Parliamo della rabbia tra marito e moglie. Come sapete negli ultimi sette giorni ci sono stati sette delitti, sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte è lecito anche domandarsi: però questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda, dobbiamo porcela per forza, siamo in un tribunale e dobbiamo esaminare tutte le ipotesi
Così Barbara Palombelli dal palcoscenico di Forum, pluridecennale trasmissione televisiva, più farlocca di un episodio di Suits e oggi da lei condotta.
Ora del pensiero della giornalista Palombelli poco mi importa, non mi interessa analizzare le sue parole per capire cosa realmente volesse dire, come ha detto giustamente un’amica, però, l’osservazione della Palombelli è lecita, ben prima di essere “giusta” o “sbagliata“.
La vita reale è ben più complessa di uno scenario in cui la donna che subisce violenza è una vittima inerme, questo non significa giustificare la violenza o cercare attenuanti di fronte ad un atto vile e criminale ma ciò non comporta nemmeno che non si possa più ragionare sui singoli casi, che non si possa più indagare se il più “debole” possa aver usato (o meno) ad un certo punto degli strumenti per ribaltare i rapporti di forza. Dobbiamo limitarci a provare pietà per la vittima, e a condannare senza appello il carnefice.
Nel 2021, fino ad ora, sono 65 le donne morte ammazzate a causa della violenza dei propri uomini e la questione va affrontata da ogni punto di vista, anche quello delle donne che non perdonano, che accusano, che colpiscono, sentendosi nel giusto, senza badare ai traumi e al dolore che causano, non alla ricerca di una scusante ma di qualunque fattore da attenzionare per prevenire il femminicidio.
Oggi non è più lecito fare osservazioni o sollevare domande che vadano contro la dittatura del pensiero unico politicamente corretto. Barbara Palombelli è stata vittima, nelle ultime 24 ore, di una campagna social diffamatoria senza precedenti per aver detto, magari, una sciocchezza, per aver posto, alla fine, una domanda assolutamente lecita, lecita perché in uno stato di diritto funziona esattamente così. Opinionisti social, giornalisti, politici, tutti accomunati da una visione stereotipata e semplicistica della società, hanno sparato ad alzo zero contro una donna con una violenza terribile, una violenza che affonda le radici nello stesso humus che spinge un uomo a picchiare, violentare, uccidere una donna: la prevaricazione.
Io stesso ho pensato di tornare a rifugiarmi qui, non tanto perché intimorito dalla violenza social di quattro disagiati, quanto perché sto invecchiando, forse nemmeno tanto bene, e sono spossato dall’azione di discutere con i troppi snowflakes dai modi gentili ma dall’animo torbido.