Mentre a fine 2023, il settantenne Stallman continua a deliziarci con le sue strampalate prese di posizione ideologiche, prendendosela questa volta col mondo della scuola che non favorirebbe la cultura dell’open source(*), con l’inizio del 2024 il mondo dell’informatica dice addio a Niklaus Wirth, pioniere nel campo dei linguaggi di programmazione e dell’ingegneria del software.
Nel 1971 Wirth lanciò il Pascal, un linguaggio di programmazione “didattico” caratterizzato da una struttura chiara, una sintassi ben definita, una rigorosa gestione dei tipi di dati, l’utilizzo di procedure e funzioni, il supporto alla ricorsione, un linguaggio su cui si sono formate generazioni di programmatori.
Successivamente, nel 1978, Wirth ha sviluppato Modula-2, che puntava a migliorare ulteriormente la modularità e la sicurezza del codice e nel 1987 Oberon, un linguaggio ancora più snello e efficiente.
Importanti furono i contributi di Wirth anche all’architettura dei computer con la progettazione della macchina Lilith, un computer concepito per supportare l’implementazione efficiente dei suoi linguaggi.
L’eredità che oggi ci lascia Wirth è tutta radicata nella chiarezza e leggibilità del codice, nella sua modularità e nella ricerca dell’efficienza che ha influenzato intere generazioni di ingegneri del software grazie ad una visione chiara di quello che doveva essere il modo di approcciare la progettazione di un sistema software.
(*) Sono quarant’anni che Richard Stallman espone valutazioni condizionate dal bias che vedrebbe lo strumento quale fine ultimo e non come banale mezzo per raggiungere un obiettivo.