A:-Buongiorno ingegnere avrei bisogno di alcune informazioni sul prodotto che state avviando per noi
PM:–Certo mi dica pure…
A:–Allora vorrei sapere come funziona, questo, questo e quest’altro e sopratutto avrei necessità di fare questa importazione di dati (dove i questo/a sono le feature base del prodotto)
PM:–Ehm…ma…sì…no…senta il sono il Project Manager di salcazzo per i dettagli tecnici bisogna parlare coi tecnici
A:-Dettagli tecnici? Vabbè faccio finta di non aver capito, mi fa parlare con un tecnico?
PM:-No, io sono il PM di salcazzo le faccio sapere…click
A:-Mmmh interessante
…il giorno dopo…
PM:-Buongiorno dottore, le posso dare le risposte che mi ha chiesto
…e giù a sciorinare cazzate…
A:-Mi passi un tecnico
PM:–Ehm veramente…
A:–Ingegnere, mi pas….
PM:–Sì, subito, le passo l’ing. Tecnico
T:–Buongiorno, dottore
A:–Buongiorno ingegnere avrei bisogno di alcune informazioni sul prodotto che state avviando per noi
T:–certo, mi dica pure…
A:–Allora vorrei sapere come funziona, questo, questo e quest’altro e sopratutto avrei necessità di fare questa importazione di dati (dove i questo/a sono le feature base del prodotto)
T:–Allora funziona così, no non così, sì, no, non so, forse, insomma lo importiamo dalla Cina, si questa parte è giapponese, ah no questo lo fanno i colleghi nel New Hempshire… sì insomma le faccio sapere
A:-Mi passa PM
PM:-Mi dica dottore
A:–Ma almeno le vostre brochure di presentazione le avete lette?
PM:–Sì, no, forse, le stampano nella sede di Dublino…
A:–click
Quello di sopra può essere considerato il condensato di decine di situazioni simili che mi convincono sempre più che il presidente del consiglio sia solo un sintomo del malessere di questo paese…
Da cosa nascono queste situazioni:
Il primo problema è l’Università, quando mi trovo in simili circostanze sono sempre alle prese con ragazzi sui 30anni laureatisi con la maledetta riforma Berlinguer e che non hanno la minima capacità di astrazione del problema. Io non faccio mai domande complicate chiedo solo conferme di ciò che ho capito sul come dovrebbe funzionare una cosa e quando chiedo se una cosa si può fare è una domanda pleonastica, è chiaro che si può fare, ti sto chiedendo di farlo, puoi rispondermi che non vuoi, non che non puoi. In questo senso sono mille volte meglio i tecnici diplomati all’ITIS.
Il secondo problema è uno dei tanti malesseri italiani: qui non esistono realmente tecnici. Ma non per le cazzate che vanno dicendo in giro, che ci sarebbero troppe facoltà fuffa(quelle ci sono ma generalmente sono nelle Università private), ma perché si è diffuso il concetto per il quale una persona dopo aver studiato da tecnico per 10 anni tutto d’un tratto si accorge che non vuole essere tecnico ma vuole diventare il PM di salcazzo con la giacchetta e l’iPhone e riempire tabelline in Excel. E per carità, lui ha una formazione polivalente che gli permette di conoscere a fondo il dominio applicativo. Dopo di che ingoia un vocabolario fatto di termini impropriamente importati dal mondo anglosassone e, dopo tre anni passato a fare lo schiavo, diventa PM, convinto di aver fatto una progressione di carriera e comincia a bullarsi coi parenti . Questo problema però ha radici che affondano nella realtà produttiva italiana. Un tempo c’era il lavoro “di fatica” e il lavoro “di concetto”; oggi il lavoro “di fatica” non lo fanno più gli italiani che si sporcano le mani e rimane il lavoro “di concetto” che subisce a sua volta una divisione fra chi le cose le deve fare e chi ha il compito di progettare, dirigere e analizzare i problemi. Le due cose un tempo erano su un piano di parità, sopratutto economica, oggi il lavoro del tecnico viene visto come quello del muratore e allo stesso modo considerato e retribuito. Così i tecnici che non ne hanno la formazione aspirano a diventare PM di salcazzo mandando tutto a puttane.
In tutto ciò chi ci rimette è l’italia. Chi mai, italiano o straniero, investirebbe in un paese in questa situazione? Io non lo farei e non perché abbiamo al governo satana come fa comodo pensare, col diavolo si possono sempre stringere dei patti ma perché qui manca tutto dalle infrastrutture al personale e si continua a perseverare nei soliti maledetti errori. Un imprenditore(*) piuttosto che assumere un laureato col 3+2, oggi preferisce assumere un diplomato con esperienza e se proprio deve assumere un laureato lo fa solo se disposto a essere pagato meno della segretaria e questo perché l’imprenditore sa che nella migliore delle ipotesi lo deve formare e che nella peggiore, dall’alto della spocchia data dal pezzo di carta, dopo qualche mese diventerà un rompicoglioni oltre che una spina nel fianco.
(*) per imprenditore intendo un uomo capace di assumersi il rischio d’impresa, non parlo quindi delle piccole e medie aziende italiane dove l’imprenditore è solo uno che ha messo su un caravanserraglio sfruttando fondi statali, agevolazioni e sopratutto sfruttando il lavoratore per produrre fuffa DOC, ma questa è un’altra storia, un altro problema di questo paese.