Ogni tanto capita che un sabato sera si resti a casa, così si prepara la pizza (gorgonzola, mascarpone e prosciutto cotto), si mettono le birre in frigo e si sceglie un film da gustare insieme alla cena e allora cosa può esserci di meglio di un colossal del 2012, costato 200 milioni di dollari e basato, niente meno, che sul gioco della Battaglia Navale (su questo aspetto torneremo dopo); signori ecco a voi Battleship per la regia di Peter Berg, un regista senza infamia e senza lode già dietro la cinepresa, per esempio, in Hancock, film di fantascienza del 2008 con Will Smith.
Nel 2005 la NASA scopre un pianeta con caratteristiche simili alla Terra, il Pianeta G; viene così varato un progetto per tentare di stabilire un contatto con le eventuali forme di vita intelligenti presenti sul corpo celeste attraverso l’invio periodico di trasmissioni radio. Passano 7 anni, siamo nel 2012, quando inaspettatamente arriva la risposta: un’avanguardia di 5 astronavi, provenienti dal pianeta G, infatti, si dirigono verso la Terra per dare inizio a un’invasione.
Al classico plot dell’attacco alieno si aggiunge, questa volta, la piacevole variante della battaglia navale, dal momento che tutti i combattimenti si svolgono sul mare. Gli invasori alieni, infatti, invece della solita New York, per lo sbarco prediligono l’Oceano Pacifico, casualmente, durante un’esercitazione congiunta della US Navy con le forze di altri tredici paesi, con tanto di corazzate e portaerei. Per un buffo scherzo del destino, però, a contrastare gli alieni rimarrà solo il tenente Hopper (Taylor Kitsch) al comando prima del cacciatorpediniere USS John Paul Jones e poi della gloriosa corazzata USS Missouri, da anni alla fonda nel porto di Pearl Harbor, trasformata in museo galleggiante della Seconda Guerra Mondiale, e riportata in vita come ultima risorsa per contrastare la minaccia aliena.
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