Anche quest’anno un grande spettacolo, anche se per accedere alla città bisogna pagare 10€ ad auto… troppi? Beh meglio gratis ovviamente, ma non mi sembra molto. La sfilata senza le transenne, poi, sicuramente aumenta l’entropia, ma, di certo, rende tutto più coinvolgente.

E’ la seconda volta che parlo di Sanremo questa volta per annunciarne il vincitore: Roberto Vecchioni. Sì lo so che arrivo buon ultimo a fornire questa rivelazione, l’han detto persino prima che vincesse, ma voglio parlarne perché Vecchioni che vince Sanremo con quella canzone mi ha personalmente messo tristezza. Chiariamo, io non sono del partito che il cantautore impegnato non possa cimentarsi in una manifestazione nazional-popolare, al contrario ritengo giusto mettere in gioco idee e ideali dandole in pasto a casalinghe e pensionati pur mantenendo sempre un certo snobismo intellettuale. Roberto Vecchioni è stato uno degli autori della mia adolescenza, uno di quelli che mi ha accompagnato per buona parte della mia vita; Vecchioni era il professore che avrei voluto avere a scuola. E’ vero anche che da almeno dieci anni, da “Sogna ragazzo sogna” la sua produzione musicale aveva perso gran parte della sua forza, sopratutto ideologica, e questa canzone, “Chiamami ancora amore”, rientra  nello stesso filone. “Chiamami ancora amore” non è un brutto pezzo, ma non risveglia in me nessuna emozione, in più è troppo accondiscendente, cosa che Vecchioni non è mai stato, verso una certa categoria di persone, quelle di cui parlo, per esempio,  qui e qui a cui Vecchioni toglie qualunque responsabilità per la situazione in cui versano rigettandola integralmente su una società matrigna. Questo pezzo, la stessa vittoria di Vecchioni a Sanremo è il sigillo apposto definitivamente su qualunque possibilità di cambiamento in questo paese, segna la fine di qualunque rivoluzione sociale e culturale che ci permetta di superare questo momento di telecrazia imperante perché finisce per omologare la protesta come funzionale al sistema rendendola di fatto parte di essa; in un certo senso questa canzone è il proseguimento della protesta fatta coi girotondi di qualche anno fa.

Ad ogni modo, visto che ho anche pagato il canone, quest’anno ci ho provato a vedere Sanremo, anche perché oltre a Vecchioni c’erano un paio di autori interessanti, ma non ce l’ho fatta proprio. La trasmissione era francamente inguardabile, i comici non facevano ridere, i presentatori non sapevano presentare e lo stesso momento “alto” con Benigni è stato più noioso del messaggio di fine anno di Napolitano, che almeno è più breve.

Ricordando Vecchioni:

In italia si continua a perseverare in quell’atteggiamento autoindulgente che contraddistingue da secoli i popoli della penisola. Uno dei tanti esempi è la leggenda, nota solo all’italico popolo, che vorrebbe l’università italiana fra le migliori al mondo, con i laureati contesi dalle multinazionali e dalle università dell’intero pianeta. La verità ovviamente è molto lontana da quello che ci piacerebbe credere. In particolare, con la riforma del 2000 voluta dall’allora ministro Berlinguer che istituiva il 3+2, si è decretata la morte dell’università italiana in favore della creazione di frotte di caproni laureati buoni solo a svalutare il titolo di dottore e destinati a rimanere disoccupati o, peggio, sottooccupati.

In se l’idea di trasformare la vecchia università di 4-5 anni in un sistema più anglosassone con bechelor + master + dottorato non era poi così peregrina vista la difficoltà di equiparare i vecchi titoli con gli omologhi degli altri paesi; il vero problema è che la riforma aveva come obiettivo dichiarato quello di aumentare il numero di laureati e diminuire il numero di abbandoni. Parlando per le  realtà che conosco (facolta di scienze e di ingegneria), l’università è diventata un prolungamento della scuola superiore con le matricole coccolate dai tanti assistenti utilizzati nella didattica per far fronte al proliferare del numero di esami. Invece di accorpare nel triennio gli esami della vecchia quadriennale depurandoli di eventuali corsi troppo specialistici si è semplicemente deciso di diluirli in cinque anni e decine di esami riducendo drasticamente tutta la parte teorica, fondamentale per un serio corso di  studi che possa definirsi universitario. Tutto ciò immaginando, erroneamente, di rispondere alle esigenze del mondo del lavoro e senza pensare che la realtà imprenditoriale italiana non vuole veramente tecnici ma solo fessi da sottopagare e che in questa realtà sopravvivi solo se sei bravo, ma bravo per davvero. L’università di oggi, invece, ha perso persino la prerogativa di insegnare ai discenti la capacità di apprendere e di applicare le regole di base a qualunque tipo di realtà, semplicemente perché le regole di base non le insegna più a favore di nozioni  già vecchie  ben prima che lo studente possa farsi chiamare dottore.  Ovviamente la riforma ha avuto successo, gli abbandoni sono diminuiti, le iscrizione sono aumentate, i corsi di laurea e gli indirizzi si sono moltiplicati sfociando a volte in insegnamenti davvero assurdi e sono aumentati anche i laureati visto che oggi, col sistema dei crediti, giusto una trota non riuscirebbe a laurearsi più o meno in tempo. Ovviamente di tutta questa massa di “ignoranti”, specie se laureati solo con la triennale, le aziende non sanno cosa farsene, al contrario di altri paesi dove i tecnici col bechelor sono fortemente richiesti, qui vogliono solo laureati quinquennali e anche quelli sono costretti a formarli lamentandosi delle inefficienze del sistema universitario che almeno prima tirava fuori gente in grado di imparare da sola. Il risultato di tutto ciò è stato, ovviamente, un forte dilazionamento, rispetto a dieci anni fa, dei tempi necessari ad un laureato per trovare lavoro, in particolare da quando i call center sono stati sostituiti dai risponditori automatici.

Anno 2517 distrutta la Terra, l’umanità sopravvive colonizzando i pianeti di un nuovo sistema solare. I pianeti centrali, vicini al sole, divengono ricchi e tecnologici e formano l’Alleanza, in quelli più periferici, selvaggi e di frontiera, la legge e l’ordine non esistono. In breve si scatena una guerra per il controllo delle risorse fra l’Alleanza e gli indipendentisti che verranno in breve tempo schiacciati dalla maggiore potenza militare dell’Alleanza. Punto di svolta della guerra la battaglia di Serenity dove conosciamo il protagonista della serie, il sergente Malcolm Raynolds e la sua compagna d’armi Zoe. Terminata la guerra Malcolm e Zoe, diventano commercianti, comprano un’astronave da trasporto di classe Firefly, che chiameranno Serenity, e reclutano un equipaggio. Arriveranno così Wash, incredibile pilota che sposerà Zoe, Kaylee meccanico della Serenity ruolo che contrasta il suo essere una ragazza dolcissima, Jayne avventuriero dai modi rudi sempre a caccia di denaro e Inara, un’accompagnatrice, sorta di geisha futuristica, che affitta una navetta della Serenity per svolgere la sua attività nei mondi visitati dalla nave.

Nel primo episodio si uniscono Book un predicatore con un chiaro passato da combattente, Simon un medico e sua Sorella River cavia di esperimenti scientifici da parte dell’Alleanza. La Serenity vagerà per i pianeti facendo contrabbando e piccoli traffici illeciti cercando di restare lontani dall’Alleanza (che ha emesso un mandato di cattura su Simon e River) e di guadagnare almeno i soldi del carburante passando di avventura in avventura.

La serie chiusa in soli 14 episodi ha avuto un seguito nel bellissimo film Serenity.

Partendo da alcune personali riflessioni sull’ignoranza che diventa colpevole quando si ammanta di arroganza voglio raccontare una storia: la storia di Anansi, il dio ragno,  uno dei più importanti e conosciuti dei della mitologia  della zona ovest dell’Africa. Si dice che Anansi abbia creato il Sole, le stelle e la Luna e che avrebbe portato fra gli uomini la conoscenza dell’agricoltura.  La leggenda vuole che un tempo cercò di racchiudere in una zucca tutta la saggezza  fino a quando ne accumulò tanta da rendersi conto di quanto fosse futile il suo tentativo e quanto fosse meglio liberarla nel mondo. Un altro episodio vede Anansi che si reca da suo padre Nyame, il dio del cielo, e gli chiede di diventare  il Re di tutte le storie. Nyame gli dice che se riuscirà a catturare il giaguaro con i denti come pugnali, la vespa che punge come il fuoco e la Fata che nessun uomo ha visto diventerà ciò che desidera. Anansi decide di impegnarsi nelle difficili prove nonostante i dubbi del padre. Inganna il Giaguaro, che voleva mangiarlo, proponendogli un gioco che permette ad Anansi di legarlo. Inganna anche la Vespa fingendo di essere la pioggia ed invitando l’insetto a nascondersi in un calabash dove la cattura. Infine riesce a prendere la fata con il trucco del bambino di pece . Terminati i suoi sforzi porta i trofei a Nyame e diventa il Re delle storie. La mitologia di Anansi si tramanda da secoli prima fra le popolazioni africane (pare che il mito sia originario del regno Ashanti) e fino a spostarsi, a seguito della migrazione degli schiavi  fino ai Caraibi. (fonte Wikipedia)

La storia del dio ragno è bella perché ingenua, è bella perché fa parte delle tradizioni e della cultura di popolazioni che avevano e hanno il diritto di seguire la propria strada, attraversare le proprie ere di pace e di conflitti senza che qualcuno debba globalizzarle ed evangelizzarle, senza che i missionari, avanguardia  di una cultura cristiana in decadenza, debbano andare a cercare nuova linfa in un continente, quello africano, che ha solo bisogno di imparare a camminare con le sue gambe senza trovarsi immerso nei soliti conflitti economico/sociali che non fanno altro che distruggere culture e sterminare intere etnie.  Noi dall’alto della nostra morale cristiano-centrica ipocritamente intrisa di cattolicesimo inputridito ci scandalizziamo di fronte ai riti tribali di popolazioni che li praticano da millenni, dimenticando come eravamo fino a 100 anni fa e pensando di essere migliori, più evoluti; forti di queste convinzioni, poi, non ci facciamo scrupolo a cancellare tradizioni più vecchie del’ave maria e del gloria della soap opera cristiana. Ora, sono certo, che molti (dei pochi) lettori di queste righe staranno per dire… si però i missionari fanno tanto di quel bene a questi poveri negretti… fottetevi, nei rari casi che riescano a fare qualcosa di buono (che NON è impiantare una stramaledetta scuola cattolica nel centro della giungla) NON è MAI gratis.

P.S. Sì lo so fa schifo, gli Skunk Anansie sono finiti nel 2000 però Skin mi attizza sempre ;-)