Fra le sorprese di questo 2010 c’è quella dell’adeguamento alle normative europee che impongono l’eliminazione dei sacchetti di plastica dall’utilizzo quotidiano per evitarne il tremendo impatto ambientale, niente di inaspettato, la norma era nella finanziaria 2007 e se pure è stata prorogata al 1 gennaio 2011, i Centri Commerciali si sono tutti adeguati. Ovviamente considerato che i sacchetti in polietilene ci mettono un tempo inenarrabile a decomporsi se non correttamente smaltiti, la scelta di sostituire il polietilene col polipropilene o altro materiale compostabile da parte della GDO prima ancora delle imposizioni dei legge appare quanto meno lodevole se pure a ben guardare ha un notevole impatto economico sui consumatori. Si, insomma, fino a poco tempo fa, sopratutto nei grandi ipermercati i sacchetti erano gratuiti, e c’erano persino imbustatrici automatiche, oggi tocca comprare a prezzi assurdi tutta una nuova linea di oggetti che vanno dal sacchetto biodegradabile al contenitore di cartone e questo solo per poter trasportare la spesa. Se si chiede alla GDO ti dicono che il costo alto è per scoraggiare l’acquisto è che tali oggetti andrebbero riutilizzati nella spesa successiva; quindi il consumatore dovrebbe fare come mia nonna al mercato negli anni ’50, portarsi dietro le buste o il carrellino per metterci dentro la spesa. Certamente è una questione di abitudine e non è detto che quelle attuali siano poi tanto buone, ma la verità è un’altra: quanti realmente si porteranno i sacchetti da casa e quanti invece li compreranno all’ipermercato? Io, non mi vergogno ad ammetterlo, faccio parte della seconda categoria(*), e come me, vedo dai carrelli quasi tutti e allora mi chiedo ancora, siamo sicuri che l’impatto ambientale della produzione di sacchetti in polipropilene sia davvero sostenibile e sopratutto quali sono i reali costi di produzione di tali sacchetti da giustificarne la vendita a 15 centesimi.

(*) No, di portarmi la sporta nel supermercato o di svuotare il carrello in macchina mentre piove o magari c’è qualcuno che aspetta che liberi il posto auto non ci penso proprio.

Credo che più o meno tutti ve ne siate accorti ma da qualche giorno siamo nel 2010. No dico 2010, è già passato un decennio dall’anno 2000. Oh chi ha più di 30 anni si ricorderà di quanta fiducia e speranza era riposta in quella semplice cifra, quanto abbiamo aspettato immaginando le meraviglie che il 2000 ci avrebbe portato; alla fine il fatidico anno è arrivato ed è passato senza lasciare nessun ricordo degno di nota. Il capodanno dell’anno 2000 era aspettato e temuto. La fine di un millenio non è cosa che possono vivere tutti e chiaramente si sono sprecate sia le previsioni apocalittiche che prospettavano una fine del mondo in stile Maya 2012 sia quelle che vedevano nel Millenium Bug la fine del mondo digitale conosciuto. Ora possiamo dircelo: il Millenium Bug è stata una bufala quasi quanto l’influenza suina e a volerla vedere in chiave complottistica è stata alimentata dalle aziende di software per vendere le nuove versioni dei loro programmi immuni al Y2k, ovviamente non è così ma molti negli ultimi anni novanta su questa storia ci hanno guadagnato e pure parecchio. Ad ogni modo uno sguardo indietro a quest’ultimo decennio possiamo pure buttarlo e c’è da dire che non è stato un granchè. Chiuso il capitolo “Guerra Fredda” alla fine degli anni ’80 tutto l’occidente si è invischiato nella questione medio-orientale negli anni ’90, cominciando un’escalation che ha portato nel 2001 a quell’11 settembre che ha poi caratterizzato questo decennio. Lo spettacolare attentato terroristico di Al-Qaida contro gli Stati Uniti è stato un pugno nello stomaco per tutto l’occidente “civilizzato” che forse per la prima volta si è dovuto confrontare con il risultato delle proprie azioni in casa propria e da quel giorno nulla è stato più come prima. La rappresaglia degli Stati Uniti, come c’era da aspettarsi, è stata durissima, e c’è da dire che il nuovo Presidente George W. Bush si è dovuto confrontare, troppo presto, con una crisi che ha poi caratterizzato entrambi i suoi mandati, e se pure sarà la storia a deciderlo, tutto sommato, secondo me, poteva gestirla peggio. Ma le rappresaglie lasciano il tempo che trovano e gli stati sono fatti di persone e le persone sono alla fine scimmie evolute, sì, ma fin troppo sensibili alle proprie pulsioni interiori; il cambiamento che c’è stato è stato dunque nell’atteggiamento dell’occidente nei confronti del resto del mondo e dei paesi islamici in particolare. L’Islam, una religone complessa, una cultura millenaria che riunisce popoli diversi è diventato il principale veicolo del terrorismo in occidente e per tentare di tenere a bada la paura nessuno si è lamentato più di tanto di misure che pian piano hanno limitato la libertà individuale. Così oggi, in barba a qualunque concetto di privacy, siamo spiati ininterrottamente da telecamere. Apro una piccola parentesi in proposito: qualche settimana fa, per lavoro, ero dalle parti di palazzo Chigi a Roma per recarmi negli uffici del Garante della Privacy e così, un po’ per gioco, mi sono messo a contare le telecamere che mi hanno ripreso nei 150 metri da quando sono sceso dal taxi a quando sono arrivato al portone degli uffici, risultato 14, almeno quelle che ho visto. Tornando al terrorismo, dicevo, abbiamo avuto talmente tanta paura da accettare qualunque limitazione della libertà in cambio di un briciolo di sicurezza e un esempio esemplare di ciò è il famigerato Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act meglio conosciuto col suo acronimo di USA PATRIOT ACT. Secondo me ci hanno messo di più a studiare l’acronimo che ha scrivere la legge che, molto semplicemente, azzera la privacy dei cittadini USA in favore di CIA, FBI, NSA e qualche altra decina di agenzie federali nate nel frattempo per combattere il terrorismo.
L’effetto, secondo me, più deleterio dell’11 settembre, che molto probabilmente impiegheremo decenni a debellare, è tuttavia la recrudescenza del più becero razzismo, che da sempre, nasce per la paura del diverso, in questo caso di una diversa cultura; tutto ciò a vantaggio di movimenti populisti e scarsamente liberali che in molti paesi europei hanno avuto un’enorme crescita di consensi. Nascono così, sancite dalla legge, ronde di “cittadini” decisi a difendere con le armi le proprie famiglie dal feroce Saladino e a quanto pare, tutto sommato, non prestare soccorso o peggio tirare un paio di cannonate alle navi dei poveri cristi diretti verso l’Europa alla ricerca di un futuro è visto come un peccato veniale. Vuoi mettere con quei fanatici assassini che osano chiedere la rimozione del crocifisso dai luoghi pubblici, ne va della nostra tradizione millenaria, dei nostri riferimenti culturali dell’educazione dei nostri figli e sopratutto delle nostre figlie, non vorrete mica che senza questi simboli a guidarli decidano di diventare una delle 14 mogli di Mustafà invece che l’ennesima zoccola apparsa in TV e di cui andare fieri.]]>