Oggi ero in macchina e mi sono improvvisamente ricordato che dovevo fare un bancomat, il mio contratto però prevede le commissioni per i prelievi da sportelli diversi da quelli della banca emittente (questa è un’altra dolorosa storia), ero ormai lontano dalle solite banche e già immaginavo lo sguardo di riprovazione di Monica per aver tardato a saldare la retta dell’asilo di Pierpaolo. Così, ho preso il cellulare, ho premuto un tasto e ho detto cerca popolare bari casamassima e voilà si è aperto google con le indicazioni di dove dovessi andare(*). Si lo so che lo fanno tutti, però fa tanto computer prepara un the Earl Gray a 42 gradi Celsius e poi mi sono sentito particolarmente allegro anche se dovevo pagare l’asilo :-)

La foto mostra un Commodore Vic 20 utilizzato per inviare messaggistica su Twitter,  certo si fa prima col Blackberry ma vuoi mettere la soddisfazione ;-)

(*) che poi il merito è di Google più che del cellulare

 

Domani è l’8 marzo, Festa della Donna, e SE NON ORA, QUANDO pubblicare questo articolo?  (Il giorno della Festa della Mamma, ovviamente, ma non potevo aspettare fino a maggio)

Domani ci saranno manifestazioni in tutta italia, le donne torneranno in piazza a rivendicare di essere diverse da quello che la TV vuole far credere, manifesteranno per dimostrare che le donne italiane non sono le “olgettine” non sono disposte a svendere la propria dignità per una poltrona, per quattro soldi o per un pendaglio.

Tutto vero, tutto bello, però quando leggo certe cose… (ANSA del 6 marzo 2011)

Conversando con la mamma, lo scorso 9 gennaio, la ragazza, una delle ospiti alle feste di Arcore, spiega di essere “appena tornata a casa” e dice di essere “preoccupata per la salute di lui”.
La madre, invece, sembra preoccuparsi di altro: “Senti eeee quanto v’ha dato?”.
La figlia: “Cinque più quegli altri mille quindi, quindi sei”.
La madre è contenta: “Dici niente? Capito? eee poi che vi ha detto quando lui vi ripotrà vedere”.
Risposta: “Ce lo dirà lui”. La ragazza racconta di essere stata “una settimana (…) alcune sono arrivate martedì io mercoledì (…) mamma mia una cosa allucinante”. E ora è stanca: “Non ti puoi immaginare in che condizioni sono guarda (…) sono in condizioni pietose, pietose proprio (…) ora mi ci vorrà un mese perrr, ora quei, quei soldi che ho preso mi (…) serviranno per rimettermi a posto dopo questa settimana”.
La mamma fa due conti: “Sono dodici milioni”, di vecchie lire.
E la Toti: “Si ma no, non dire niente eé”.
La signora, quindi, la saluta: “Ti lascio perché ti devi, devi andare a riposare”.

Dalle migliaia di pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche sul cosidetto Ruby-gate quelle pubblicate ieri sono  forse quelle più forti o almeno quelle che mi hanno più fatto pensare. Ma porca troia (qui c’azzecca davvero eh) va bene tutto e si può anche comprendere che alcune ragazze pensino che, tutto sommato, cercare una scorciatoia non sia poi così sbagliato, visto che siamo l’ultimo paese in Europa come tasso di occupazione femminile e consideranto che  il modello imposto dai media è quello che è. Ma le mamme? Mia nonna diceva di stare attendo perché le  donne sono tutte puttane, a me l’idea non è mai dispiaciuta però forse adesso si esagera.

Buona Festa della Donna.

Le parole sono importanti, le parole si possono scrivere e si possono pronunciare, le parole possono essere affilate come pugnali, morbide e dolci come Nutella, diaboliche e infide come un politico della “prima repubblica”. Non bisogna avere paura delle parole; bisogna imparare a conoscerle, ad usarle,  conoscere le parole fa la differenza fra chi rientra nel pensiero mainstream e chi ne sta fuori solo perché il proprio pensiero non è in grado di esprimerlo, per poter essere liberi bisogna conoscere le parole.

Una parola può voler dire tante cose anche a seconda del tono in cui viene pronunciata, anche nel modo in cui viene scritta, basta una virgola, la scelta della posizione nella frase a cambiare del tutto il contenuto informativo della comunicazione pur lasciandone identico il significato.

La gente, in generale ha paura delle parole; paura dovuta al rispetto per chi le parole le conosce e paura dovuta al timore di non sapere come usarle. Da queste paure nascono le storpiature, le K messe alla kazzo di kane, le abbreviazioni da Short Message Service (SMS), i beep e gli asterischi a coprirne le vergogne come  una foglia di fico aggiunte ad un quadro rinascimentale o un perizoma per coprire il culo di una bella donna.

Quando si ha  paura delle parole, poi, si comincia a girarci intorno e nascono locuzioni ridicole come “uomo di colore”  per indicare un negro, come se negro fosse dispregiativo o “uomo di colore” avesse un significato o ancora “diversamente abile” per indicare un handicappato.Sulle locuzioni negative utilizzate dai “diversamente intelligenti” per fare affermazioni rimanendo nel politicamente corretto ci sarebbe, in realtà, da scrivere un trattato.

E’ interessante, tuttavia, osservare che lo stesso utilizzo improprio delle parole ha di per sé un significato. Questa considerazione, in particolare, nasce da una delle tante puttanate che girano su Facebook: la foto di un bel bimbo negro che fa il bagnetto e  una frase “questa è da 3 ore che mi strofina…ma l’avrà capito che sono un bimbo di colore“, frase che nelle intenzioni dovrebbe essere contro ogni forma di razzismo ma che denota un’atteggiamento discriminatorio così radicato da farmi accapponare la pelle molto più violentemente che se si fosse trattato di un video con le simpatiche gesta del Ku  Klux Klan.

Sulle parole Francesco Guccini ha scritto, una decina di anni fa, uno dei suoi pezzi più belli:

The Icecreamist, una gelateria  di Londra, a Covent Garden, ha messo sul mercato una nuovo gusto di gelato, il fiordilatte Baby Gaga.

Il gelato, che viene servito in un bicchiere da cocktail, da una cameriera vestita come Lady Gaga, costa ben 23 sterline a porzione ma è un prodotto completamente bio,  fatto con vaniglia del Madagascar, scorzette di limone e… latte materno.

La geniale idea è di Matt O’Conner, il proprietario della gelateria, che a raccontato alla BBC del suo nuovo locale e dei suoi nuovi gusti di gelato.  O’Conner a metà febbraio ha messo su un forum on-line un annuncio per la ricerca di neomamme, in buona salute, da selezionare per ottenere la “materia prima”.  Quindici donne hanno risposto all’annuncio e ognuna di loro è stata pagata con circa 17 euro per 30 cl di “latte versato” per la causa.

Che dire, riprendendo l’intervista di O’Conner, se va bene per i bambini è buono anche per gli adulti e come giustamente dice Victoria Hiley, la donna dal cui latte sono stati prodotti i primi 50 gelati, in un’intervista al Daily Mail… che male c’è a vendere il proprio latte per tirar su un po’ di quattrini :-)

A:-Buongiorno ingegnere avrei bisogno di alcune informazioni sul prodotto che state avviando per noi
PM:Certo mi dica pure…
A:Allora vorrei sapere come funziona, questo, questo e quest’altro e sopratutto avrei necessità di fare questa importazione di dati (dove i questo/a sono le feature base del prodotto)
PM:Ehm…ma…sì…no…senta il sono il Project Manager di salcazzo per i dettagli tecnici bisogna parlare coi tecnici
A:-Dettagli tecnici? Vabbè faccio finta di non aver capito, mi fa parlare con un tecnico?
PM:-No, io sono il PM di salcazzo le faccio sapere…click
A:-Mmmh interessante

…il giorno dopo…

PM:-Buongiorno dottore, le posso dare le risposte che mi ha chiesto
…e giù a sciorinare cazzate…

A:-Mi passi un tecnico
PM:Ehm veramente…
A:Ingegnere, mi pas….
PM:Sì, subito, le passo l’ing. Tecnico
T:Buongiorno, dottore
A:Buongiorno ingegnere avrei bisogno di alcune informazioni sul prodotto che state avviando per noi
T:certo, mi dica pure…
A:Allora vorrei sapere come funziona, questo, questo e quest’altro e sopratutto avrei necessità di fare questa importazione di dati (dove i questo/a sono le feature base del prodotto)
T:Allora funziona così, no non così, sì, no, non so, forse, insomma lo importiamo dalla Cina, si questa parte è giapponese, ah no questo lo fanno i colleghi nel New Hempshire… sì insomma le faccio sapere
A:-Mi passa PM
PM:-Mi dica dottore
A:Ma almeno le vostre brochure di presentazione le avete lette?
PM:Sì, no, forse, le stampano nella sede di Dublino…
A:click

Quello di sopra può essere considerato il condensato di decine di situazioni simili che mi convincono sempre più che il presidente del consiglio sia solo un sintomo del malessere di questo paese…

Da cosa nascono queste situazioni:

Il primo problema è l’Università, quando mi trovo in simili circostanze  sono sempre alle prese con ragazzi sui 30anni laureatisi con la maledetta riforma Berlinguer e che non hanno la minima capacità di astrazione del problema. Io non faccio mai domande complicate chiedo solo conferme di ciò che ho capito sul come dovrebbe funzionare una cosa e quando chiedo se una cosa si può fare è una domanda pleonastica, è chiaro che si può fare, ti sto chiedendo di farlo, puoi rispondermi che non vuoi, non che non puoi. In questo senso sono mille volte meglio i tecnici diplomati all’ITIS.

Il secondo problema è uno dei tanti malesseri italiani: qui non esistono realmente tecnici. Ma non per le cazzate che vanno dicendo in giro, che ci sarebbero troppe facoltà fuffa(quelle ci sono ma generalmente sono nelle Università private), ma perché si è diffuso il concetto per il quale una persona dopo aver studiato da tecnico per 10 anni tutto d’un tratto si accorge che non vuole essere tecnico ma vuole diventare il PM di salcazzo con la giacchetta e l’iPhone e riempire tabelline in Excel. E per carità, lui ha una formazione polivalente che gli permette di conoscere a fondo il dominio applicativo. Dopo di che ingoia un vocabolario fatto di termini impropriamente importati dal mondo anglosassone e, dopo tre anni passato a fare lo schiavo, diventa PM, convinto di aver fatto una progressione di carriera e comincia a bullarsi coi parenti . Questo problema però ha radici che affondano nella realtà produttiva italiana. Un tempo c’era il lavoro “di fatica” e il lavoro “di concetto”; oggi il lavoro “di fatica” non lo fanno più gli italiani che si sporcano le mani e rimane il lavoro “di concetto” che subisce a sua volta una divisione fra chi le cose le deve fare e chi ha il compito di progettare, dirigere e analizzare i problemi. Le due cose un tempo erano su un piano di parità, sopratutto economica, oggi il lavoro del tecnico viene visto come quello del muratore e allo stesso modo considerato e retribuito. Così i tecnici che non ne hanno la formazione aspirano a diventare PM di salcazzo mandando tutto a puttane.

In tutto ciò chi ci rimette è l’italia. Chi mai, italiano o straniero, investirebbe in un paese in questa situazione? Io non lo farei e non perché abbiamo al governo satana come fa comodo pensare, col diavolo si possono sempre stringere dei patti ma perché qui manca tutto dalle infrastrutture al personale e si continua a perseverare nei soliti maledetti errori. Un imprenditore(*) piuttosto che assumere un laureato col 3+2, oggi preferisce assumere un diplomato con esperienza e se proprio deve assumere un laureato lo fa solo se disposto a essere pagato meno della segretaria e questo perché l’imprenditore sa che nella migliore delle ipotesi lo deve formare e che nella peggiore, dall’alto della spocchia data dal pezzo di carta, dopo qualche mese diventerà un rompicoglioni oltre che una spina nel fianco.

(*) per imprenditore intendo un uomo capace di assumersi il rischio d’impresa, non parlo quindi delle piccole e medie aziende italiane dove l’imprenditore è solo uno che ha messo su un caravanserraglio sfruttando fondi statali, agevolazioni e sopratutto sfruttando il lavoratore per produrre fuffa DOC, ma questa è un’altra storia, un altro problema di questo paese.