Il 14 dicembre 2010 l’italia ha visto consumarsi l’ultimo atto di una commedia farsesca che si trascina stancamente da ormai tanti anni. Ultimo atto perché, come un finale di stagione di una serie americana, si è concluso con un cliffhanger per il futuro che verrà; futuro che da qualunque parti la si guardi non appare per nulla positivo. Ultimo atto perché ieri ha avuto ragione il cav. Silvio Berlusconi e, insieme a lui, un sistema culturale, un modo di pensare e di vivere che ormai caratterizza questo paese. Non mi riferisco, ovviamente, alla fiducia risicata che il governo è riuscito a strappare che, in ultima analisi, è la cosa meno rilevante fra gli avvenimenti di questa giornata. Il 14 dicembre 2010 si è definitivamente decretato che chi ha i soldi, chi detiene il potere è il vincitore. Il 14 dicembre 2010, in italia, si è scritto il necrologio della politica e dell’importanza delle idee e se è pur vero che quanto è successo non aggiunge nulla di nuovo a ciò che tutti noi già sapevamo è servito a formalizzare il fallimento culturale e sociale della nazione; un po’ come i cable di Wikileaks che non rivelano nulla che già non si sappia ma che appongono un sigillo di ufficialità ad una verità supposta. Oggi siamo tutti sconfitti, tutti noi che ci siamo interessati delle vicende personali di oscuri parlamentari che hanno ottenuto un briciolo di notorietà per aver svenduto la propria rappresentanza, tutti noi che abbiamo vissuto una votazione parlamentare come una partita di calcio, tutti quelli che hanno manifestato pacificamente per vari motivi contro la nuova aristocrazia del potere, tutti quelli che hanno messo a ferro e fuoco una città per combattere un potere distante, barricato all’interno di una zona rossa presidiata da poveracci spinti ad odiare. Sconfitti siamo tutti perché l’italia si sta trasformando in un paese dove non solo non si riesce più a vivere decentemente ma è difficile anche tirare a campare mentre, come novella mariantonietta, la nuova aristocrazia offre prestiti personali come brioche.
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