Ogni tanto si riaccende il dibattito sulla Repubblica di Salò. L’occasione, questa volta, è data da alcuni manifesti apparsi per le strade di Roma e inneggianti i repubblichini  con una frase tratta da una delle canzoni più rappresentative di Francesco Guccini, una canzone, fra l’altro che mi ha accompagnato da ragazzino, se pure è stata scritta un anno prima che io nascessi, e che, in questo senso, ricopre per me un significato particolare.

Sembrerebbe una provocazione, un tentativo di ritorcere una certa retorica comunista contro se stessa, invece no: questi sono proprio deficienti, hanno ascoltato il pezzo di Guccini e non ci hanno capito un cazzo; del resto non è la prima volta. In più di un’occasione mi è capitato di trovare frasi di canzone di Francesco Guccini male interpretate, se non stravolte, da personaggi di una certa frangia della destra estrema convinta di affondare le proprie radici in un substrato culturale che li eleverebbe al di sopra della “gente comune” che si fanno pregio di difendere col loro concetto di destra sociale. Del resto come dice lo stesso Guccini: – le canzoni sono là e la gente le prende a suo uso e consumo – resta il fatto che deve essere triste essere consapevoli di non avere alcun riferimento culturale meno che discutibile, al punto da doversi adattare ad utilizzare quelli degli altri.

Che poi, è bene ricordare che la repubblica di Salò fu una costruzione artificiale nazista realizzata nella stessa terra pregna di ignoranza che oggi foraggia il separatismo leghista, affidata al padre dei gerarchi fascisti e protetta da un esercito di torturatori coperti da simboli di morte che mai hanno combattuto per il bene dell’unità nazionale schierandosi volontariamente dalla parte sbagliata.

Oggi, come ogni anno dal 1996, si festeggia la giornata mondiale del libro, evento patrocinato dall’UNESCO che  ha proclamato il 23 aprile di ogni anno “Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore” (28 C/Resolution 3.18 del 15 novembre 1995)(1).

La giornata mondiale del libro ha come obiettivo quello di promuovere il piacere della lettura e  valorizzare il contributo degli scrittori al progresso socio-culturale dell’Umanità.

Il 23 aprile fu  scelto perchè il 23 aprile 1916 sono morti  Miguel de Cervantes (1547-1616),  William Shakespeare (1564-1616 )(2) e Inca Garcilaso de la Vega (1539-1616).

Io, per quel che conta, invito chiunque dovesse imbattersi, anche casualmente, in questo articolo ad un utilizzo maggiormente oculato della TV e a dedicare anche solo 15 minuti della giornata ad assaporare il piacere della lettura (non importa che sia un romanzo o un saggio, un libro o un e-book).  Sarà più faticoso ma… la cultura ne guadagna e anche il senso critico.

Visto che siamo in tema, lo so non lo aggiorno spesso, ma vi segnalo il mio profilo su Anoobi

(1) la Giornata mondiale del copyright merita una trattazione separata che non ho voglia di fare stasera.
(2)  Shakespeare è morto il 23 aprile secondo il calendario giuliano vigente in Inghilterra nel 1600, dunque dieci giorni dopo.

 

hanno fatto il giro del mondo le suggestive immagini  del Discovery che, ancorato sul NASA 905, uno dei due  Boeing 747 SCA (Shuttle Carrier Aircraft), ieri ha volato, per l’ultima volta, nei cieli di Washington D.C. sorvolando i principali monumenti prima di atterrare al Dulles International Airport di Washington D.C. e unirsi all’esibizione permanente presso lo Steve F. Udvar-Hazy Center dello Smithsonian National Air and Space Museum.

Non è raro imbattersi in un immagine di un Orbiter agganciato ad un B747-SCA. L’idea di utilizzare questo sistema di trasporto nasceva dall’esigenza  di testare le doti aerodinamiche dell’Orbiter; l’OV-101 Enterprise, infatti non è mai uscito dall’atmosfera terrestre non essendo dotato di motori e scudo termico ma è stato utilizzato negli Approach and Landing Test (ALT) nel 1977 portato in volo proprio da un B747-SCA . Successivamente i due SCA sono stati utilizzati per trasportare gli orbiter dopo le missioni che prevedevano il rientro alla base di Edwars in California e non al kennedy Space Center (Cape Canaveral) in Florida.

Ma vi siete mai chiesti come fanno a mettere un bestione di più di 70 tonnellate su un aereo progettato per il volo di linea? La risposta a questa domanda si chiama MDD, Shuttle Mate-Demate Device (MDD).

L’MDD è un gigantesco sistema di gru in acciaio utilizzato per sollevare gli orbiter da terra nelle fasi successive all’atterraggio, dopo una missione, per compiere le necessarie operazioni di manutenzione, oltre che per le operazioni di aggancio e sgancio dai B747-SCA

La costruzione del primo MDD è stata terminata alla fine del 1976  per essere utilizzato nelle fasi di mate-demate del prototipo Enterprise Orbiter durante i test ALT nel 1977.

L’impianto MDD è costituito da due torri di circa 30 metri con delle piattaforme di lavoro posizionate circa ogni sei metri. L’MDD è dotato di tre sistemi di carrucole: due vengono agganciate alla poppa dell’orbiter ed uno alla zona anteriore mediante una trave. Ogni sistema di carrucole è in grado di sollevare 45 tonnellate rendendo l’MDD capace di sostenere un peso complessivo di 120 tonnellate.

L’MDD fu progettato dalla Connell Associates Inc. di Coral Gables e i tre esemplari furono costruiti da George A. Fuller Co., Chicago, al costo di 1,7 milioni di dollari l’uno. Il primo MDD fu installato presso la base di Edwards per i controlli post-volo e l’aggancio dell’orbiter allo SCA, il secondo al Kennedy Space Center, per lo sgancio dell’orbiter e la preparazione post volo. Il terzo MDD fu installato presso la base di Vanderberg in California, dove è presente anche una piattaforma di lancio per gli Space Shuttle mai utilizzata.

Finalmente la scorsa notte ho potuto, silenziomanete, guardare i primi due episodi di questa nuova serie anime: Saint Seiya Ω che, in un certo senso, aggiorna la saga dei Cavalieri dello Zodiaco dopo le ultime avventure di Seya/Pegasus e degli altri cavalieri contro Hades.

Ma vediamo come comincia questa nuova incarnazione dei “Saint Seya” (occhio agli spolier sul primo episodio)

Non ho ancora capito come mai, ma tutti le divinità dell’Olimpo, e anche qualcuna di altre mitologie,  hanno una cosa in comune: vogliono vedere morta Athena. Dopo Asgard, Nettuno,  Eris, Apollo, Lucifero,  Artemide e Ade, dunque, è la volta di Marte a volere la testa di Saori Kido (Lady Isabel), incarnazione della dea Athena.

Marte, che sembra disegnato come un Digimon, arriva sulla Terra con tutte le intenzioni di prendere la vita di Saori, che intanto ha adottato un bambino, il piccolo Koga. A difendere Saori/Athena, come sempre, Seya/Pegasus che indossa per l’occasione le vestigia d’oro del Sagittario e, come accessorio fashion, una fantastica sciarpetta al collo che sembra uscita dalla collezione autunno/inverno di D&G.

Seiya, a botte di Pegasus Ryuseiken (Fulmine di Pegasus), riesce a fermare Mars a costo, però, di perdersi (per ora) in una  dimensione misteriosa. Saori e Kuga sono salvi , anche se il braccio di Athena porta i segni dell’attacco/maledizione di Mars. Athena con Kuga si ritirano, allora, su un’isola dove il ragazzino viene allenato a diventare Saint da Shaina/Tisifone. Proprio quando Kuga comincia a capirci qualcosa di cosmi, cavalieri, mitologia greca ecco che, dopo 13 anni, torna sulla Terra Mars deciso a finire il lavoro interrotto da Seiya. A niente serve la difesa di Shaina/Tisifone e nemmeno l’armatura di Pegasus, che Saori aveva donato a Kuga pochi minuti prima. Kuga, così, nonostante sia riuscito ad espandere il proprio Cosmo e a lanciare un Fulmine di Pegasus degno del vecchio Seiya (che lo segue in spirito nemmeno fosse Obi-Wan Kenobi) deve soccombere di fronte alla potenza del nemico che lo mette KO e si porta via Athena.

Al risveglio Kuga decide di intraprendere la strada per diventare Cavaliere di Bronzo e salvare Saori/Athena e si dirige  alla Palaestra, una specie di accademia per bronze saints alle prime armi.

Il primo episodio Saint Seiya Ω è stato trasmesso il 1 aprile su TV Asahi seguendo l’annuncio, della Toei Animation, del 6 febbraio relativo a un nuovo anime sui Cavalieri dello Zodiaco non basato, questa volta,  su alcun manga ma con una storia realizzata appositamente per la televisione.

E’ un po’ presto per esprimere un giudizio sulla serie che, per ora, mi sembra più che altro una grossa operazione di marketing della Toei. Ad ogni modo trovo il chara-design stile Casshern Sins, realizzato da Yoshihiko Umakoshi, molto azzeccato per questo tipo di animazione e ho apprezzato molto l’assenza di armature rosa; molto meno appropriata, invece, mi sembra la scelta di sostituire lo scrigno delle vestigia da cavaliere con dei cristalli incastonati in bracciali, anelli, ciondoli, come se i Cavalieri dello Zodiaco fossero un reboot di Sailor Moon.

Di seguito la sigla inziale, riedizione della sigla originale eseguita dai eseguita dai Make-Up e Shoko Nakagawa.

Io sono sempre stato del parere che per combattere il problema della sovrappopolazione si debba ricorrere all’eliminazione volontaria dell’individuo, un po’ come si da col Carrousel nella Fuga di Loganl’unico problema è che man mano che invecchio fisso il cristallo rosso lampeggiante sempre più avanti: per adesso è fermo a cinquantacinque anni :-)

Il fatto è che finché queste cose le dico io  cazzeggiando fra cinismo, ironia e qualche verità, la cosa non turba più di tanto l’ordine naturale delle cose; del resto se uno ci riflette un secondo fa presto a trarre le conclusioni che se le risorse del pianeta sono scarsamente sufficienti per una popolazione di 7 miliardi di individui, che vive mediamente 70 anni, diventano gravemente insufficienti se l’età media si alza a 75 e che una possibile soluzione potrebbe essere il controllo delle nascite e (per quanto amorale) dei decessi.

Oggi però a fare un’affermazione, certo meno forte, ma abbastanza in linea col concetto di ottimizzazione delle risorse espresso sopra e sicuramente con un impatto decisamente più dirompente sulle politiche sociali ed economiche del pianeta rispetto ai miei vaniloqui, è niente meno che il Fondo Monetario Internazionale secondo il quale sarebbe necessario porre maggiore “attenzione all’invecchiamento della popolazione e ai rischi addizionali della longevità”  (*) 

Il concetto espresso dal “Rapporto sulla stabilità finanziaria globale”,  sostanzialmente, è che l’allungamento della durata della vita media, che  stando alle stime nel 2050 si allungherà di 3 anni rispetto ad oggi, comporterà un incremento del costo sociale per sostenere l’invecchiamento della popolazione calcolato nel 50% in più rispetto all’attuale causando una situazione insostenibile e da scongiurare in tempo utile preparando subito opportune contromisure.

E’ ovvio che l’FMI non parla di emulare le soluzioni di Logan’s Run, praticando l’eutanasia forzata, ma auspica una profonda riforma del welfare sia nel senso di un aumento età pensionabile e sia nel senso di una riduzione delle prestazioni previdenziali e sanitarie erogabili a carico degli stati.

Insomma, a quanto pare, l’universo si sta mettendo di traverso e il mio sogno di andare in pensione, come mio padre, a 53 anni e di godermi il meritato riposo leggendo le migliaia di libri che già ho in arretrato mentre una badante russa di 25 anni mi prepara la cena e il bagno caldo, è destinato a sfumare; mi toccherà lavorare per sempre o almeno fino a quando, per risparmiare, il medico della ASL mi prescriverà, contro l’influenza suina, del viagra scaduto e verrò stroncato da un infarto senza nemmeno avere una badante a cui badare. Sicuri che non sia meglio il Carrousel?

 

(*) sembra quasi detta dall’ex presidente dell’FMI Dominique Strauss-Kahn durante una selezione per stagiste