L’11 novembre ci ha lasciato anche Dino De Laurentiis, uno dei tanti italiani che ha contribuito a far conoscere il nostro paese all’estero come culla della scienza e della cultura prima che la nostra scuola fosse riformata per produrre semi-analfabeti con l’i-phone e che la nostra cultura fosse ridotta a scopiazzare(male) format americani di dubbio gusto.

Dino De Laurentiis fu costretto ad andare via dall’italia ed emigrare negli Stati Uniti nel 1972, quando la legge Corona cominciò a penalizzare le co-produzioni internazionali che avevano portato ad una rinascita del Cinema italiano degli anni ’60  e avevano contribuito a far distribuire i nostri film in tutto il mondo.

E’ inutile stare qui a raccontare la vita, i lavori e i riconoscimenti di questo grande produttore di origini partenopee, si trova tutto su Wikipedia;  voglio ricordarlo solo con alcune produzioni di grande successo che in qualche modo hanno condizionato la mia “formazione”. In primo luogo voglio ricordare “Barbarella” del 1968 con la splendida Jane Fonda, poi “King Kong” del 1976 con Jessica Lange, ancora “Flash Gordon” del 1980 con la suggestiva colonna sonora dei Queen e infine il film “Dune” di David Lynch tratto dall’omonimo romanzo di Herbert.

R.I.P.


Dagli anni ’90 le case discografiche, in crisi di vendita per essere rimaste ancorate a un modello di business obsoleto, che è quello della vendita dei dischi, hanno cominciato a sfornare le boy band da sbattere su MTV per tentare di raccattare qualche spicciolo con i video e i concerti rivolti a un pubblico di teenagers con i gusti indirizzati dalla TV. Si iniziò con i Take That nel 1990 per arrivare ai  Backstreet Boys di tempi più recenti; anche in italia abbiamo avuto i Lunapop ma come sempre da noi le tendenze di oltre Manica/Oceano arrivano in ritardo e più attenuate, c’è da dire, in alcuni casi, per fortuna.

I giapponesi che sono sempre avanti hanno pensato di portare all’esasperazione questa tendenza; così invece di faticare per imporre il successo virtuale ad una popstar hanno pensato di accorciare il percorso e creare direttamente una popstar virtuale che vada in contro alle esigenze del pubblico.

Nasce così Hatsune Miku una rock star sintetica creata da Crypton Media. Hatsune Miku è  o un avatar virtuale olografico che utilizza un sintetizzatore vocale Yamaha Vocaloid e che sta letteralmente facendo il tutto esaurito nei concerti e sta sbancando il mercato dei DVD e dei Blueray. Il video è davvero autoesplicativo.

Che dire: se devo scegliere fra i cantanti fasulli sfornati da X-Factor o dalla De Filippi e Hatsune Miku… beh l’avatar giapponese è mille lunghezze avanti, anche perchè mi ha fatto venire in mente Macross.

Oggi vengo a sapere, da un manifesto funebre, che un mese fa è morto un mio vicino. Non un mio vicino “lontano”, ma proprio il ragazzo che abitava alla porta accanto. Vivo qui da più di cinque anni ormai, di lui non sapevo nulla, nemmeno il nome. Solo qualche ciao e qualche imbarazzante viaggio in ascensore. Non lo conoscevo ma mi è sempre sembrato un bravo ragazzo; sono triste, triste per una giovane vita spezzata ma triste anche perché non so nemmeno cosa se lo sia portato via, triste perché non so davvero nulla di lui e mi ero a malapena accorto  del fatto che mancasse da un po’. Oggi ho scoperto il suo nome, magari a saperlo prima gli avrei fatto una richiesta di amicizia su Facebook… no così non va bene.

Comunque addio Bartolomeo, R.I.P.

Pensare che la politica impersonata da quattro impresentabili e incolti avvinazzati (che in nessun caso potrebbero essere rappresentativi di un condominio e men che meno di un’ipotetica macroregione) contribuiscano ad alimentare le divisioni di questa nazione, anche in un momento drammatico come quello che sta vivendo il Veneto in questi giorni, fa veramente ribrezzo. Sentire strumentalizzare un disastro di immani proporzioni per tentare di attuare il tanto auspicato federalismo fiscale all’amatriciana o forse, per meglio dire, in bagna càuda fa pensare a quanta mancanza di acume politico ed economico ci possa essere in questo paese. In questo momento è troppo facile fare considerazioni sull’evasione fiscale nel nord-est, sullo sfruttamento della manodopera extracomunitaria e sulle cause del disastro come si leggono in tutti i giornali; tutte queste elucubrazioni non fanno altro che dare la stura ai soliti meccanismi antagonistici di tifo da stadio che  caratterizzano l’italia ma che mal si addicono alla soluzione dei problemi. Oggi è il caso che tutti gli italiani si rimbocchino le maniche e che come in tante altre occasioni facciano del proprio meglio per aiutarsi a vicenda cercando di non pensare alle cretinate seccessioniste di gente stabilmente ancorata alle poltrone romane o a considerazioni fatte ad alta voce da alti funzionari dello stato su possibili eruzioni vulcaniche. Domani, forse, sarà il caso di fare il punto sulla dissestata situazione idrogeologica dell’italia intera e cercare il modo di limitare i possibili danni futuri.

Lo scorso Natale mi hanno regalato uno di quei pacchetti prepagati da cui è possibile scegliere una notte in albergo/bed & breakfast. Il pacchetto scadeva a dicembre 2010 quindi era quasi ora di utilizzarlo. Francamente non ne avevo nessuna voglia, in questo periodo, ma Monica mi chiama giovedi in ufficio e mi dice io prenoto per il week-end (del suo compleanno). Far fare certe cose alle donne non è mai una buona idea, io lo so, ma la pigrizia, da sempre ha la meglio sulla mia razionalità e dunque ha prenotato lei.

Il fatto che abbia richiesto un lettino da campeggio per il bambino e le abbiano risposto che non avevano quel genere di “attrezzatura”  avrebbe già dovuto farle suonare un campanello di allarme specie insieme alle suite con tessuti leopardati presenti sul sito dell’albergo e al fatto che servivano la colazione SOLO in camera, ma evidentemente non è stato così; non è servito nemmeno vedere la hall dell’albergo con la moquette viola, ha cominciato a capire solo quando entrata nella stanza ha visto la tariffa ad ore…

Tuttavia devo dire che siamo stati davvero bene, l’ambiente era molto raffinato e lo staff di una descrizione incredibile e la tipa del servizio in camera uno schianto, poi le suite sono spettacolari per chi come ha un’anima tremendamente kitsch.

Giuro che appena si sistemano un paio di faccende ci torniamo con uno spirito leggermente diverso ;-P

La foto non c’entra nulla, ma mi sono reso conto che come un imbecille non ho fatto nemmeno una foto dell’albergo.