L’uomo non è andato sulla Luna, gli aerei delle Twin Towers erano ologrammi, la strage del Bataclan è un false flag. Queste un tempo erano etichettate come fake news, e venivano, giustamente, smentite con i fatti.
Oggi si cerca di usare i fatti per “smentire” le opinioni. Così, dire che il lockdown può essere stata la scelta sbagliata per gestire la pandemia, che è un’opinione, viene smentito dimostrando che il coronavirus ha causato millemilamorti, che sarà pure vero ma non c’entra nulla. Dire che l’abbaiare della Nato possa aver facilitato le ire della Russia (cit. Il Papa) viene smentito dicendo che è stato invaso un paese sovrano e c’è un attaccato e un attaccante, che è vero, ma nella fattispecie ribalta il principio di causa ed effetto.
In pratica il fast checking è diventato, complice un giornalismo ormai incapace di fare il proprio lavoro come dimostrano le recenti classifiche sulla libertà di stampa, usare fatti indiscussi, ma irrilevanti ai fini della questione, per smentire opinioni contrarie alla narrazione preconfezionata da fare digerire a una opinione pubblica impaurita e affamata d’odio. Qualunque pensiero laterale è una fake news, qualunque punto di vista differente è complottista.
Si sta cercando di dividere, con successo, il mondo in buoni, quelli che hanno un pensiero omologato alla narrazione ufficiale, e cattivi, tutti gli altri. E si sa, è sempre più comodo stare dalla parte dei buoni, anche moralmente più gratificante.
Le opinioni non sono vere o false, i punti di vista si possono cambiare, i fatti si possono analizzare ma, in quello che si presume essere un paese libero e democratico, dovrebbe esserci il diritto di avere una propria idea, per quanto possa essere cervellotica, oltre al diritto di esprimerla, e fino a un paio d’anni fa era così