nonché uno dei film di cassetta del 2013. Così non potevo esimermi dall’andare al cinema con la mia nuova t-shirt figlia del merchandise, per quanto comprata da LIDL a 5,90, e pochissime aspettative sia perché tutti i film di Superman fatti fino ad oggi sono praticamente inguardabili[1] e sia perché le recensioni che avevo letto non erano esattamente entusiasmanti. Le mie aspettative non sono state deluse, questa nuova pellicola dedicata all’archetipo del supereroe merita appena la sufficienza. Intendiamoci gli effetti speciali ci sono tutti (per quanto il 3D serva solo a scroccare qualche euro in più da parte della sala cinematografica) e Superman è sempre Superman ma forse il problema è proprio questo.

 

Man of Steel

 

La storia, nonostante i vari rimaneggiamenti, più o meno, la conosciamo tutti: sul pianeta Krypton il neonato Kal-El, figlio di Jor-El e Lara Lor-Van nonché primo nato in maniera “naturale”, dopo centinaia di anni di nascite programmate sul pianeta Krypton, viene inviato sulla Terra con una navicella spaziale poco prima della distruzione del pianeta a causa dello sfruttamento delle sue risorse naturali. Kal-El porterà dentro di se la chiave per salvare quel che resta di Krypton e  sarà destinato a diventare l’anello di congiunzione fra la Terra e l’antica razza aliena; nel frattempo, però, gli tocca crescere in una fattoria allevato da Jonathan e Martha Kent badando alle mucche e ai raccolti. Il giovane Clark, questo il nome che gli sarà dato dai Kent, imparerà pian piano a controllare i propri poteri e grazie all’affetto e alla saggezza dei genitori adottivi riuscirà a metterli al servizio dell’umanità.

 

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Comincio subito col dire che a me Star Trek Into Darkness è piaciuto, molto. Se voi che leggete, dunque, siete Veri Fan della serie classica o di TNG, se la notte ricordate Gene Roddenberry nelle vostre preghiere fermatevi qui perché da questo momento in poi leggereste solo eresie ed empietà.

 

Into Darkness

 

Partiamo dal peccato originale: la Paramount Pictures nel 2007 decide di rilanciare il brand di Star Trek affidando il progetto al giovane produttore cinematografico, sceneggiatore e regista, stella in ascesa nel panorama televisivo USA e garanzia di successo assicurato, J.J. Abrams. Come va tanto di moda in questi anni di scarsa creatività e di ricerca di un facile riscontro di pubblico, Abrams opta per un reboot dell’Universo Trek introducendo una variabile impazzita nel continuum spazio temporale che porterà alla biforcazione dello stesso e alla creazione di un universo alternativo. In breve viene introdotto il personaggio di Nero, un romulano deciso a colpire lo Spock del 2387 colpevole, secondo lui, di non aver impedito la distruzione di Romulus a causa di una Super Nova e decide di ripagarlo con la stessa moneta quando, tornati lui e Spock casualmente indietro nel tempo, userà le tecnologie più avanzate del secolo successivo e la materia rossa ideata dall’Accademia delle Scienze di Vulcano per creare un buco nero all’interno del pianeta natale dei vulcaniani, annientandolo.

 

A questo punto mi volete far credere che possa essere ancora vero tutto quello che sappiamo della serie classica?

 

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