Domani, per intercessione del Presidente della Repubblica, l’italia tutta festeggia il 150° anniversario della sua unità con un giorno di Festa Nazionale. In pratica domani non si lavora e ciò, a prescindere da ogni considerazione economico/secessionista, è una buona cosa, fosse per me renderei festa nazionale anche l’anniversario della nascita di Umberto da Giussano, altro che cazzi… c’è da dire, tuttavia, che questa è probabilmente la ricorrenza meno sentita dagli italiani per l’assenza sostanziale di qualunque spirito di appartenenza alla nazione.(Mondiali di calcio esclusi, ovviamente)

Le motivazioni di ciò possono essere tante, io, personalmente, in un mondo sempre più globale dove  le telecomunicazioni e la maggiore velocità di spostamento hanno quasi del tutto annullato le distanze e dove strutture sovranazionali, come la stessa Internet, ridimensionano il concetto stesso di nazione sovrana, penso che nel 2011 sia abbastanza anacronistico festeggiare l’unità di un’italia che oggi, come 150 anni fa, non è nel DNA delle genti che popolano la penisola. In poche parole: non me ne frega niente dell’unità d’italia né più né meno di quanto me ne frega del compleanno dell’araldo leghista ma sono felice che si festeggi.

Mentre l’italia è in festa, tuttavia, in Giappone si continua a combattere contro gli effetti dello tsunami che ha devastato il nord-est del paese causando un serio incidente nucleare alla centrale di Fukushima, incidente che, in Europa, ha rinverdito la polemica ambientalista contro il nucleare e che, con un po’ di fortuna, porterà la maggioranza degli italiani a votare sì al referendum anti-nucleare di giugno. Per inciso, nel merito della questione, gli ambientalisti, come sempre, dicono un sacco di puttanate, ma, oggettivamente, solo un masochista farebbe costruire una centrale nucleare, a due passi da casa, in un paese dove non si riesce a finire la Salerno-Reggio Calabria, anche perché il calcestruzzo utilizzato  nei pilastri dei ponti, si scopre  essere non conforme alle normative.

Tornando all’unità d’italia, Massimo D’Azeglio diceva:-Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani-. Beh io penso invece che l’Italia non si sia mai fatta se non sulla carta ma gli italiani si riconoscono ovunque. Ripensando al Giappone, ad esempio, il confronto  fra i due popoli è talmente stridente da doversi vergognare della propria cittadinanza: mentre i giapponesi, che travolti dallo tsunami hanno perso tutto, sono ordinatamente in fila a seguire le istruzioni degli altoparlanti, i miei connazionali sono lì a piangere e a gridare al complotto pluto-giudo-massonico perché “intrappolati” nel paese del Sol Levante visto che chi ha cercato di prenotare un volo di ritorno in l’italia per il giorno dopo si è sentito chiedere anche 5000 euro; ovviamente prenotando cinque giorni dopo la tariffa sarebbe stata ben più abbordabile. Avevano paura che gli scoppiasse una centrale nucleare sotto il culo?

Io amo Gaia e non sopporto chi persevera nella violentarla col pretesto di difenderla. Per farla breve io odio gli ambientalisti d’accatto, massa di conformisti che vanno in brodo di giuggiole al solo ascoltare l’orribile termine “eco-sostenibile” uscire dalla propria bocca e poi lanciarsi in qualche battaglia ai mulini a vento per difendere madre natura dalla massa di aguzzini da cui ipocritamente pensano di essere diversi.

Emblematica è la battaglia contro le buste di plastica che ha costretto il governo italiano  ad andare contro ogni logica e contro le direttive comunitarie a seguito dell’incomprensibile odio per il comodissimo e riciclabilissimo sacchetto di polietilene.

Si potrebbe continuare per ore con le “mode” ambientaliste eco-sostenibili: si va dai pannolini di stoffa per i bambini, ai detersivi sfusi,  dalle auto Euro 5, al pane fatto in casa proseguendo per tante altre cazzate in stile new-age fricchettone.

L’ultima battaglia degli ambientalisti domenicali riguarda gli incentivi per il fotovoltaico in italia. Il governo, come si sapeva da mesi, ha ridotto gli incentivi per l’installazione di nuovi impianti di pannelli solari ed eccoli lì tutti a gridare allo scandalo.

Negli ultimi anni l’italia è stata coperta da pannelli fotovoltaici di infima qualità e installati alla pene di segugio e quasi sempre sporchi, solo perché alla fine c’era comunque un guadagno derivante dagli incentivi. Ed ecco che intere coltivazioni sono scomparse per lasciare il posto a distese di orribili pannelli solari che fra vent’anni qualcuno dovrà smaltire insieme agli inverter.  Eh però il fotovoltaico non inquina, mica è come le centrali nucleari che lasciano quelle belle scorie radioattive che brillano la notte di luce propria.

Guardateli come sono belli, tutti pronti a scendere in piazza  armati delle loro biciclettine che non emettono pm10 e fieri delle loro borse di tela piene di prodotti bio, pronti a rivendicare il diritto di sprecare danaro pubblico per sistemi energetici con un rendimento scarsissimo e che, nella migliore delle ipotesi, richiederanno altri incentivi per lo smaltimento.

Comunque non è vero che ce l’ho con gli ambientalisti in quanto amanti dell’ambiente, non sopporto solo  quelli che pretendono di conformare il metodo scientifico alle proprie credenze.

Da qualche giorno, tutte le mattine, andando a lavoro,  mi capita di sentire in radio uno  spot fra i più insulsi  che abbia mai ascoltato e dire che di radio ne ho ascoltata moltissima. Nelle intenzioni, il messaggio radiofonico dovrebbe servire a far riflettere i ragazzi circa l’uso improprio di sostanze stupefacenti nei fatti, a me personalmente, fa venire voglia di calarmi una mezza dozzina di pasticche di chetamina giusto a scopo antidepressivo.

In pratica, lo spot elenca una serie di attività assolutamente banali e pateticamente insignificanti espresse con tono allegro e spensierato contrapponendole  a una voce depressa che dice “io mi faccio”

Io faccio ingegneria e ho appena superato l’esame d’ammissione
Io faccio il meccanico e vivo in mezzo ai motori

Io mi faccio.

Io faccio l’Erasmus e vado a Parigi
Io faccio progetti con la mia ragazza per vivere insieme

Io mi faccio.

Io faccio il bassista in un gruppo e vado in concerto
Io faccio volontariato e ho un sacco di amici

Io mi faccio.

è ovvio che per qualunque essere umano dotato di raziocinio  farsi di cocaina sia molto più intrigante che vivere le vite squallide descritte nello spot.

Oggi, avendo cinque minuti liberi,  ho deciso di documentarmi su questo obbrobrio radiofonico per scoprire che si tratta di uno spot lanciato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e che, dietro la sua realizzazione, c’è niente meno che Giovanardi (quello dei test anti-droga ai parlamentari prima e ai dipendenti pubblici dopo) e allora tutto appare chiaro; scopro poi che, nella campagna,  c’è anche un terribile spot TV con la colonna sonora interpretata da Nek (sì lo so  non lo caga più nessuno da anni e di certo sarebbe stato meglio Apicella). Ora non voglio rovinare la sorpresa a chi, come me, non guarda la TV e  si è perso questo capolavoro, dico solo che il vampiro dello spot non metterebbe paura nemmeno a Buffy, anzi ad essere onesto è molto più arrapante della tipa scialba che provoca l’impasticcato… Vabbè godetevi l’obbrobrio.

Oggi ero in macchina e mi sono improvvisamente ricordato che dovevo fare un bancomat, il mio contratto però prevede le commissioni per i prelievi da sportelli diversi da quelli della banca emittente (questa è un’altra dolorosa storia), ero ormai lontano dalle solite banche e già immaginavo lo sguardo di riprovazione di Monica per aver tardato a saldare la retta dell’asilo di Pierpaolo. Così, ho preso il cellulare, ho premuto un tasto e ho detto cerca popolare bari casamassima e voilà si è aperto google con le indicazioni di dove dovessi andare(*). Si lo so che lo fanno tutti, però fa tanto computer prepara un the Earl Gray a 42 gradi Celsius e poi mi sono sentito particolarmente allegro anche se dovevo pagare l’asilo :-)

La foto mostra un Commodore Vic 20 utilizzato per inviare messaggistica su Twitter,  certo si fa prima col Blackberry ma vuoi mettere la soddisfazione ;-)

(*) che poi il merito è di Google più che del cellulare

 

Domani è l’8 marzo, Festa della Donna, e SE NON ORA, QUANDO pubblicare questo articolo?  (Il giorno della Festa della Mamma, ovviamente, ma non potevo aspettare fino a maggio)

Domani ci saranno manifestazioni in tutta italia, le donne torneranno in piazza a rivendicare di essere diverse da quello che la TV vuole far credere, manifesteranno per dimostrare che le donne italiane non sono le “olgettine” non sono disposte a svendere la propria dignità per una poltrona, per quattro soldi o per un pendaglio.

Tutto vero, tutto bello, però quando leggo certe cose… (ANSA del 6 marzo 2011)

Conversando con la mamma, lo scorso 9 gennaio, la ragazza, una delle ospiti alle feste di Arcore, spiega di essere “appena tornata a casa” e dice di essere “preoccupata per la salute di lui”.
La madre, invece, sembra preoccuparsi di altro: “Senti eeee quanto v’ha dato?”.
La figlia: “Cinque più quegli altri mille quindi, quindi sei”.
La madre è contenta: “Dici niente? Capito? eee poi che vi ha detto quando lui vi ripotrà vedere”.
Risposta: “Ce lo dirà lui”. La ragazza racconta di essere stata “una settimana (…) alcune sono arrivate martedì io mercoledì (…) mamma mia una cosa allucinante”. E ora è stanca: “Non ti puoi immaginare in che condizioni sono guarda (…) sono in condizioni pietose, pietose proprio (…) ora mi ci vorrà un mese perrr, ora quei, quei soldi che ho preso mi (…) serviranno per rimettermi a posto dopo questa settimana”.
La mamma fa due conti: “Sono dodici milioni”, di vecchie lire.
E la Toti: “Si ma no, non dire niente eé”.
La signora, quindi, la saluta: “Ti lascio perché ti devi, devi andare a riposare”.

Dalle migliaia di pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche sul cosidetto Ruby-gate quelle pubblicate ieri sono  forse quelle più forti o almeno quelle che mi hanno più fatto pensare. Ma porca troia (qui c’azzecca davvero eh) va bene tutto e si può anche comprendere che alcune ragazze pensino che, tutto sommato, cercare una scorciatoia non sia poi così sbagliato, visto che siamo l’ultimo paese in Europa come tasso di occupazione femminile e consideranto che  il modello imposto dai media è quello che è. Ma le mamme? Mia nonna diceva di stare attendo perché le  donne sono tutte puttane, a me l’idea non è mai dispiaciuta però forse adesso si esagera.

Buona Festa della Donna.