Avrei da scrivere un compendio sulla (mala)sanità italiana, sulla fottuta pazzia dei vecchi, sugli effetti della paura della morte, sul terrore dell’abbandono, ma preferisco argomenti dal tono più leggero, argomenti più frivoli… parliamo dunque del nuovo idolo della sinistra: Manuela Arcuri.

Le (sempre siano lodate) intercettazioni telefoniche apparse sui giornali in questi giorni ci fanno sapere che la nostra nuova eroina nazionale avrebbe rifiutato, niente meno, che le avance proferitele dal miglior “t(R)ombuer de femmes” degli ultimi 150 anni. Trasmissioni televisive, fiction TV, favori di vario genere, niente è riuscito a convincere la nostra Manuela a darla al seduttore del consiglio, lei, eroina indefessa delle fiction TV, portatrice del vessillo delle femministe pronte a manifestare ai piedi della statua innalzata in suo onore in quel di Porto Cesareo ha rinunciato a tutto per preservare la sua purezza ed ora… ora la inviteranno alla Festa dell’Unità… ophs dei Democratici. Siamo ormai ad un tale paradosso da considerare eroico un comportamento assolutamente normale e considerare un simbolo di integrità un’attrice di fiction TV e idolo dei camionisti (niente di male in questo, ma non mi sembra sufficiente per proporne la beatificazione)
Intanto voglio segnalare, agli stessi che osannano i nuovi eroi, qualora non fosse ancora chiaro, l’inutilità totale dell’Istituto Referendario. Ho rinunciato a capire quanto ci sia di approvato e quanto sia nella testa di Tremonti, ma se ho ben recepito una delle svariate Manovre Finanziarie di questi giorni prevederebbe la vendita delle ex-Municipalizzate (che, ricordo, erogano servizi pubblici), sostanzialmente per fare cassa, contravvenendo di fatto ad almeno uno (se non tutti e due) dei, così detti, referendum sull’acqua che in realtà riguardavano i servizi di pubblica utilità; notizia di oggi, invece, è quella relativa ad un esponente del Governo(non ricordo nemmeno il nome, tanto son tutti uguali) che vorrebbe rimettere in discussione l’esito del Referendum proprio per quanto riguarda la cessione delle aziende che erogano servizi idrici.
Il referendum più simpaticamente disatteso, tuttavia, è quello sul legittimo impedimento. L’unto del signore, infatti, chiamato dalla procura di Napoli, come persona informata sui fatti in merito al giro di puttane che bazzicavano le sue ville, fatti per i quali la procura lo considera parte lesa, seguendo il noto detto barese(visto che ormai la città è conosciuta internazionalmente per San Nicola, la Fiera del Levante e le puttane d’alto bordo) “‘na parol’ chiu’ pic’ e ritirat a cast” letteralmente “meglio dire una parola di meno e ritirarsi a casa integro” ha deciso di opporre un legittimo impedimento alla chiamata dei magistrati e andare in tour a presentare la sua meravigliosa manovra economica ai vertici dell’UE.

E mentre fuori il mondo va amorevolmente a rotoli e questi non costruiscono una centrale nucleare solo perché Tremonti gli ha detto che non c’è una lira, io sono in un ospedale fatiscente a chiedermi come si fa ad essere così coglioni da pensare di lasciarsi morire per un ascesso ad una coscia.

 

Non voglio commemorare i morti ammazzati americani o essere vicino alle famiglie delle vittime, onestamente non li conoscevo e non me ne frega niente, o quanto meno me ne frega esattamente quanto mi importa di tutti i morti a causa di tutte le tragedie a cui tocca assistere ogni giorno; a dirla tutta mi innervosisce non poco  sentire parlare della morte di poco meno di 3000 persone come se fosse la più grande strage dell’umanità, forse è solo quella più scenografica, per quanto anche il botto su Hiroshima non scherza, eh. L’11 settembre va ricordato perché è un simbolo, il simbolo del cambiamento politico, sociale ed economico dell’occidente, in un certo senso l’inizio della fine del mondo come noi io lo conoscevo. Quell’attentato è stato la scusa per ridimensionare diritti civili, per dare inizio a conflitti armati, per foraggiare tutti i razzismi, per dividere, tutto nel nome dell’odio e della paura.

Ieri sono stato dal barbiere. Non dal hair stylist (LOL) fighetta, non dalla catena in franchising di rasatori professionisti, non  dal parucchiere ma DAL BARBIERE.

Non entro in un barbiere praticamente da quando ha chiuso bottega quello che mi tagliava i capelli sin da bambino, poi il lavoro e il poco tempo libero mi hanno portato a rasarmi nei parrucchieri dei centri commerciali durante la pausa pranzo, quei posti invasi  da donnette nullafacenti, arroganti e generalmente incontentabili, quelle che non gli vai bene il colore, il taglio, la piega, quelle che verrebbe da dire:-signora, mi creda, meglio di così… solo un miracolo-, insomma, da dieci anni, mi viene comodo tagliarmi i capelli in quei posti lì, ieri sera però, tornando dal mare c’era un barbiere a Fasano(BR) e sia io che Pierpaolo avevamo bisogno di essere tosati.

Mi fermo, il proprietario, un signore sulla sessantina era sulla porta a chiacchierare, mi fa accomodare nel locale ampio con un grande specchio su cui si rifletteva l’orologio da parete, un lavabo e al centro di tutto: la sedia da barbiere. Sì perché nella catena in franchising, nel salone per fighettine, nel parrucchiere per signore NON c’è la poltrona da barbiere e sopratutto, porca puttana, NON ti fanno la barba. Mi siedo, la poltrona reagisce al mio corpo abbracciandolo, e il barbiere mi chiede come volessi i capelli, non mi mostra il catalogo autunno-inverno dei tagli dei modelli di Krizia… gli dico:- corti- e lui comincia a lavorare di forbici e rasoio, niente macchinette, non mi obbliga ad un inutile shampo, mi taglia i capelli, mi aggiusta la barba e STOP. Poi è la volta di Pierpaolo salire sulla poltrona la cui configurazione viene variata con uno sgabellino, e anche a lui taglia semplicemente i capelli… corti… basta così, niente gel, lozioni,cazzate, un semplice taglio di capelli.

Il costo di questo magnifico salto nel passato: 10 euro per padre e figlio con tanto di ricevuta fiscale.

Ora è vero che io sono tutt’altro che contrario alla globalizzazione, ai centri commerciali, ai franchising, ed è vero che tutto ciò, insieme alla nuova generazione di maschietti da giardino, depilati, fighetti che hanno bisogno delle cremine, dei massaggi, delle spa(*) ha contribuito a decretare la fine dei vecchi barbieri di una volta, col rasoio, gli asciugamani caldi, e la poltrona; ma siamo davvero sicuri che non ci sia davvero ancora spazio per loro? Siamo sicuri che la barba si debba fare sempre col 5 lame Gilette e la bomboletta di schiuma, siamo sicuri che per tagliare i capelli si debba andare in un locale che sembra un pub illuminato al neon? Il piacere della chiacchiera col barbiere, degli asciugamani caldi… anche la rivista porno mentre aspetti il turno sono ormai ricordi andati però alla stazione termale a farvi i fanghi dopo esservi depilati, andateci voi!

(*) ma che cazzo vuol dire spa, da dove è uscita questa insulsa, orrenda, parola, acronimo o quel che è?

Prendo spunto da un post del mio amico Roberto per ampliare una mia piccola riflessione di questi giorni su come la società sia cambiata verso un modello che non prevede più la possibilità, la necessità, di fermarsi a riflettere.

Le opinioni sono tutte preconcette, preconfezionate; anche quelle sovversive. Forse il fatto di avere maggiori possibilità di interazione mediatica porta all’incapacità di soffermarsi a ragionare, di fermarsi a riflettere. Destra, sinistra, anarchici, libertari, giusto, sbagliato… tutte opinioni che puoi trovare comodamente su internet, tutte opinioni che hanno come comune denominatore quello di dare, all’individuo, la possibilità di autocelebrarsi come portatore della verità assoluta solo perché ci sono altre persone con in mano lo stesso vessillo. La convinzione di essere dalla parte della verità alla fine genera conflitti, vuoi perché ci sarà sempre un altro cretino, con un’opinione opposta altrettanto convinto di avere ragione, vuoi perché troverai sempre qualcuno, sempre meno in verità, che rimarcherà quanto il tuo atteggiamento sia stolto e, solo per questo, ti farà scoppiare di bile.

I giovani, quella generazione di trentenni ipercoccolati, straviziati, permalosi, fondamentalmente ignoranti perché cresciuti con falsi modelli culturali che li hanno condannati ad un semi-analfabetismo che solo una dose massiccia di calci in culo e buone letture potrà mitigare; i giovani, dicevo, sono quelli che più di ogni altro, in una società come questa, frenetica e rumorosa invece di fermarsi a pensare, invece di riflettere in silenzio, contribuiscono al rumore propagando opinioni non tanto contestabili quanto fuori dal contesto, questi giovani si creano un mondo che esiste solo nel proprio povero (culturalmente) immaginario dove come in una riproposizione dell’universo tolemaico loro sono al centro dell’universo e hanno SEMPRE ragione nelle proprie opinioni preconcette. Se non trovano lavoro è colpa della società, il sacrificio NON esiste, immaginare di cominciare “dal basso” per loro è un insulto, perché sono migliori della media, hanno studiato all’università di Paperopoli Analisi e Gestione delle risorse idroponiche di Topolinia, hanno in tasca l’aifon, e sono minchia manager  oltre che sticazzi leader; la società deve riconoscergli un posto al sole mica sono come gli altri. Peccato che sono TUTTI ugualmente semi-analfabeti e peccato che se mai dovessero leggere queste righe difficilmente ci si riconoscerebbero.

Silenzio e riflessione… silenzio, riflessione, calci in culo e buone letture (non le cazzate millantate nel profilo di Facebook); solo questo potrà aiutarvi a uscire dal vostro piccolo mondo di opinioni preconcette, di autocommiserazione per la società che state contribuendo a creare. Per molti di voi è troppo tardi, in particolare per chi non si riconosce nemmeno un po’ in ciò che ho scritto, ma spero non si debba davvero saltare una generazione.

Vengo or ora da una bella vacanza nel Lombardo-Veneto e volevo approfittare per fare una piccola riflessione. Avendo vissuto in un appartamento per qualche giorno mi è toccato fare la spesa un paio di volte e, anche per scappare dal caldo tremendo di questo periodo, ho preferito il microclima e i prezzi controllati dei grandi ipermercati alla fregatura, sempre in agguato, dei piccoli negozi delle località turistiche. Tutto ciò per dire che, dal punto di vista dei prodotti di prima necessità del mio piccolo paniere, ho trovato variazioni di prezzo che oscillano dallo 0% al -30% (menotrentapercento) rispetto agli ipermercati pugliesi (per fare un esempio in un’occasione ero convinto di spendere €25,00, con uno scarto di €2,00 in più o in meno, e mi sono trovato a spendere € 16,00, un delta pazzesco). Ora le mie osservazioni, ovviamente, non possono avere valore statistico, tuttavia posso affermare che, personalmente, non avrei alcun problema a vivere da quelle parti, almeno dal punto di vista dei prezzi e non solo dei generi alimentari.

L’esempio più eclatante è quello della foto: come ho avuto più volte modo di dire(per esempio qui) il Centro Commerciale, in genere, offre una serie di servizi che i negozi in città non forniscono al consumatore, uno di questi sono le (stramaledette) giostrine per far giocare i bambini. Certo questo è un servizio a pagamento ed è anche giusto che lo sia, solo che mentre in qualunque (QUALUNQUE) ipermercato della Puglia un giro sulle giostre costa € 0,50 qui ho trovato “COSTO  GETTONE € 0,05” (cinque centesimi), dieci volte di meno!!! Beh con € 0,50 ho svoltato la giornata :-)