Le cittadine di provincia, negli USA, sorprendono sempre per essere quasi delle città stato con leggi e regolamenti proprie oltre a un sindaco e uno sceriffo che fanno il bello e il cattivo tempo nella città; altro che il federalismo all’acqua di rose Umberto Bossi. In un contesto del genere è facile immaginare che si possa costruire una città controllata dal governo e abitata da soli geni, giusto per vedere cosa viene fuori. Presumibilmente negli anni ’40, dunque, da un’idea di Albert Einstein, nasce nel cuore degli Stati Uniti, Eureka, una cittadina che ruota intorno alla General Dynamics, società controllata dal governo e che si occupa di “impiegare” i talenti dei cittadini di Eureka per rivoluzionarie scoperte scientifiche e militari.

Eureka non è un posto normale, supernove che esplodono, bombe atomiche, viaggi nel tempo, cambiamenti nella gravità sono all’ordine del giorno come sono all’ordine del giorno i guai causati da questi esperimenti e che vedono la città in pericolo di evacuazione praticamente ad ogni episodio della serie; sì perché sto parlando di una serie televisiva dove il protagonista principale è lo sceriffo Jack Carter che è chiamato di volta in volta a sbrogliare la matassa utilizzando un approccio ai problemi scarsamente scientifico ma molte volte risolutivo.

Alle vicende di Eureka sono intrecciate le vicende personali di Carter: i problemi adolescenziali di sua figlia Zoe, l’amore contrastato per la dottoressa Allison Blake, la rivalità con il premio nobel Nathan Stark, l’amicizia con Henry Deacon. In un susseguirsi di colpi di scena con una leggerezza rara nelle serie di sf moderne, ogni episodio di Eureka, anche i meno belli, accompagnano lo spettatore alla fine della storia guidandolo attraverso la realtà alternativa del telefilm che diventa solo strumentale all’economia del racconto.

Un solo rimpianto, nel pilot della serie (bruttino) era presente Greg Germann nei panni del dott. Warren King, poi sostituito nella prima stagione da Nathan Stark; beh Germann (il Richard Fish di Ally McBeal) era adattissimo alla parte dello scienziato schizzato e un po’ stronzo e mi sarebbe piaciuto vederlo nel cast regolare.

 

 

Quella dei “cetrioli killer” potrebbe essere una battuta presa a prestito da un romanzo della mia amica Giusy De Nicolo se non fosse che i media hanno davvero lanciato a gran voce l'”allarme cetriolo” a seguito della solita pandemia stagionale. Il risultato del nuovo spauracchio mediatico, oltre al fatto che molte ragazze questa estate dovranno accontentarsi delle zucchine, è secondo il Codacons, che le vendite di frutta e verdura sono già crollate di almeno il 15%. In effetti, ieri, ero al fruttivendolo con Monica e il suo pancione; eravamo in procinto di scegliere i cetrioli per l’insalata, quando un signore si avvicina allarmato per avvisarci del fatto che i cetrioli fossero tutti contaminati… ma si può?!?

Ma cosa è successo? Pare che in Germania un batterio fecale, normalmente innocuo, l’Eserchia Coli  avrebbe contaminato alcuni alimenti, causando la morte di 19 persone (ad oggi). Il primo indiziato fra i cibi infetti è stato il cetriolo e da qui è partita la campagna a favore delle zucchine, generalmente più sottili, ma non ancora in grado di uccidere… Dopo qualche giorno il cetriolo è stato scagionato (sono state trovate tracce del batterio ma non della variante killer) ma nonostante il sospiro di sollievo tirato dalle donne europee e gli improperi dei titolari si sexy shop, che già si fregavano (vabbè) le mani,  la Russia insieme al Libano(?) ha bloccato le importazioni di frutta e verdura dall’UE e anche i consumatori europei sono ancora in preda al panico; stessa cosa dell’aviaria, della mucca pazza e di  tutte le altre pandemie fasulle che ci accompagnano ormai da più di un decennio.

La cosa divertente questa volta, però, che il principale indiziato, il cetriolo, fosse  prodotto da agricoltura bio. In effetti la cosa non è priva di senso. Quando il consumatore si trova di fronte al banchetto di verdura biologica e legge i prezzi dal 30 al 100% in più degli ortaggi (decisamente più gradevoli alla vista) esposti nel banchetto accanto, è convinto di fare un investimento per la salute sua  e della sua famiglia  comprando roba prodotta senza pesticidi chimici, senza OGM e con metodi “naturali”. Peccato, però, che naturale non fa sempre rima con salutare e che in particolare per l’agricoltura biologica “intensiva” (eh sì come credete che i prodotti bio finiscano nella GdO) dovrebbero essere imposti maggiori controlli per evitare possibili contaminazioni “naturali” ma non meno letali. Nel caso dell’e.coli, per esempio, la contaminazione dei cetrioli  potrebbe essere dipesa dal letame che viene utilizzato come concime e che difficilmente viene prodotto “in proprio” dai coltivatori e dunque di provenienza incerta.

Una cosa è sicura: io non posso rinunciare ai cetrioli e ai pomodori d’estate. :-)

 

 

Non potevo crederci!!!

Apro Chrome e nella barra degli indirizzi digito www.ryanair.it per vedere che altra tratta hanno aggiunto da Bari, hai visto mai che questa estate ci salta il tic di fare una settimana da qualche parte nonostante il nuovo arrivato (il piccolo Gabriele di cui parlo per la prima volta e che arriverà a giorni). Apro la pagina, dicevo, e non riuscivo a credere ai miei occhi; tanto che prima che lo cancellino mi sono salvato la clipboard. Guardate anche voi cliccando sulla foto :-)