Non voglio commemorare i morti ammazzati americani o essere vicino alle famiglie delle vittime, onestamente non li conoscevo e non me ne frega niente, o quanto meno me ne frega esattamente quanto mi importa di tutti i morti a causa di tutte le tragedie a cui tocca assistere ogni giorno; a dirla tutta mi innervosisce non poco sentire parlare della morte di poco meno di 3000 persone come se fosse la più grande strage dell’umanità, forse è solo quella più scenografica, per quanto anche il botto su Hiroshima non scherza, eh. L’11 settembre va ricordato perché è un simbolo, il simbolo del cambiamento politico, sociale ed economico dell’occidente, in un certo senso l’inizio della fine del mondo come noi io lo conoscevo. Quell’attentato è stato la scusa per ridimensionare diritti civili, per dare inizio a conflitti armati, per foraggiare tutti i razzismi, per dividere, tutto nel nome dell’odio e della paura.
Ieri sono stato dal barbiere. Non dal hair stylist (LOL) fighetta, non dalla catena in franchising di rasatori professionisti, non dal parucchiere ma DAL BARBIERE.
Non entro in un barbiere praticamente da quando ha chiuso bottega quello che mi tagliava i capelli sin da bambino, poi il lavoro e il poco tempo libero mi hanno portato a rasarmi nei parrucchieri dei centri commerciali durante la pausa pranzo, quei posti invasi da donnette nullafacenti, arroganti e generalmente incontentabili, quelle che non gli vai bene il colore, il taglio, la piega, quelle che verrebbe da dire:-signora, mi creda, meglio di così… solo un miracolo-, insomma, da dieci anni, mi viene comodo tagliarmi i capelli in quei posti lì, ieri sera però, tornando dal mare c’era un barbiere a Fasano(BR) e sia io che Pierpaolo avevamo bisogno di essere tosati.
Mi fermo, il proprietario, un signore sulla sessantina era sulla porta a chiacchierare, mi fa accomodare nel locale ampio con un grande specchio su cui si rifletteva l’orologio da parete, un lavabo e al centro di tutto: la sedia da barbiere. Sì perché nella catena in franchising, nel salone per fighettine, nel parrucchiere per signore NON c’è la poltrona da barbiere e sopratutto, porca puttana, NON ti fanno la barba. Mi siedo, la poltrona reagisce al mio corpo abbracciandolo, e il barbiere mi chiede come volessi i capelli, non mi mostra il catalogo autunno-inverno dei tagli dei modelli di Krizia… gli dico:- corti- e lui comincia a lavorare di forbici e rasoio, niente macchinette, non mi obbliga ad un inutile shampo, mi taglia i capelli, mi aggiusta la barba e STOP. Poi è la volta di Pierpaolo salire sulla poltrona la cui configurazione viene variata con uno sgabellino, e anche a lui taglia semplicemente i capelli… corti… basta così, niente gel, lozioni,cazzate, un semplice taglio di capelli.
Il costo di questo magnifico salto nel passato: 10 euro per padre e figlio con tanto di ricevuta fiscale.
Ora è vero che io sono tutt’altro che contrario alla globalizzazione, ai centri commerciali, ai franchising, ed è vero che tutto ciò, insieme alla nuova generazione di maschietti da giardino, depilati, fighetti che hanno bisogno delle cremine, dei massaggi, delle spa(*) ha contribuito a decretare la fine dei vecchi barbieri di una volta, col rasoio, gli asciugamani caldi, e la poltrona; ma siamo davvero sicuri che non ci sia davvero ancora spazio per loro? Siamo sicuri che la barba si debba fare sempre col 5 lame Gilette e la bomboletta di schiuma, siamo sicuri che per tagliare i capelli si debba andare in un locale che sembra un pub illuminato al neon? Il piacere della chiacchiera col barbiere, degli asciugamani caldi… anche la rivista porno mentre aspetti il turno sono ormai ricordi andati però alla stazione termale a farvi i fanghi dopo esservi depilati, andateci voi!
(*) ma che cazzo vuol dire spa, da dove è uscita questa insulsa, orrenda, parola, acronimo o quel che è?