Dicevo l’altro giorno, scherzando(?), che l’avanzare dell’età l’avverti quando davanti alla scuola smetti di guardare le ragazzine per guardare le loro mamme… la realtà è che ti accorgi davvero di non essere più, tu stesso, un ragazzino quando attorno a te la gente comincia a morire.
Quando sei piccolo, a un certo punto, ti lasciano i nonni, te lo aspetti prima o poi, in taluni casi è anche un’ottima scusa per non fare i compiti, ma i genitori… i genitori quelli sono immortali, non pensi mai che un giorno, davvero, potranno andarsene, finché non muoiono e tu rimani lì immobile a guardare e ancora non ti rendi conto di essere solo perché c’è un sacco di gente attorno a te: la tua compagna, i tuoi figli, il lavoro, gli amici, finché una mattina, mentre sei lì che ti sbatti per risolvere l’ennesimo problema creato da qualcun’altro, leggi un messaggio su Whatsapp – Ciao Arcangelo, purtroppo per Rossella non c’è più nulla da fare. Ora è un angelo – e rimani immobile, quasi impietrito a chiederti perché e l’unica parola che ti viene in mente è:-cazzo-. Sì, perché non è stato un incidente a portarti via un’amica, un’incidente fa parte dell’ordine naturale delle cose, ma la malattia è una roba da vecchi e lei era giovane, aveva la mia età, appunto: aveva la mia età. Sapevo che non stava bene anche se non ci si sentiva da un po’, da quando dopo una discussione che non compresi seppi della sua malattia. Non la conoscevo più bene come un tempo, credo che il suo male l’avesse cambiata, credo anche sia normale e comunque non importa; quello che importa veramente è che lei era bella e non meritava di morire e no, non vale per tutti quelli che vanno all’altro mondo, alcuni meritano di crepare e sono ancora vivi.
Non so perché la tua morte mi abbia così colpito vecchia amica mia, in fondo non ci conoscevamo più, forse perché mi hai ricordato, nel modo peggiore possibile, la caducità dell’esistenza o forse solo perché è stata una giornata storta: inutile piangere, si nasce soli e si muore soli… ma anche no.