Il tema della sostenibilità, associato alla mobilità e all’ambiente, ormai è una sorta di moda che non solo non contempla tutte le misure non direttamente collegate alla mobilità (che pure impattano pesantemente sul nostro ecosistema) ma che si riduce a pochi temi da perseguire a tutti i costi con i paraocchi e senza la minima ragionevolezza.

Vedi il discorso auto elettriche, dobbiamo eliminare i motori a scoppio costi quel che costi, non importa che i motori elettrici in automotive siano ancora inefficienti e costosissimi, che spostino solo la fonte delle emissioni, che siano INsostenibili dal punto di vista energetico, che emettano più o meno la stessa quantità di CO2 di un’auto moderna (in molti casi di più), le macchinine a pile sono green, lo dicono tutti (quelli che ce l’hanno(*)) dobbiamo fidarci. Sono talmente green che hanno appena inserito un provvedimento nella legge di Bilancio che oltre ad incentivarle consentono a questi aggeggi (e peggio ancora alle auto ibride) di girare nelle ZTL cittadine. Non ci credere? Guardate qui:

Altro tema caro quelli della mobilità sostenibile nel salotto di casa sono le piste ciclabili. Non salgono su una bici da quando avevano otto anni ma devono riempire le città di piste ciclabili con tanto di cordoli, rialzi, barriere, semafori, cartelli, sensi unici e altri amenicoli.

Sia chiaro io non ce l’ho con la mobilità ciclistica (purché non elettricamente assistita), io ce l’ho proprio con le piste ciclabili (per cui negli anni sono state stanziate vagonate di milioni di euro) e che in un mondo normale sarebbero INsostenibili dal momento che non solo impattano pesantemente sul territorio ma sopratutto perché, anziché incentivare l’utilizzo della bicicletta, la ghettizzano ai margini di una ipotesi di mobilità fatta sempre più da mezzi privati (basta che non siano a nafta).

Torniamo per un attimo al discorso della sostenibilità delle misure legislative. Ogni decisione che si prende, ogni legge che viene varata, ogni scelta può essere più o meno sostenibile da un punto di vista economico, sociale, culturale, ambientale. Dato che a noi oggi interessa parlare di ambiente chiediamoci perché in Italia 89 famiglie su 100 possiedono almeno un auto, siamo al primo posto nel mondo seguiti dagli Stati Uniti con 88 famiglie su 100, sì questa volta siamo prima degli enoooormi Stati Uniti. La risposta è nelle misure che sono state intraprese a livello nazionale e locale che hanno prima portato ad allontanare le zone residenziali dalle zone produttive, realizzando enormi agglomerati suburbani senza prevedere nel contempo adeguate infrastrutture di trasporto pubblico locale, e successivamente ad allontanare anche le strutture commerciali rendendo quindi il mezzo privato l’UNICA soluzione praticabile. Ma il punto non è tanto relativo agli errori del passato ma alle scelte del futuro, perché l’obiettivo di questi fautori della mobilità sostenibile alla matriciana non è affatto quella di prevedere nel medio e nel lungo termine (come si sta facendo nel resto del mondo) un ritorno a uno stile di vita moderno(**) ma (appunto) sostenibile che riduca quelle 89 auto prima a 85, poi a 80 e giù fino magari a 50, ma di sostituire quelle 89 vetture per famiglia con altrettante macchinine a pile così siamo tutti contenti e potremo respirare aria pulita mentre continuiamo a scansare le auto parcheggiate in doppia fila o sui marciapiedi, facendo lo slalom fra una pista ciclabile e l’altra piene di veicoli a pedalata assistita che sfilano a 40Km/h.

La soluzione? Relativamente a misure legate direttamente alla mobilità: zero incentivi per l’acquisto di automobili private di qualunque tipo, incentivi per l’acquisto di biciclette(non elettricamente assistite) e città progressivamente da inibire al traffico veicolare privato(con varie misure che vanno dall’eliminazione dei parcheggi, alla creazione di zone 10, fino a veri e propri blocchi del traffico) con un progressivo potenziamento del servizio pubblico di superficie e non. In pratica, dovete convincermi a vendere l’auto perché per me è diventata solo un costo. Dovete restituirmi la città, trasformarla in un posto dove anche i bambini possano muoversi a piedi e in bicicletta senza il timore di essere investiti, dovete consentirmi di girare in bicicletta senza essere relegato alle piste ciclabili nemmeno fossi in un circuito Polistil (pure quello elettrico, ora che ci penso).

Ma le misure da intraprendere sono solo parzialmente legate alla mobilità. E’ necessario fare in modo che si possa vivere senza automobile e se questo da un lato significa potenziare il trasporto pubblico, dall’altro significa anche rendermi libero dagli spostamenti non necessari e se magari devo prendere per forza i mezzi per andare a lavorare, forse potrei fare la spesa sotto casa e se proprio il negozio di vicinato è anacronistico (come credo), demonizzare le vendite online e i sistemi di logistica con corrieri/riders che mi consegnano la merce direttamente a casa, ormai quasi in tempo reale, non va sicuramente nella direzione giusta (ma questo è un altro discorso)

Purtroppo le scelte in tema ambientale sono costose sia da un punto di vista economico che da un punto di vista socio-culturale. Richiedono sacrifici, reale cambiamento e un sacco di soldi, molto più di quanto il vecchio governo abbia stanziato per le piste ciclabili e di quanto questo (forse) stanzierà per farci comprare le macchinine a pile ma la cosa peggiore è che nessuno sembra capire realmente il nocciolo del problema e che tutti, in ogni schieramento, si limitino a seguire la moda del momento spesso imposta con abili strategie di marketing.

(*) del resto se uno ha speso 40.000 euro per un’auto con un’autonomia di 250km, una velocità massima di 130Km/h e che richiede più di un’ora per una mezza carica “rapida”, in qualche modo deve pur fare per tentare di autoconvincersi di non essere un perfetto imbecille.

(**) no, nessuno (o quasi) vuole tornare alle incisioni rupestri