Io ho sempre sofferto di problemi ai denti, problemi che mi porto dietro sin da bambino e che sono nuovamente acuiti in questi giorni. La cosa singolare è che, non so perché, probabilmente i primi miei incontri col dentista risalgono ai tempi della trasmissione TV di questa serie, associo il mal di denti a “Mork & Mindy” la popolare serie americana degli anni ’70.

 

Mork & Mindy è una sit-com a sfondo fantascientifico, spin-off di un altro capolavoro del piccolo schermo americano, Happy Days, che ha spopolato negli anni ’70 e ’80 anche in Italia e che ha lanciato nell’Olimpo delle star di Hollywood niente meno che Robin Williams.

 

Comicità è fantascienza, sapientemente mescolate da Garry Marshall, fanno di questa serie, trasmessa in quattro stagioni per 92 episodi fra il 1978 e il 1982 dalla ABC, uno dei più belli esempi di commedia fantascientifica di tutti i tempi.

 

LA STORIA

Su Ork si è deciso che è ora di interessarsi al pianeta Terra e di studiare le strane e curiose abitutidini dei suoi abitanti. Orson, una sorta di mega governatore governante galattico, decide dunque di mandare sul pianeta uno dei suoi uomini migliori: Mork.
 
Indossata la sua tuta spaziale rosso arancio e a bordo della sua astroave a forma di uovo, Mork piomba, dunque, nella casa di Mindy McConnell, a Boulder in Colorado, una normale terrestre, con un normale lavoro in un negozio di strumenti musicali,  che si ritrova la vita sconvolta e un alieno in casa.

 

Mork, nato da una provetta, e cresciuto su un pianeta alieno, se pure umanoide, non conosce nulla dell’umanità e rimane immediatamente folgorato dai concetti di amicizia e di affetto che sono soliti instaurare, fra loro, gli umani. Mindy, a sua volta, è incuriosita da questo strano alieno che beve con le dita e parla con le piante e decide, praticamente, di adottarlo e di farlo dormire in soffitta. Il rapporto che legherà Mork & Mindy nel corso della serie evolverà sempre più e la loro  amicizia pian piano si trasformerà in una strana storia di amore; amore una parola di cui Mork stenta persino a comprendere il significato.

 

Nella sit-com non mancano, naturalmente, personaggi di secondo piano che contribuiscono a creare gag comiche e colpi di scena, come il padre di Mindy, Frederick McConnell, che oltre ad occuparsi del negozioè un ottimo musicista e  suona nella banda della città.

 

Al termine di ogni episodio Mork fa un rapporto telepatico al suo capo Orson, che non compare mai e di cui si sente solo la voce, in cui riassume cosa ha scoperto degli umani durante la giornata trascorsa. Durante questi rapporti Mork racconta ad Orson tante sfaccettature dell’umanità, di cui fatichiamo anche a renderci conto e le espone da un punto di vista esterno, alieno, alternativo tale da portare lo spettatore a riflettere su certi comportamenti considerati normali.

 

CURIOSITA’

Pam Dawber and Robin Williams nel 2000

L’idea degli Orkiani, originariamente, era di conquistare e occupare un misero pianeta come la Terra e la prima spedizione di Mork si svolge non a Boulder ma a Milwaukee dove il nostro alieno incontra, sfortunatamente, un umano fuori dal comune: Fonzie.

 

Mork appare, infatti, nel memorabile episodio di Happy Days “Fantascienza anche per Fonzie” dove il suo indice incrocia il famoso pollice di Arthur Fonzarelli in un epico scontro per la salvezza dell’umanità.

 

IL CAST

Mork – Robin Williams
Mindy McConnell – Pam Dawber
Fred McConnell – Conrad Janis (1978-1979, 1980-1982)
Cora Hudson – Elizabeth Kerr (1978-79; 1981-82)
Eugene – Jeffrey Jacquet 1978-1979)
Jean DaVinci – Gina Hecht (1979-1981)

 

Per la serie: le donne della mia adolescenza; chiacchierando con la mia amica Giusy De Nicolo del suo ultimo libro, Apocalypse Kebab,  di cui parlerò prossimamente, è venuto fuori di quanto la protagonista, Alex, mi ricordasse uno dei miei miti adolescenziali la bellissima e conturbante Sigourney Weaver.

 

Sigourney Weaver, Susan Alexandra Weaver, per la precisione nasce l’8 ottobre del 1949 a New York e dunque teoricamente sarebbe un’attempata signora 63enne se non fosse che ancora nel film Avatar, quella vaccata di un paio d’anni fa, era molto sexy.

 

Sterminata la filmografia di Sigourney Weaver ma è inutile dire che la sua parte nell’Alien di Ridley Scott resterà negli annali della science fiction cinematografica.

 

Vi lascio con questa galleria con le foto di una delle attrici più sexy di Hollywood negli anni ’80.

 

Esattamente un anno fa, l’11 marzo 2011 alle ore 14:45 (ora locale), al largo della costa della regione del Tōhoku, in Giappone, alla profondità di 30km si verificava un terremoto del nono grado della scala Ritcher seguito da uno tsunami che  ha devastato le coste con onde alte oltre 10 metri, che hanno raggiunto una velocità di circa 750  km/h e si sono abbattute principalmente sulla  prefettura di Iwate e sulla prefettura di Miyagi.

Ad oggi non è ancora disponibile un bilancio definitivo delle vittime di quello che è stato il sisma più imponente abbattutosi sul Giappone; si parla comunque di oltre 15.000 morti accertati e di quasi 5.000 dispersi.

Il sisma ha provocato lo spegnimento automatico di undici centrali nucleari, tuttavia le misure di sicurezza non sono state sufficienti per evitare il disastro nucleare  per la centrale Fukushima Dai-ichi dove i reattori in funzione si sono disattivati automaticamente dopo la scossa, ma i danni ai sistemi di raffreddamento hanno causato un surriscaldamento incontrollato e la fusione delle barre di combustibile prima nel reattore 1 e successivamente al reattore 3. Grossi problemi hanno interessato, nei giorni successivi, anche il reattore 2 e il reattore 4. La successiva evacuazione ha interessato 110.000 persone nel raggio di 30 chilometri dall’impianto.

Ad un anno dal disastro,  la situazione dei reattori è sotto controllo e le autorità nipponiche assicurano che il livello di radiazioni è totalmente nella norma. Le restrizioni alle importazioni di prodotti alimentari giapponesi, adottate dopo l’incidente di Fukushima, sono state abolite in alcuni paesi,  permane, tuttavia, una zona off-limits di 20 km per la popolazione civile.

L’emergenza che il Giappone si è trovato ad affrontare è stata di proporzioni inimmaginabili; 470mila persone furono evacuate in centri temporanei e ad oggi solo 687 persone risultano ancora in quei centri (ricordo che c’è ancora chi vive nei container dopo il terremoto in Irpinia nel 1980). Oggi nonostante la ricostruzione delle infrastrutture non sia ancora ultimata e il paese abbia un grosso problema energetico a causa della chiusura, successiva al disastro di Fukushima, di alcune centrali nucleari, quasi tutte le macerie e i detriti trasportati dallo tsunami sono stati rimossi e l’FMI prevede un incremento del PIL per il paese del Sol Levante del 1,7%.

Anche sul fronte energetico, comunque, qualcosa si sta muovendo. Dopo lo stop al nucleare voluto dal precedente Primo Ministro Naoto Kan, sull’onda emotiva che ha portato anche in Italia alla vittoria dei SI all’insulso referendum di giugno 2011, il nuovo primo ministro, Yoshihiko Noda, sta decisamente rivalutando la questione anche considerando che il Giappone trae il 30% dei suoi consumi energetici proprio dall’atomo.

Chiudo, dunque, ricordando questo primo triste anniversario, nella speranza che già fra un anno l’11 marzo 2011 sia un lontano ricordo.

 

Sono tre giorni che mi suona in testa “Planet O”  la sigla italiana della prima stagione di Le Avventure Lupin III, nel 1979 e del film di animazione La Pietra della Saggezza. Questa canzone non c’entra nulla con le avventure del ladro gentiluomo, penso che RCA avesse altri progetti per questo pezzo; rimane, tuttavia, una delle più belle sigle televisive di tutti i tempi.

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Scritta da: N. Cohen, S. Woods, F. Safi
Cantata da: Daisy Daze and the Bumble Bees
Casa discografica: RCA

Planet O, planet O.
Planet O, planet O.

We are pirates from the planet O,
we’ll enslave you, we will break your soul,
we will chain you, make you fall and bow,
we’ll defile you, satisfy you.

Please don’t touch me, don’t come near me.
We will rock you, we will shock you.
Please don’t touch me, don’t come near me.
Please don’t touch me, do you hear me?
I’m a lady, just a baby.
What’s a lady? What’s a baby?
Call me lazy, call me crazy,
I don’t want to go to planet O.

No, no, no, no, don’t touch me.
No, no, no, don’t come near me.
We’ll surprise, scandalize you.
We’ll surprise, vandalize you.
Mercy, mercy, help me, help me.
Call my mama, call the U.S.O.

Planet O, planet O.
Planet O, planet O.

We will break you, desecrate your soul.
We will shake you, overtake you.
Please don’t touch me, touch me, touch me.
Don’t come near me, near me, near me.

Hypnotize you, neutralize you.
Crazed it made me, serenade me,
wake me, take me to the planet O.

We are pirates from the planet O,
we have come to capture you,
please come peacefully.

We will tie you, sacrifice you.
Tie me, tie me, halleluja.
Catch me, take me to the planet O.

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Buon ascolto

 

Proprio il giorno della festa della donna viene chiuso un centro benessere a Verona, gestito da due donne cinesi che sono state arrestate per sfruttamento della prostituzione. La notizia effettivamente non è particolarmente originale; l’associazione centro massaggi (cinese) – prostituzione, ahimè, viene quasi automatica. Del resto basta farsi un giro in alcune zone, per esempio, di Milano, per trovare un centro massaggi orientale ogni 30 metri. Beh non mi vorrete mica raccontare che c’è tutta questa domanda di massaggi shiatzu nella periferia del capoluogo lombardo?

 

Di centri benessere chiusi per prostituzione, poi è pieno il mondo. Persino un mio ex-compagno di scuola ne gestiva uno che è stato oggetto dell’attenzione delle fiamme gialle (fra l’altro non si è nemmeno degnato di invitarmi a visitarlo, prima che lo arrestassero, non si fa così…). La particolarità del centro benessere di Varese, che ne fa oggetto di questo post, è che per fidelizzare i clienti venivano offerte delle tessere fedeltà: ogni cinque massaggi (certificati da un timbrino inequivocabile) il sesto era gratis.

 

Oltre a testimoniare l’ineffabile spirito imprenditoriale di queste donne cinesi, fra l’altro il centro benessere è presente su internet con un sito e una pagina su Facebook, questa storia mi porta a fare una riflessione sulla necessità di regolamentare, seriamente, l’attività di prostituzione in italia. Francamente non mi interessa che le prostitute paghino le tasse o cose del genere ma il fatto che la prostituzione sia legale ma non consentita è davvero un’assurdità giuridica. Lo spirito della legge Merlin, datata 1958, era quello, degnissimo, di punire lo sfruttamento della prostituzione ma nella sua applicazione ha fallito miseramente. Oggi le prostitute fanno quasi parte dell’arredo urbano e questa è una cosa indegna, non perché  ciò possa in qualche modo scandalizzarmi(*), anzi l’effetto che le puttane di strada fanno sulle beghine ne consiglierebbe la diffusione in ogni piazza, ma perché queste ragazze, quasi tutte dell’est europeo e quasi tutte giovanissime, in barba a qualunque legislazione, in molti casi vengono sfruttate e quasi sempre sono costrette a lavorare in condizioni non proprio civili. Inoltre proprio la domanda di un luogo accogliente, in cui fare uso dei favori delle meretrici, ha di fatto portato a tutto un nascere di club privé e centri massaggi eqivoci(**). Quindi cosa diavolo stiamo aspettando a regolarizzare il settore e a mettere la parola fine a questo scempio indegno di un paese civile? Una legge sulla liberalizzazione della prostituzione al chiuso, sponsorizzata dal precedente governo, sarebbe stata la prima legge ad personam fatta dal nano trombadores che mi avrebbe visto completamente favorevole.

 

(*) Personalmente a me non creano alcun fastidio le prostitute per strada e non ho nessuna difficoltà a spiegare ai miei figli la loro presenza agli svincoli di una statale. Devo ammettere, però, di essermi sentito un po’ in imbarazzo la prima volta che, in moto con Pierpaolo, mi fermo ad un incrocio con una provinciale per attendere che passasse l’infinita colonna ci camion e poter attraversare.  Nei due minuti che stiamo stati fermi lì, il bimbo ha attaccato a chiacchierare con una ragazza rumena seminuda in attesa di clienti, fra l’altro simpaticissima. Siccome da quell’incrocio mi tocca passare spesso per andare a casa di mia madre, Pierpaolo si è fatto una nuova amichetta. :-)

 

(**) questo mi fa venire in mente quella volta che ho fatto un week-end a Napoli, con moglie e figlio, utilizzando uno di quei pacchetti prepagati che si comprano dai centri commerciali. Ci siamo ritrovati in un albergo che in realtà era una sorta di motel ad ore ma bellissimo e con delle cameriere strafighe. La cosa divertente è che la sera si riempiva di clienti che sparivano prima dell’alba e divertenti erano anche le conversazioni che si potevano udire dai muri delle stanze adiacenti :-)