Diversi anni fa, prendendo spunto  da La Tuta Spaziale” (Have Space Suit — Will Travel), romanzo per ragazzi scritto nel 1958 da Robert A. Heinlein, scrissi un post sulle tute spaziali e sul loro impatto nell’immaginario collettivo.

Evidentemente non sono l’unico ad essere sempre stato affascinato da questo oggetto, protagonista dell’epopea per la conquista allo spazio, anche Elon Mask, infatti, durante la preparazione della missione Crew Dragon Demo-2, la prima missione privata con astronauti a bordo, partita ieri sera da Cape Canaveral alla volta della ISS, non ha tralasciato il design delle tute spaziali.

L’imprenditore si è rivolto, quindi, a Jose Fernandez, un famoso costumista di Hollywood, che da sempre ha lavorato alla creazione dei costumi per i supereroi realizzando i costumi di Wonder Woman, Wolverine, Captain America, Batman, ed eccoci così catapultati in un film di fantascienza degli anni 50, con delle tute spaziali diverse dai goffi scafandri usati fino ad oggi dalla NASA ma più simili alle armature di HALO 4 con i colori, bianco e grigio scuro, scelti dal nostro Elon Musk in persona.

Ovviamente le nuove tute spaziali non sono solo un grazioso outfit dall’indubbio gusto estetico, ma sono un vero e proprio ritrovato della tecnologia che non ha nulla da invidiare alle ACES (Advanced Crew Escape Suit) della NASA o alle Sokol russe, le tute di SpaceX sono leggere e perfettamente adatte a muoversi all’interno della Dragon e della ISS.  Le connessioni elettroniche e il  supporto vitale sono allocate sulla coscia e si agganciano al casco stampato in 3D, dotato di microfoni, valvole integrate e meccanismi per la retrazione e il bloccaggio della visiera; non ne è noto il costo ma è possibile ipotizzare che per la progettazione ex-novo di un sistema con le stesse caratteristiche di ACES, gli investimenti possano essere dell’ordine del mezzo miliardo di dollari.

Ovviamente, quelle di SpaceX, non sono tute per attività extraveicolari, per quel tipo di attività verranno ancora usate le tute modulari semirigide americane EMU o le Orlan russe.

 

Per la prima volta nella storia abbiamo la possibilità di vivere in diretta, sui social network, una vera e propria minaccia globale potenzialmente in grado di colpire ovunque, chiunque; abbiamo la possibilità di condividere le nostre paure attraverso una sorta di livella sociale telematica che mette fianco a fianco persone diverse, con diverso grado di istruzione, diversa estrazione sociale, differente sensibilità, tutti accomunati da un’emergenza globale.

Con queste premesse nasce Vairus – Diario di una Quarantena, l’idea di scrivere un resoconto della pandemia, ci rendiamo conto, non è particolarmente originale, in realtà il nostro obbiettivo era quello di realizzare una raccolta dei ricordi di un periodo “surreale” della nostra vita. Alla fine ne è venuto fuori uno spaccato, racchiuso in questo libretto, a tratti divertente e a tratti drammatico, dei nostri cinquanta e passa giorni senza contatti sociali e abbiamo così deciso di renderlo pubblico.

Il testo, essendo una riproposizione di contenuti social sia pure rimaneggiata per raccontare la storia della quarantena, spesso fa riferimento a meme spesso riportati nelle immagini ma anche a video e articoli di stampa a cui sarà possibile accedere inquadrando col proprio smartphone il QR-code riportato nel libro.

Puoi acquistare la versione cartacea di VAIRUS, in vendita sullo store Amazon, direttamente ai link riportati sotto.

Troverai la versione b/n a soli € 5,00 e la versione a colori ad € 17,50, la differenza di prezzo è, ovviamente, condizionata dal tipo di lavorazione ma i contenuti sono identici.

Vairus b/n
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