Reazionario: Dichiaratamente favorevole al ripristino di un assetto sociale e politico storicamente superato: un vecchio r.; idee r.; estens., decisamente ostile a qualsiasi spinta o tendenza innovatrice e progressista sul piano politico-sociale.
Il 19 ottobre del 2019 a San Giovanni a Roma, il centro-destra portava in piazza oltre 100.000 persone contro il nuovo governo giallo-rosso guidato da Giuseppe Conte, fino al giorno prima portabandiera degli interessi di una diversa parte politica. Quel giorno, fra un rosario e una madonna, su un palco di 60 metri, grazie a quello che il giorno dopo diventerà un meme, come reazione a una visione del mondo non condivisa, se non nei salotti di una certa sinistra, iniziava la parabola ascendente di Giorgia Meloni.
Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana
Giorgia Meloni, con queste parole, si affrancava da un immaginario fatto di scarpette rosse coi tacchi a spillo rivendicando il suo essere donna senza bisogno di strizzare l’occhio alle battaglie femministe e LGBTQ+, e gettando alle ortiche ogni idea di fluidità di genere. Con queste parole Giorgia Meloni poneva l’Italia al centro degli interessi della nazione e scacciava ogni idea di accoglienza indiscriminata. Io non so se qualcuno le abbia scritto il testo o le sia venuto in mente da sola, ma queste erano le esatte parole che gli italiani volevano sentirsi dire in quel momento, erano la reazione a quella che è tuttora sentita come una compressione dei diritti a favore di minoritarie minoranze.
Così oggi, Giorgia Meloni ribalta il cliché della donna in carriera vestita con l’uniforme del tailleur, presentandosi in pubblico con gonne a pieghe, jeans, magliette, giacche colorate e scarpe basse e salendo al colle con un completo giacca e pantaloni di taglio maschile smontando dall’interno decenni di ruoli incardinati anche nell’abbigliamento e prima ancora di presentare una lista dei ministri presenta una lista dei ministeri, anche questa cifra stilistica di una discontinuità con un passato e basata sulla reazione ad un immaginario lontano dagli elettori. Nasce così il Ministero per l’Istruzione e il Merito, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, il Ministero per lo Sport e i Giovani e altre simili amenità che svelano un nuovo immaginario dove tu, si proprio tu, anche se non l’hai votata, soprattutto se non l’hai votata, sarai al centro del pensiero politico, tu verrai prima del bengalese che lava i vetri al semaforo, potrai finalmente considerare normale essere banalmente cisgender e, quando a scuola faranno il presepe per Natale, non dovrai fingere che ti interessino le sorti del bambino musulmano che si sente escluso. Certo, all’inizio ti sentirai un po’ in colpa, ma alla fine sei un po’ reazionario anche tu.
Giorgia Meloni è il primo premier donna della storia repubblicana e questo a causa della reazione a quelle politiche femministe di maniera che più che ottenere risultati preferiscono portare avanti battaglie pretestuose, inutili quando non del tutto sbagliate, battaglie per le quali a Palazzo Chigi non avremo la PresidentA e nemmeno *l* Presidentə, ma, con buona pace di Laura Boldrini e le sue amiche, avremo un nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, donna.
Vi lascio con il remix di “Io sono Giorgia”