Credo di non aver mai visto al cinema una produzione italiana, o almeno non me lo ricordo (sì lo so sono uno schifoso snob); trovo il cinema italiano odiosamente provinciale e ancorato a trame desuete e terribilmente localizzate. È raro imbattersi in produzioni cinematografiche(per non parlare delle fiction) italiane con un respiro più ampio di quello legato alla turpe storiella di due amanti di provincia, all’eroismo delle forze dell’ordine e all’amore incondizionato del prete di campagna. Una sorta di mutamento sta avvenendo negli ultimi anni col filone al genere drammatico/poliziesco di film come Gomorra o Romanzo Criminale ed è proprio a questo sottogenere della cinematografia nostrana che questo Lo chiamavano Jeeg Robot, diretto da Gabriele Mainetti, si aggancia per una rappresentazione in chiave spaghetti-heroes dell’eroe con super poteri e grandi responsabilità. Non che non ci avesse provato Gabriele Salvatores due anni fa con Il Ragazzo Invisibile ma, inutile nasconderlo, con scarso successo (di pubblico e di critica)
Attenzione, se non avete ancora visto il film, proseguendo nella lettura potreste imbattervi in qualche spoiler.