Il tema dell’immigrazione, in questi giorni, è di pesante attualità a causa dei continui sbarchi di gente, di clandestini, provenienti nel nostro paese dalle coste del Nord Africa, con imbarcazioni improvvisate e raramente in grado di attraversare senza aiuto il canale di Sicilia. La rabbia delle popolazioni locali, degli italiani, a causa dei disagi provocati da migliaia di persone completamente disintegrate e a causa di un’organizzazione pessima dell’accoglienza, è perfettamente comprensibile e vale, come si è visto alle scorse elezioni amministrative, una buona fetta del consenso elettorale generalmente dirottato in movimenti da connotati populisti e di estrema destra come, in Italia, la Lega Nord o il M5S. Ancora più comprensibile è la rabbia dei cittadini quando si scopre che buona parte del problema poteva essere attenuato se non risolto se il denaro destinato all’accoglienza degli immigrati clandestini non fosse stato dirottato in perversi meccanismi di corruzione e se non si fosse aderito a trattati sciagurati solo per la miopia di una classe politica incapace di vedere al di là del proprio naso.
Gran parte del risentimento degli italiani è, ovviamente, rivolto verso questa povera gente che però, se viene a cercare fortuna per se e i propri figli in un paese disastrato come il nostro, rischiando la vita per arrivarci ed essendo ben consci di trovare una situazione di conflitto, deve evidentemente provenire da una situazione davvero insostenibile. Se l’atteggiamento dell’italiano medio può, in qualche modo, essere scusato, tuttavia, sarebbe il caso che non fosse permesso, a personaggi di dubbio valore morale come Salvini o Grillo, di cavalcare l’onda del risentimento per raccattare voti mettendo nel calderone dell’odio razzisti, omofobi o semplicemente gente livorosa perché ha sbagliato le scelte di vita e non ha saputo adattarsi alle mutate situazioni socio-economiche, ma di questo, magari, parleremo magari un’altra volta.
Mi piacerebbe però, per una volta, che cercaste di andare oltre il revisionismo storico che imperversa nelle pagine dei social network, per ricordare chi siete e da dove venite, che nell XIX secolo siamo stati gli attori di una delle più grandi migrazioni di massa della storia e che, come per la gente che proviene dal Nord Africa, quelli a lasciare l’Italia nel 1800 non sono stati certamente il meglio che il nostro paese potesse offrire.
Non vi starò a raccontare la storia dell’emigrazione italiana, se state leggendo questo post avete internet, vi dirò soltanto che gli italiani all’estero facevano schifo esattamente come i vostri clandestini se non di più, che i siciliani erano visti negli USA come negri leggermente più chiari e dai connotati lambrosianamente delinquenziali[1]. Lo so, su Facebook vi hanno detto che gli immigrati italiani partivano col passaporto e il visto, ma non solo questo non è vero ma, per esempio, da questa vignetta, pubblicata sul quotidiano di New Orleans The Mascot nel 1888, potete farvi un’idea di come erano considerati gli immigrati italiani in USA.
Quando sentite qualcuno inneggiare allo sterminio dei ROM attraverso l’incendio dei campi nomadi e vi ritrovate a concordare con lui, pensate a “The Way to Dispose of Them”, pensate a un gruppo di italiani rinchiusi in una gabbia e gettati nell’oceano e pensate a questo
che scatenò, il 14 marzo del 1891, il linciaggio, in Canal Street, a New Orleans di 11 persone di origine italiana dopo di che vergognatevi.
[1] Caesare Lambroso – L’uomo delinquente studiato in rapporto alla antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie (1876)