Guardate questo filmato, l’hanno già fatto in più di tre milioni e mezzo di persone, non ve ne pentirete.
Guardate questo filmato, l’hanno già fatto in più di tre milioni e mezzo di persone, non ve ne pentirete.
Oggi si parla di Hunger Games, pellicola del 2012 basata sul omonimo romanzo di Suzanne Collins, scrittrice per bambini, e diretta senza troppa convinzione da Gary Ross.
Samo in un futuro distopico, nella nazione di Panem, nata dalle ceneri degli Stati Uniti, dove, da 74 anni, si svolgono gli Hunger Games: una sorta di reality show realizzato da una mega produzione della capitale (ebbene sì, Capital City), nel quale due rappresentanti di ognuno dei dodici distretti si affrontano in un combattimento mortale nel campo di battaglia all’interno di una foresta/set cinematografico totalmente controllato dagli strateghi del gioco e dal presentatore che possono farvi apparire palle di fuoco, alberi e animali spaventosi quanto improbabili.
Arrivo decisamente in ritardo a parlare di Looper, film di fantascienza del 2012 scritto e diretto da Rian Johnson e interpretato da Joseph Gordon-Levitt e Bruce Willis che interpretano lo stesso personaggio, Joe da giovane e Joe dopo trenta anni.
Arrivo in colpevole ritardo a festeggiare il 3/14, il giorno del pi-greco.
Il π, come certamente ricordate dai tempi delle scuole medie, non è altro che un valore costante derivante dal rapporto fra la lunghezza della circonferenza e il diametro di un cerchio. Perché scervellarsi a calcolarne i decimali sin dai tempi di Archimede, vi starete chiedendo, in fondo nella vita quante volte ci sarà capitato, a parte i “problemi” che il prof di matematica ci ha dato come compito a casa, di calcolare la lunghezza di una circonferenza e in fondo chi se ne frega se il calcolo è un po’ approssimato?
Potrei dirvi che una buona approssimazione di π serve in tutti i campi dello scibile umano, dalla matematica alla medicina, dalla fisica all’economia, dall’ingegneria all’informatica[1], ma lascerò invece rispondere all’immenso Finch (Michael Emerson) di Person of Interest [2], in uno degli episodi più belli della serie, l’undicesimo della seconda stagione, 2πr.
Oggi parliamo un po’ di fansub e di quanto questi abbiano rivoluzionato la fruizione di anime e serie TV nel nostro paese e non solo.
Fino ai primi anni del ventunesimo secolo, per poter vedere una produzione straniera, toccava sperare che RAI o Fininvest/Mediaset decidessero di importarla in Italia, tradurla e trasmetterla. Molte serie sono arrivate da noi solo perché acquistate in pacchetti insieme ad altre produzioni e in molti casi l’adattamento italiano andava a stravolgere persino il senso della produzione originale (vedi The Nunny, La Tata, dove persino l’origine dei personaggi è stata modificata per andare in contro ai, supposti, gusti del pubblico italiano); tante serie poi non sono mai arrivate(chi ha detto Dottor Who?) e altre sono state bistrattate.
Quanti, come me, appassionati di Star Trek, erano costretti a registrare gli episodi di TNG o DS9 per tutta la notte per essere certi di beccare l’orario di trasmissione, quante serie abbiamo dovuto guardare con anni di ritardo rispetto alla prima messa in onda? Quanti tagli e censure abbiamo dovuto sopportare da parte di questa o quella associazione cattolico-fascista. Tutto questo è cambiato con l’avvento della banda larga e grazie al lavoro dei fansubber.